Capitolo 36: In cerca di risposte

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Quando aprì gli occhi il giorno successivo le sembrò di non aver dormito nemmeno un'ora e forse la sua percezione non era del tutto sbagliata. Non sapeva a che ora si fosse addormentata, sapeva solo di essersi rigirata nel letto per parecchio tempo e di aver pianto al punto tale da sentire gli occhi gonfi.

Si alzò svogliatamente dal letto e andò in bagno per sciacquarsi il viso, nella speranza di non sembrare un morto vivente, ma la sua immagine riflessa nello specchio le diede esattamente quell'impressione. Se fosse andata in ufficio con quell'aspetto, gli altri avrebbero capito subito che qualcosa non andava; tuttavia non poteva restare a casa perché se non fosse andata al lavoro dopo il pettegolezzo che era girato il giorno prima, tutti avrebbero pensato che si vergognasse. Non voleva far parlare ulteriormente di sé e di quella storia, tanto ormai qualunque cosa stesse nascendo con Shuichi l'aveva seppellita la sera prima quando aveva usato Akemi contro di lui. Si sentiva terribilmente in colpa, nonostante tutto. Era vero che Shuichi l'aveva delusa, ma per quanto il suo atteggiamento la ferisse sapeva che lui non lo faceva di proposito. Non si era nemmeno reso conto di averla ferita, fino a quando lei non aveva reagito bruscamente.

Si fissò nello specchio per parecchi secondi, cercando di trovare una risposta alle sue domande. Si chiese come avrebbe dovuto comportarsi con lui e cosa sarebbe successo.

Quando aprì la porta dell'ufficio li trovò tutti e tre lì. A quanto pare era lei la ritardataria di turno. Aveva perso qualche minuto a scegliere dei vestiti decenti, che compensassero il suo aspetto non proprio fresco: una camicetta bianca semplice ma elegante, un paio di pantaloni neri aderenti e scarpe con un tacco di media altezza. Si era truccata un po' più del solito, abbondando con il correttore per nascondere le occhiaie, e aveva indossato una collana con un pendente a goccia dello stesso colore dei suoi occhi. Nel complesso il risultato era sempre meno peggio di quando si era svegliata.

Yuriy e Camel la salutarono e lei ricambiò ma senza prestarci troppa attenzione. I suoi occhi cercarono subito quelli di Shuichi, mentre l'ansia cresceva dentro di lei. Lui la fissò con il suo solito sguardo ma non disse nulla, nemmeno un "ciao". Non riusciva a capire se fosse arrabbiato, deluso o semplicemente se la stesse ignorando. La sua indifferenza le avrebbe fatto molto più male della sua rabbia.

A testa bassa raggiunse la sua scrivania, senza più guardarlo. Averlo al suo fianco, a poco più di un metro di distanza, non la aiutava di certo a dimenticare o a mettersi a proprio agio. Alzò lo sguardo davanti a sé e vide che Yuriy la stava fissando con un'espressione strana, come se qualcosa non lo convincesse. Era un tipo molto perspicace, probabilmente aveva notato il suo malumore anche dietro il trucco e i bei vestiti. "Tu non sai fingere" le ripeteva sempre Shuichi e anche se le costava ammetterlo, aveva ragione.

- Tutto bene Starling?- le chiese.

- Sì, ho solo un po' di mal di testa- mentì, ma senza sforzarsi troppo nella recita.

- Vuoi un antidolorifico? Ne porto sempre qualche bustina dietro- si offrì.

- No, tranquillo, ho già preso una medicina a casa. Presto farà effetto, almeno spero- si sforzò di sorridere – Piuttosto, mi sono persa qualcosa?-

Aveva fretta di iniziare a lavorare, forse il lavoro l'avrebbe distolta dai suoi pensieri e forse era l'unico pretesto con cui Shuichi le avrebbe rivolto la parola quel giorno.

- Non molto in realtà, abbiamo riparlato delle indagini fatte ieri e concordiamo tutti che il fratello di Russel non ce l'abbia raccontata giusta. Avevamo detto di far passare qualche giorno prima di tornare da lui, ma ho paura che più temporeggiamo e più lui abbia il tempo di far sparire eventuali prove o di fare qualunque cosa che possa compromettere le indagini-

Tomorrow (I'm with you)Where stories live. Discover now