Capitolo 3: Cuori infranti

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- No, non verrà mai! Ieri mi ha detto che non ne voleva più sapere di me...- abbassò lo sguardo.

- Lo ha detto perché era furiosa, è comprensibile che abbia reagito così. Eri pronto anche tu all'evenienza, sapevamo che non sarebbe stato facile per lei avere quel confronto-

- Non ha nemmeno lasciato che Akai-san le dicesse tutto quello che doveva...-

- Dici sul serio? Quindi non si sono chiariti fino in fondo?- si stupì.

- Purtroppo no, è scappata via prima che potesse dirle la cosa più importante. Non le ha detto nulla?-

- Quando è tornata era troppo sconvolta per parlare, ha pianto fino ad addormentarsi- scosse la testa - Poi si è svegliata per cena ma non ha quasi toccato cibo, e io non me la sono sentita di toccare l'argomento vedendo come stava. Stamattina ho provato a farle qualche domanda, ma è rimasta vaga e mi ha risposto che non aveva voglia di parlarne, così non ho insistito-

- La prego Dottore, cerchi di convincerla a parlare con me, anche solo per pochi minuti!- lo supplicò - Deve sapere che non ho mai tradito la sua fiducia!-

Non era da lui abbassarsi alle suppliche, ma era disposto a tutto pur di convincere l'amica che qualsiasi cosa avesse fatto, nel bene e nel male, non l'aveva fatta per ferirla. Non era, come lo aveva definito lei, un "ragazzino che non si curava dei sentimenti degli altri perché troppo preso ad elaborare i suoi piani".

- Posso provare a chiederle se le va di uscire un momento o di farti entrare, ma non ti garantisco nulla- sospirò, chiudendo gli occhi - Non voglio obbligarla a fare qualcosa che non le va-

- La ringrazio- accennò a un lieve sorriso.

Lo osservò tornare in casa, cercando di contenere il nervosismo dell'attesa che si sommava a quello già presente per la situazione. Il Dottor Agasa era la sua ultima speranza, l'ancora di salvezza a cui aggrapparsi per non affondare, l'unica persona che poteva convincere Ai a ragionare. Si maledisse mentalmente per continuare a chiamarla con il suo pseudonimo, ripromettendosi di sforzarsi di usare il suo vero nome se avesse accettato di parlare con lui. Almeno questo glielo doveva.

Non vedendo il Professore tornare e impaziente di sapere, mosse qualche passo verso la porta, nella speranza di riuscire a sentire le voci all'interno della casa. Con sua grande fortuna, il Dottor Agasa aveva lasciato la porta socchiusa.

- Le ho detto che non voglio vederlo e non voglio parlarci!!!- udì distintamente la voce arrabbiata di Shiho.

- Coraggio Ai, cerca di fare uno sforzo...Almeno ascolta quello che ha da dirti, è davvero dispiaciuto per quello che è successo- cercò di convincerla lo scienziato.

- Non mi importa se è dispiaciuto, poteva pensarci prima!!! Per me può anche andarsene a casa, ma non voglio che entri e non voglio essere io ad uscire per vedere la sua brutta faccia mentre pronuncia qualche patetica scusa per giustificare il fatto che ha nascosto un assassino dentro casa sua e hanno complottato alle mie spalle!!!-

Sentì un tonfo, simile a qualcosa che batteva forte contro un tavolo. immaginò che Shiho avesse scaricato la sua rabbia sbattendo una tazza o qualunque cosa ci fosse sul tavolo per la colazione. Se si innervosiva così non era un buon segno. Ormai gli era sempre più chiaro che la sua visita mattutina non avrebbe portato a nulla, che sarebbe tornato a casa con la coda fra le gambe esattamente come era arrivato lì. La speranza si stava sgretolando davanti ai suoi occhi.

- Un assassino?!- restò scioccato da quell'appellativo -Adesso esageri, Akai-san non è affatto un assassino! Forse non è stato onesto a travestirsi da Subaru, ma lo ha fatto perché voleva proteggerti-

Tomorrow (I'm with you)Where stories live. Discover now