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Stranamente avevo cambiato opinione su Garrett. Era sempre lo stesso ragazzo arrogante ma sapevo che era anche comprensivo. Stava fingendo? Questo non lo sapevo, ma non mi importava. Avevo solo bisogno di una persona su cui fare affidamento, non uno con cui passare la vita.

Questa volta mi vestii per bene. Non avevo intenzione di presentarmi un'altra volta in pigiama. Mi ero fatta una doccia ed avevo frugato nell'armadio. Indossai una minigonna nera con frange, dei collant neri e una maglietta senza maniche con borchie che mi lasciava scoperta il ventre. L'adoravo e poi era da bel po' che non la mettevo.

Uscii dalla camera, controllando i messaggi sul cellulare. Appena arrivai in salotto notai Garrett seduto sulla poltrona, il portatile sulle ginocchia. Quando si accorse che lo stavo osservando, mi salutò con la mano e non mi lasciò il tempo di ammirare i suoi occhi poiché il suo sguardo si posò nuovamente sul portabile.

Mi sedetti sul divano, di fronte a lui. Ci separava solo un tavolino di legno rettangolare.

Mi piegai, i gomiti sulle gambe, rispondendo ai venti messaggi di Finn.

"Si può sapere dove sei finita?"

"Ero in doccia. Cosa c'è?"

Alzai lo sguardo su Garrett che mi stava fissando. Appena si accorse che lo avevo sorpreso, abbassò gli occhi e le sue dita batterono sulla tastiera.

Il cellulare vibrò nella mia mano, riportandomi alla realtà.

"Mia sorella tornerà per alcuni giorni."

Avevo conosciuto la sorella di Finn il primo anno che mi ero trasferita a Londra, anche lei lavorava al Pret. Poi si era trasferita a New York per lavoro.

"Wow! È fantastico, Finn! Non vedo
l'ora di rivederla. Quando verrà?"

Appoggiai la schiena sul divano.
Quante cose stavano succedendo in questi giorni. Troppe per i miei gusti.

Garrett mi osservò rapidamente, poi rivolse lo sguardo sul portatile e quindi lo chiuse, appoggiandolo sul tavolo.

Fece sua smorfia. «Allora, studentessa, come siamo carine oggi.»

«Certo. È un evento importante» sottolineai, aspettando la risposta di Finn. In quel momento avrei gradito l'intervento di una chiamata.

Era evidente che stesse trattenendo a stento le risate. Ricominciai a non sopportarlo. Era odioso quando si prendeva gioco di me.

«Cosa? Che suoniamo o che ti abbia detto che sei carina?»

Scrollai le spalle. «Entrambi» gli sorrisi. «Comunque grazie, Garrett.»

Lui aggrottò la fronte, confuso. «Per cosa?»

«Per quel 'momento normale' in camera da letto.»

Garrett sorrise, fiero di sé. «Figurati, comunque penso davvero che potremmo essere una bella coppia.»

«E io penso che tu sia noioso» lo interruppi, improvvisamente annoiata dalla conversione. Per quale ragione i maschi devono sempre rovinare i bei momenti? Sembrano essere stati creati solo per quello.

Guardai il telefono. Lo schermo era illuminato.

"Domani, so che non puoi venire con me a prenderla all'aeroporto, così ho pensato
di farle una festa. Il mio appartamento è occupato... Potremmo organizzarla nel tuo?"

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora