XXIII-La pace imposta da Badb

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Lucrezia, Andrew e Tommaso

Condividevano la vita da una settimana, ma per Lucrezia era un eternità.
Tutto era cominciato con quello strano ragazzo dai capelli neri ribelli e gli occhi grigio ghiaccio che aveva scagliato delle frecce a pochi centimetri da Tommaso, ed il bambino gli dava pure ragione. Aveva detto loro che si chiamava Andrew Bryhn e che erano in Norvegia, costringendola ad usare l'Inglese per comunicare. Era già seccante dover parlare in Gaelico con Tommaso ed era una lingua che le piaceva pure, ma l'Inglese!
Avrebbe ucciso subito quella testa calda che aveva l'aria di essere un teppista, ma Badb era apparsa in un cilindro di luce nera e aveva calmato gli animi, o quasi.
« Vi avevo detto che ci saremmo rivisti.» aveva detto abbracciando Tommaso che le era corso incontro« Ma non pensavo che cercassi di uccidere il Druido che parla con la Völva.».
« Ha rischiato di uccidere Tommaso!» aveva risposto Lucrezia in sua difesa« Pensavo fosse un nemico.».
« Ti ho già detto...» aveva tentato di replicare Andrew.
« Che sei un arciere della Nazionale Norvegese e che hai una mira infallibile.» aveva ripetuto quasi a fargli il verso« Questo non cambia che mi hai spaventata.».
« Perché tu che hai ucciso una Divinità e volevi fare altrettanto con me non mi hai spaventato.» aveva risposto seccato.
« Le Divinità sono immortali, l'avrò ferita, ma non uccisa.» aveva sbuffato.
« Non sai niente di Mitologia Norrena, non capisco nemmeno come tu sia riuscita ad arrivare qui tutta intera.» le aveva fatto notare il ragazzo.
« BASTA!» aveva urlato Badb zittendo i due ragazzi« Che vi piaccia o no dovrete proseguire il viaggio assieme!».
« Quindi voi siete i due Prescelti che dovevo incontrare?» aveva sorriso Andrew divertito dalla situazione« Non sempre le aspettative si realizzano.».
« Non sei il solo ad essere rimasto deluso.» aveva aggiunto Lucrezia incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo.
« Andrew sembra simpatico, invece!» aveva esclamato Tommaso sorridendo.
« Almeno uno è contento del Destino.» aveva sorriso Badb, poi aveva fatto apparire un calderone di piombo decorato da simboli irlandesi e su cui era scritto "Coaire an Dagdae"« Questo è il calderone di Dagda Mor. L'affido a te Andrew Bryhn, diretto discendente di Druidi Irlandesi.».
« Prego?» aveva risposto il ragazzo sgranando gli occhi« Credo che si sbagli: mia madre è Druida, ma solo lei... credo...».
« Frida ha ripreso il sentiero dei vostri avi e ora è compito tuo proseguire la dinastia, caro figlio di Loki.» aveva spiegato la dea.
Andrew aveva guardato quel oggetto, poi l'aveva preso e per poco non era caduto all'indietro:« È più leggero di quanto pensassi.».
« È fatto per viaggiare, inoltre tu dovresti essere capace di rimpicciolire la materia.» aveva sorriso rassicurante la dea.
« Al momento no.» aveva alzato le spalle.
« Lo imparerai.» aveva detto qualcosa nell'orecchio a Tommaso che subito dopo era corso dalla sorella« Bene, ora vado e... ah,Lucrezia! Stai più attenta la prossima volta che ti purifichi.».
« Perché?» aveva chiesto la ragazza.
« Mog Ruith ti fa i complimenti per le curve!» aveva sorriso ed era scomparsa in una colonna di luce nera lasciando Lucrezia rossa come un peperone a maledire il dio del Sole.
Da quel momento era iniziata la sua convivenza forzata con Andrew, il Druido figlio di Loki. Si era subito trovato bene con Tommaso che lo guardava con occhi ammirati. Parlavano per lo più di Yu-Gi-Oh e il Norvegese raccontava delle sue mirabolanti imprese con l'arco. Quando era solo, però, studiava il calderone e analizzava più a fondo gli strumenti da Druido, oltre a rigirarsi tra le dita la statuetta di un dio Egizio. Il quarto giorno Lucrezia gli aveva chiesto chi fosse e lui aveva spiegato che si trattava di Khonsu, il dio della Luna. Non aveva detto altro e se l'era rimessa in tasca, come se lei non potesse capire.
Effettivamente era così: lei non capiva e non avrebbe mai capito. Si era chiusa nel suo mondo, nella sua realtà, quella in cui c'era un solo Dio e non serviva altro. Gli altri déi? Non esistevano, era solo una follia che non sarebbe andata avanti. Quello che era successo era colpa degli uomini che non vedevano la verità leggendo la Bibbia o il Vangelo.
« Tu sei Cristiana?» aveva domandato Andrew la seconda volta che si erano fermati a dormire vedendola mentre pregava ad occhi chiusi.
« Sì, è un problema?» aveva risposto senza aprire le palpebre.
« No, curiosità.» si era voltato dall'altra parte« Ma tu credi veramente tanto?».
« Sì.» aveva sbuffato.
« E cosa ti fa credere?» era diventato abbastanza insistente.
« Bé, credo e basta: non ci siamo creati da soli e Dio è là su che ci guida e ci protegge. Mi pare ovvio.» aveva risposto scocciata.
« Non mi sembra che vi abbia protetto proprio tanto.» si era steso a pancia in su a guardare il cielo« Insomma: due déi Norreni vi hanno quasi ucciso, inoltre, da quello che mi ha raccontato Tommaso, i Greci hanno picchiato vostro padre mandandolo in ospedale e hanno cercato di uccidervi parecchie volte. Senza contare che siete stati costretti a lasciare la vostra casa e a venire in un paese sconosciuto.».
« E con questo? Il Signore opera in modo imperscrutabile.» lui aveva riso« Cosa c'è?».
« Mi ricordi un giudice bigotto di un cartone animato di quand'ero piccolo.» aveva fatto un respiro profondo cercando di calmare l'ilarità che lo pervadeva« Insomma: dopo tutto quello che ti è successo credi ancora?».
« Sì, è un problema?» aveva sbuffato pronta a trapassarlo da parte a parte con la lancia alla prossima domanda sull'argomento.
« No, ma vorrei capire cosa continua a spingerti a credere.» aveva alzato le spalle.
« La fede non è "Va bene tutto grazie a Dio" "Va male tutto, Dio non c'è o mi ha abbandonato.". Dio opera e tu non puoi sapere se fa bene o male.» aveva risposto.
« Se lo dici tu.» si era raggomitolato nel sacco a pelo« Meglio se dormi un po', oppure la forza per camminare domani non te la darà Dio.».
Il giorno successivo erano arrivati in un parco e si erano accampati per bene.
« Dovremo fermarci qui per un po'.» aveva detto Andrew« Almeno fino all'arrivo degli altri due Prescelti.».
« Perché tu ci credi?» aveva chiesto Lucrezia.
« Se tu credi in un "Dio" irraggiungibile, allora io credo alla storia dei Prescelti.» era inutile discutere su quel fronte.
Lei credeva, lui no. Semplice.
Per Lucrezia la questione era chiusa. Meno ne parlavano meglio era, eppure trovavano sempre un modo per beccarsi a vicenda su quell'argomento che li vedeva, alla fine, separati da Tommaso.
Tommaso. Già. L'unico che manteneva la calma, sorrideva sempre e parlava di Aíbell e Cailte che giocavano con Line, il serpente di Andrew. Era una femmina rossa e nera che soffriva di sonnambulismo. Una volta si era infilata nel sacco a pelo di Lucrezia che aveva urlato ed estratto la lancia credendo di trattasse delle radici di Alfadur.
Erano diventate la sua ossessione quelle radici, le sognava la notte che la stringevano e la stritolavano, che strozzavano Tommaso nel sonno e che la tenevano ferma impedendole di aiutarlo. Così, una volta che si erano definitivamente accampati, aveva trovato un posto poco lontano in mezzo agli alberi dove si allenava con la magia e la lancia. Imparare e perfezionare i suoi schemi l'avrebbe aiutata a difendere meglio suo fratello.
« Magia Wicca?» aveva detto Andrew vedendola.
« Può essere.» aveva risposto provando un getto d'acqua bollente contro un ramo.
« Allora non credi solo in "Dio".» aveva notato.
« Questa magia viene da Dio. Lui mi ha dato questo potere per far cessare la guerra.» aveva spiegato.
« Se lo dici tu.» aveva alzato le spalle, poi aveva guardato come aveva impostato gli allenamenti con la lancia« Sai che si chiama lancia perché va lanciata, vero?».
« Oh, davvero?» aveva studiato l'arma argentata« Non va usata come una pica?».
« No! Guarda.» aveva preso la lancia, poi aveva preso la mira e l'aveva scagliata contro un albero« È fatta per questo: colpire a distanza, come le frecce.».
« Capisco.» si era sentita punta nell'orgoglio, ma le aveva anche fatto piacere.
Da quel momento aveva iniziato ad allenarsi con i lanci avvicinandosi sempre di più a colpire il bersaglio da lei prefissato. A volte si chiedeva se anche Andrew si tenesse in allenamento e se Tommaso lo stesse a guardare. Sicuramente si esercitava nell'arte del Druido e nella sua capacità di modificare la materia a suo piacimento. Aveva imparato a rimpicciolire il calderone che gli aveva dato Badb e si stava dilettando con la cucina. Tommaso gli aveva fatto leggere dei libri di Mitologia Irlandese e così avevano scoperto che quel calderone poteva preparare da mangiare anche per un esercito.
Imparare Mitologia di fatto a Andrew non serviva: conosceva tutte le Religioni del Mondo, doveva solo ripassare dove aveva delle lacune.
« È ironico: tu che non credi in niente sei quello che sa più di tutti.» aveva constatato Lucrezia.
« Semplice: conoscendo tutto ho capito che non esiste niente di divino.» aveva risposto senza staccare gli occhi dal quadernino su cui appuntava tutto« Almeno ero arrivato a questa conclusione fino a che Loki non mi ha tirato fuori dai guai.».
« Quindi ti è bastato vedere per credere?» aveva domandato scettica.
« No, avevo solo bisogno di alcune risposte. Voi non avete notato niente di strano?» aveva alzato gli occhi a guardarla.
« Strano? In che senso?» aveva chiesto.
« Di solito quello che mi circonda è indefinito, non ha senso.» aveva preso un'aria più cupa« Come se fosse un mondo al contrario.».
« Oh... effettivamente.» aveva studiato attentamente l'area che circondava il ragazzo con lo sguardo« Adesso no, ogni tanto sì. Tipo quando rimpicciolisci il calderone.».
« Strano.» si era messo a scrivere freneticamente sul quaderno«Quindi voi non vedete le cose strane che mi circondano costantemente.».
« Che genere di cose sono?» aveva chiesto incuriosita.
« Uccelli che mi parlano nelle orecchie.» aveva sbuffato.
« Quello succede anche a Tommaso.» aveva alzato le spalle come se fosse una cosa ormai assodata. Il fatto che si stesse abituando a quella stranezza era un bene. Oppure no?
« Non è come parlare con un corvo o una cornacchia. È come parlare con un essere malvagio rinchiuso chissà dove.» aveva spiegato cupo.
« Quindi il Caos?» aveva notato.
« Esattamente.» si era messo a lucidare l'arco con uno straccio« Non è piacevole. A volte ho creduto d'impazzire: "Chi sei?" "Cosa fai?" "Vieni con noi!"».
« "Devi morire!" "Sopravvivi per la libertà."» aveva detto Lucrezia sopra pensiero.
« No, questo mai.» aveva scosso violentemente la testa.
« Davvero?» si era portata un dito alla tempia pensierosa« Allora non c'entra con l'essere Druido.».
« Ooh, quelle crisi!» si era tappato la bocca con la mano« Scusa!».
« Di cosa stai parlando?!» aveva chiesto fulminandolo.
« Ecco... Tommaso mi ha spiegato che ogni tanto ti blocchi, come se non fossi più qui con noi, nel presente.» aveva detto.
« Sono crisi mistiche! Dio mi parla!» non ci credeva nemmeno lei, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di farsi vedere ignorante.
« E ti dice "Devi morire"?» aveva notato scettico.
« No! Mi sprona ad andare avanti e a fronteggiare ogni nemico. Solo che...» si era lasciata sfuggire qualcosa di troppo. Non sapeva dirlo, ma c'era qualcosa di rincuorante in Andrew che a volte la faceva parlare tranquillamente senza freni.
« Che?» aveva chiesto subito lui incuriosito.
« Niente.» aveva liquidato lei per quella volta.
« Adesso hai aperto il discorso.» aveva insistito.
« Ho detto niente!» si era alzata ed era andata ad allenarsi. Non ne voleva parlare, sopratutto con Andrew.
Da un po' Dio le diceva di lottare contro i Pagani, di sterminarli e annientarli. Le diceva che era cosa buona e giusta, che era per il bene dell'umanità. Era solo colpa loro se c'era la guerra e loro dovevano pagare. Tra di essi metteva, però, anche Tommaso e Andrew. Erano Demoni malvagi da sconfiggere e rimandare all'Inferno, da bruciare vivi come si usava un tempo. Quello era giusto, non continuare a difenderli e viaggiare con loro. Avrebbero finito per corromperla e lei non sarebbe più stata degna del Regno dei Cieli. Molto spesso si prendeva la testa ripetendo "No! No! No!" e fortunatamente capitava sempre quando era da sola, come se anche Dio avesse paura di essere sentito dalle sue vittime.
Quella volta, invece, non c'era stato bisogni di Dio.
Lei aveva usato le radici come arma, lei era una loro nemica.
Non le importava se Andrew gridava di fermarsi ne se Tommaso le correva dietro sperando di bloccarla. Aveva lanciato la lancia di Lúg sfiorando di poco la sua nemica richiamata dal suo amico strano che era più giacche che persona.
Visto che il primo colpo non era andato a segno estrasse la bacchetta dalla cintura e scrisse "Fuoco" in gaelico, in un feroce istinto di vendetta.

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