Capitolo 4: Punti di vista

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Capitolo 4: Punti di vista

Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando si era seduta su quella panchina, forse due o tre ore. Aveva detto al Professor Agasa che sarebbe uscita per prendere una boccata d'aria, ma non lo aveva avvertito che avrebbe fatto così tardi. Sospirò, pentita del fatto che probabilmente lo stava facendo preoccupare: sapeva bene quanto fosse in pensiero per la sua instabilità, dopo il crollo emotivo e l'accaduto del pomeriggio precedente. Tuttavia sentiva il bisogno di restare sola, di allontanarsi da quella casa accanto alla sua, diventata per lei un covo di serpi. Più ci pensava e più si sentiva arrabbiata, confusa e triste. Non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile giocare così coi sentimenti delle persone, di come si potesse essere senza scrupoli di fronte alle tragedie altrui. Eppure aveva vissuto per anni in mezzo a un'intera organizzazione criminale formata da persone di quello stesso stampo. La parte difficile era accettare che anche quelli a cui voleva bene e si fidava potessero agire in quel modo.

Strinse i pugni, abbassando la testa e cercando di trattenere quelle poche lacrime che le erano rimaste da versare. Non voleva più piangere per chi non lo meritava.

Assorta nella sua rabbia e nei suoi pensieri, non sentì i passi che si stavano avvicinando sempre più a lei.

- Hello!- sentì una voce dall'inconfondibile accento americano, che aveva imparato a riconoscere dopo anni trascorsi negli Stati Uniti a studiare, diverso da quello britannico di sua madre.

Alzò di scatto la testa, più spaventata che sorpresa, guardando alla sua sinistra: era l'agente Jodie. La stava salutando nella sua lingua madre, regalandole un sorriso radioso, con la testa piegata da un lato. Non aveva avuto molte occasioni di passare del tempo con quella donna o di parlarle, però le aveva sempre fatto una buona impressione, sin da quando le aveva proposto di entrare nel Programma di Protezione Testimoni per sfuggire agli Uomini in Nero. Jodie era simpatica, disponibile ad aiutare il prossimo e anche molto dolce quando voleva. Le piaceva, sentiva di potersi fidare di lei, anche se in quel momento non sarebbe riuscita a fidarsi nemmeno della sua stessa ombra.

Si sforzò di ricambiare il suo sorriso, ma tutto quello che le uscì fu una sorta di smorfia. Sperò di non averle dato l'impressione di essere una maleducata, o peggio ancora di odiarla.

- Agente Jodie...- riuscì solo a dirle.

- Che cosa fai qui tutta sola a quest'ora? Non dovresti essere a casa per la cena?- le chiese dolcemente l'ex professoressa.

- Preferisco stare qui- abbassò lo sguardo, incapace di nascondere ciò che stava provando e fingersi spensierata di fronte a lei.

Con la testa bassa e lo sguardo puntato sui suoi stessi piedi, non si accorse che l'espressione di Jodie era mutata da dolce e sorridente a corrucciata e pensierosa.

- Per caso c'è qualcosa che non va?- le chiese.

Attese qualche istante prima di rispondere, incerta se confidarle l'accaduto o no. Alla fine Jodie per lei era quasi un'estranea, come poteva sapere se fidarsi? Inoltre, non le andava di parlare di ciò che era successo, riportare alla mente i ricordi non faceva bene al suo umore già guasto. E poi figuriamoci se un agente dell'FBI aveva tempo da perdere ad ascoltare le tristi vicende della sua vita!

Sgranò gli occhi, facendo un piccolo ma rapido scatto con la testa, sollevandola. Un agente dell'FBI...Jodie era partner di lavoro di Akai, e sicuramente doveva conoscerlo molto bene. Le tornò in mente quando una volta le era capitato di sentire Amuro, all'epoca ancora infiltrato con il nome in codice di Bourbon, dire che i "cani" dell'FBI erano tutti uguali, tutti fatti della stessa pasta. Fino a quel momento aveva sempre interpretato quella frase come puro e semplice odio che l'uomo nutriva per l'ente investigativo federale americano, dettato da ragioni personali, ma adesso iniziava a pensare che forse non avesse tutti i torti nel descriverli in quel modo. Un dubbio atroce l'assalì: e se Jodie fosse stata mandata dallo stesso Akai e da Shinichi? In fondo era amica e collega del primo, e nutriva una stima e una simpatia profonde per il secondo, tanto da definirlo "il suo detective preferito".

Tomorrow (I'm with you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora