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Mi svegliai di soprassalto in piena notte da una mano.

Fulminai con lo sguardo il colpevole che ovviamente era Garrett. Chi se no poteva svegliarmi nel bel mezzo della notte?

Ancora con la vista appannata dal sonno, mi tirai sù sul cuscino e mi ricordai di indossare ancora solo il reggiseno.

Mi portai d'istinto le coperte sul petto, fino a coprirmi il collo.

La piccola luce che entrava dalla finestra a lato del letto con le tende tirate che oscillavano un poco, non mi impedirono di vedere il suo ghigno stampato sulle labbra.

«Non c'è bisogno che facciamo le timide considerato che voi donne siete tutte uguali» grugnì come se fosse stato destato dal sonno.

Repressi un ringhio e mi passai la mano sulla fronte con gli occhi chiusi cercando di mantenere la calma. Come faceva ad essere così arrogante anche in piena notte? Del resto era Garrett, no?!

Rimasi con gli occhi chiusi, il lembo della coperta stretto nella mano. «Beh se per questo anche voi uomini avete tutti la stessa mercanzia» commentai assonnata.

Per la prima volta mi sentivo potente. Era una sensazione che andava oltre l'avere il controllo del gioco. Era il dimostrarmi capace di reagire. Qualcosa che fino a quella sera non avevo il coraggio di fare.

Lui si imbronciò, curvando la parte finale delle labbra, risultando ancora più bello.

«Certo, ma c'è una bella differenza...» iniziò avvicinandosi lentamente a me. Alzai gli occhi al cielo ignorando i battiti accelerati che mi scossero dalla stanchezza.

Ma questo ragazzo si sarebbe mai arreso? Se ci provava anche alle tre del mattino era davvero messo male.

«C'è chi sa usare meglio la propria mercanzia come me e altri che non lo sanno usare a dovere». Finì per essere a un passo da me, in ginocchio sul letto.

Alzai un sopracciglio innervosita dalla sua presunzione. Voleva davvero bruciarsi i pochi momenti in cui lo sopportavo con queste stupide battute?

«Ci risiamo con Il Signore del Piacere Sfrenato?» domandai seria mentre fermavo le sue dita che cercavano di togliermi la coperta dal petto.

Nel farlo, però, le sue dita incontrarono le mie e persi il respiro per alcuni secondi che sembrarono un'eternità. Alzai lo sguardo su di lui, sperando di non scorgere i suoi occhi, ma nonostante la semi oscurità, riuscii a intravedere una scintilla.

«Può darsi...» rispose lui continuando a cercare di togliermi la coperta. Strinsi ancora di più il tessuto nella mano finché non sentii le unghie conficcarsi nel palmo.

«Perché sei venuto qui, Garrett?» gli chiesi sbadigliando. Ero davvero stanca e considerato che il giorno dopo dovevo preparare una festa, non avevo voglia di sentire altre parole da Garrett.

«Credimi studentessa. Per quando voglia, sono venuto qui per un altro motivo».

Corrucciai la fronte cercando di capire il doppio senso nelle sue parole.

«Sono venuto qui per assicurarmi che tu stia bene» mi sussurrò nell'orecchio.

Rimasi sorpresa dalle sue parole: da quando gli interessava la mia salute? E perché non dovevo stare bene? Senza di lui stavo meglio, non peggio.

«E perché non dovrei stare bene?» incrociai le braccia e le sue dita ne approfittarono per infilarsi nella coperta e per percorrere lentamente la mia clavicola.

«Perché non stai bene».

Garrett era stranamente serio. La cosa mi preoccupò e valutai l'idea che forse aveva ragione. Per quanto lo volessi negare, la perdita di Tessa mi aveva segnata.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora