Capitolo 41: Un assaggio di paradiso e un biglietto per l'inferno

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ATTENZIONE: questo capitolo è legato alla one shot "Rebirth before sunrise" che ho pubblicato in contemporanea. Nell'angolo dell'autore sotto vi spiegherò il perché di questa scelta. Vi consiglio di leggere anche la one shot dopo che avrete letto questo capitolo, per renderlo ancora più completo. Grazie a tutti.


Aprì gli occhi all'improvviso quando il suo sonno venne interrotto dal suono del citofono che riecheggiava nell'appartamento. Aveva faticato ad addormentarsi e non sapeva per quanto fosse rimasta nel mondo dei sogni, ma fuori dalla finestra il buio oscuro della notte si era leggermente affievolito. Presto avrebbe iniziato ad albeggiare.

Si mise seduta sul letto per riprendersi e infine si alzò, camminando fino alla porta mentre si sfregava gli occhi. Sapeva perfettamente chi era: Shuichi aveva mantenuto la sua promessa.

- Shu, sei tu?- chiese, con la voce ancora assonnata.

- Scusa l'ora, sicuramente stavi dormendo-

- Se lo sapevi perché mi hai svegliata?- replicò stizzita - Non potevi semplicemente riprenderti la macchina?-

- La macchina sono venuto a riprenderla più di mezz'ora fa-

Rimase interdetta davanti a quella rivelazione: se era già tornato a riprendere la sua auto perché non si era fermato prima ma era andato a casa sua per poi tornare poco dopo da lei?

- Come mai non ti sei fermato prima allora?- tradusse in parole il suo pensiero.

- Volevo farmi una doccia e cambiarmi. Mi fai salire o dobbiamo parlare tramite il citofono?-

- Sali- rispose semplicemente, cliccando sul bottone per aprire il portone d'ingresso.

Il cuore aveva accelerato il suo ritmo, ogni secondo che passata sentiva l'ansia crescere dentro di lei. Quel momento che aveva cercato di evitare era arrivato e lei aveva paura di cosa sarebbe accaduto.

Sussultò quando sentì bussare alla porta poco dopo. Deglutì a fatica e poi la aprì. Davanti a lei c'era quell'uomo che amava così tanto da non riuscire a riflettere lucidamente. Le sembrava che si fosse vestito bene, quasi come se avesse voluto fare bella figura con lei. La differenza stava nel fatto che quello non era un appuntamento ma una resa dei conti.

Si scostò di poco a lato per permettergli di entrare e poi chiuse la porta. Dal momento che continuava a stare in piedi e fissarla, lo invitò con un cenno della mano a sedersi sul divano in soggiorno. Tuttavia, invece che sedersi accanto a lui, prese posto nel divanetto di fronte: se dovevano chiarirsi era giusto che lo facessero guardandosi faccia a faccia. Sapeva che se si fosse seduta accanto a lui avrebbe finito col cedere alle sue eventuali carezze o tentativi di baciarla.

- Perché ti sei messa così lontano?- le chiese lui, quasi leggendole nel pensiero - Hai paura di me oppure sei così arrabbiata da non volermi nemmeno stare vicino?-

- Non sono arrabbiata- rispose semplicemente.

Era la verità, non provava rabbia nei suoi confronti. Piuttosto era delusa e rassegnata all'idea di non poter essere la donna nel suo cuore.

- Allora perché mi eviti?-

- Non ti sto evitando- si strinse nelle sue stesse braccia, quasi come se volesse abbracciarsi da sola.

- Lo stai facendo eccome. Sono giorni che cerco di parlarti ma tu trovi tutte le scuse possibili per defilarti-

- Sono qui e ti sto ascoltando. Se devi dirmi qualcosa fallo- trovò il coraggio di guardarlo negli occhi.

Tomorrow (I'm with you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora