Cap. 4

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Ogni ciclo ha una sua fine ed un suo inizio.
Mi ritrovo a vagare tra corridoi di una scuola sconosciuta, tra voci sconosciute di persone che, per mio poco concedermi, non conoscerò mai veramente a fondo.

Proprio come non permetterò mai loro di conoscermi.
L'impormi freddezza verso chi non riuscirebbe forse a cogliere quello che sono realmente, è diffidenza acquisita contro voglia grazie a chi non ci si aspetterebbe mai.

Il sentirsi tradita da chi mai avresti pensato, ti aiuta ad innalzare quel muro che riesce a proteggerti da quello che non riusciresti a sopportare ancora.

L'ho costruito da sola, questo argine che impedisce agli altri di insinuarsi dove io non voglio: dove non sono pronta ad accogliere, dove non sono pronta a dare.
Mi si ritorce spesso contro, questa costruzione improvvisata.
La stessa protezione che ho imparato a cucirmi addosso, non mi permette di cacciare fuori quello che mi corrode dall'interno.
Mi ritrovo imprigionata ad un impasse, tra quello che vorrei e ciò che non mi è concesso.

Risate spensierate riecheggiano tra le aule calde e soleggiate di questo inizio settembre.
La frenesia dei primi giorni, fa apparire questo posto come una strada principale all'ora di punta.
Corpi che si scontrano e si alternano in questo via vai frenetico, e io che ne faccio parte pur non essendoci veramente.

Resto isolata in qualche parte remota della mia mente.
Il corpo resta incastrato, mentre i pensieri mi riportano dove vorrei scappare e riesco sempre a ritornare.

Con quanta leggerezza, ragazzi e ragazze riescono a perdersi in cose comuni come una risata o un dialogo superficiale...
La frivolezza che mostrano i miei coetanei verso una normalità che per me tanto normale non è.

Che brutto sentimento è l'invidia, lo so, ma in questo momento non riesco a impedirmi di provarla.

Non ho mai desiderato essere diversa da come sono come in questo momento. Proprio ora, sembra che la vita che vorrei, ma che non ho, si faccia beffa di me.
Di questo corpo che preferirebbe perdersi in un mare di persone comuni, e che invece si sente suo malgrado troppo isolata ed esposta per farlo.

Io che non mostro mai troppo di me, e che agli altri richiedo ancor meno, riesco ad interagire con gli altri solo in modo piatto e grigio.

Persa a vagare tra la mia psiche e questi spazi, mi ritrovo fuori, e un profumo di erba appena tagliata mi invade le narici.
Il  Sole prepotente e caldo mi investe il volto, e cerca di insinuarsi sotto pelle nel tentativo di riscaldare le parti più in ombra di me, ma nemmeno a lui è permesso.

Mi trascino lo zaino in spalla tra gruppetti di amici radunati in ogni angolo di questo giardino, testa bassa come sempre.
Con gli occhi che fissano questa strada, che mi vedrà anch'essa percorrerla per i prossimi anni.
Questa stessa strada vedrà i vari cambi di umore a cui sono spesso soggetta.
Mi vedrà attraversarla solitaria come adesso, o forse ci saranno anche per me risate spensierate e leggerezze momentanee che faranno sentire il mio petto un po' meno pesante.

Mi avvio verso casa con tanti dubbi ed un'unica certezza, adesso; quella di essere consapevole di ciò che sono, e che possiedo quel che non voglio, e desidero ciò che non posso.

JosephineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora