VII-Compleanno al commissariato

19 0 0
                                    

Andrew

Andrew Bryhn non avrebbe potuto passare peggio i suoi diciotto anni: rinchiuso per un crimine che non aveva commesso in una cella del commissariato di Skogly, in Norvegia.
Era nato lì da Frida Bryhn e un uomo che era scomparso poco dopo la sua nascita. Frida non l'aveva dimenticato e continuava a sperare che tornasse. Sospirava tutte le sere davanti alla foto che teneva sul comodino facendo arrabbiare Andrew. Il ragazzo provava solo odio per quell'uomo cosi simile a lui. Avevano gli stessi capelli corvini ribelli e gli stessi occhi color ghiaccio, ma per Andrew era come un estraneo. Un nemico che aveva usato sua madre e poi l'aveva abbandonata.
Niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Niente tranne quella situazione assurda.
Tutto era iniziato quella mattina, quando erano partiti da Moss per andare in gita alla Riserva Naturale Robergvannet. Lui si era seduto in uno degli ultimi posti del pulmino costringendo gli altri compagni a stare nei primi posti. Nessuno voleva stare vicino allo strano, nessuno voleva rischiare di vederlo mente dormiva o essere partecipe di qualche attività paranormale. Nessuno sognava la vita assurda di Andrew e lui avrebbe fatto volentieri a cambio con qualcun altro.Tutti quei mostri che gli occupavano la testa e tutti quegli avvenimenti strani che gli capitavano nella vita erano insopportabili. Non c'era un attimo di pace se si stava con lui. Sopratutto quando faceva a botte in difesa dei più deboli, finendo sempre in Presidenza e additato come "asociale teppistello" di periferia. I piccoli gli erano riconoscenti, ma i grandi lo aspettavano fuori dalla scuola non paghi della prima strigliata all'interno. Le femmine lo scansavano perché ritenuto violento, aggressivo e strano. Troppo strano.
Eppure lei gli si sedette vicino. Si chiamava Verena De Forest e si era trasferita dalla Danimarca per l'anno scolastico. Tutti sostenevano che fosse bellissima nei suoi capelli rosso scuro e negli occhi verde germoglio. Le forme erano equilibrate e non si vestiva mai volgare. Portava un vago accenno di trucco, ma ciò che aveva irretito Andrew erano le braccia storte che solo lui era riuscito a notare. Per tutti era perfetta, per lui era quel difetto a renderla bellissima. Era sempre stato così, amante delle diversità naturali che rendevano il suo mondo di mostri e paura più simile alla realtà.
Verena gli si sedette accanto e lui prese un colorito rosso sulle guance .Poteva sembrare un ruvido asociale, e lui faceva di tutto per sembrarlo, ma sotto sotto era estremamente timido.
« Posso sedermi qui?» domandò la ragazza con un sorriso un po' teso. A quanto pare erano in due ad essere nervosi.
« Sì, certo.» rispose Andrew fingendosi duro, cosa che con Verena non funzionava bene come con il resto della classe« Come mai sei qui?».
« Dopo dovremo fare un lavoro a coppie e, bé, mi piacerebbe stare con te.» guardava in basso come per paura di incrociare lo sguardo di Andrew. Anche se era quasi maggiorenne restava una ragazza molto timida.
« Pazza.» sbuffò guardando fuori dal finestrino i colori che sfrecciavano all'indietro. Gli occhi gli si muovevano a scatti mentre ignorava lo sguardo della ragazza.
« Me l'hanno detto anche gli altri, ma non ci credo.» sospirò con un sorriso, poi notò che Andrew stringeva un foglietto in mano« Scusa la curiosità, ma posso sapere cos'è?».
« Un biglietto di mia madre di tanti auguri.» rispose guardando un attimo il foglietto. Era una di quelle cartoline di auguri che si comprano in tabaccheria. Al resto del mondo sarebbe sembrata di cattivo gusto dato che recitava "Condoglianze per l'anno appena passato e per la minore età ormai morta".
« Oh! Perché? È il tuo compleanno?» domandò Verena con un sorriso.
« Sì.» sbuffò nuovamente Andrew. Non gli piaceva vantarsi o sperare negli auguri degli altri. In realtà non gli piacevano gli altri ingenerale. In una società che lo rifiutava c'erano due alternative: o deprimesi e morire di disperazione, oppure rassegnarsi e decidere di rifiutare gli altri sostenendo di essere il primo ad odiare. Dandosi la colpa di quella separazione non aveva rimpianti ne desiderio di vendetta nei confronti di chi lo isolava. L'unica persona che lo aveva abbandonato e con cui voleva fare i conti era suo padre, l'unica vera vendetta che avrebbe attuato.
« Allora auguri!» sorrise Verena, poi gli dette un bacio sulla guancia e lui arrossì ulteriormente«Questo è il mio regalo, spero che basti.».
Lui non rispose, ma una voce nella sua testa urlò "Altroché!".
« Che... Che lavoro dovremo fare una volta arrivati?» chiese sentendosi successivamente uno stupido ad aver fatto una domanda di quel tipo.
« Catalogare delle piante e, se ci riusciamo, fotografare degli animali.» spiegò guardando un programma stampato su un foglio che teneva in mano.
« Sembra interessante, sempre che non succeda qualcosa di strano.» ammise mestamente. Sentiva che qualcosa sarebbe andato storto, lo sentiva nel gattino nero dalle ali di pipistrello che stava accoccolato beatamente sulle sue gambe. Ecco una delle cose strane che vedeva di continuo, cose che sua madre aveva spiegato con "hai la vista divina" e gli psicologi scolastici con "alienamento dovuto all'isolamento". Tutte e due teorie molto interessanti che però non avevano fatto sparire quegli esseri così strani.
« Se succede non ci saremo annoiati.» sorrise Verena fiduciosa« Scommetto che non succederà niente.».
Invece successe tutto. Andrew e Verena avevano passato la mattina a fare il compito per la gita, poi era giunta l'ora di pranzo e i due avevano deciso di passarlo assieme chiacchierando del più e del meno. Il ragazzo si era sciolto e non sentiva troppo la necessità di fare il duro, la ragazza sembrava non volerlo perdere di vista. Il resto della classe, sopratutto di sesso maschile, si mangiava le mani dall'invidia. Il fatto che lo strano avesse le attenzioni della bella lo rendeva ancora più odioso.
« Vieni un attimo con me?» domandò Verena tornando da un giro nel parco durante la pausa post-pranzo« C'è un posto che voglio farti vedere.».
« Va bene.» rispose Andrew che era rimasto sdraiato ad ammirare il cielo limpido e solcato da corvi fucsia fino a quel momento. Si alzò e la raggiunse in una radura isolata« Wow! Qui non ci siamo passati prima.».
« Già. È nascosta al resto del campo e si può parlare senza che gli altri ci sentano.» aveva preso un colorito rosato sulle guance« Ecco, non è semplice...» sospirò evitano il più possibile lo sguardo del ragazzo« Fin da quando mi sono trasferita in Norvegia mi sono sentita un pesce fuor d'acqua. Non riuscivo a relazionarmi bene con gli altri, e anche con te non ho parlato proprio tanto.» sorrise lievemente« Però, stranamente, mi sei sempre piaciuto.» arrossì e fece per andarsene« Scusa, sono una stupida.».
« A me piacciono le stupide!» sorrise Andrew costringendola a fermarsi« Mi sono sempre piaciute, anche se molto spesso non era reciproco.».
Si guardarono negli occhi. Gli sguardi di due innamorati che finalmente si erano trovati, che non dovevano più nascondersi. Sorrisero e si abbracciarono. Nessuno li poteva vedere o disturbare, nessuno avrebbemai scoperto quel piccolo segreto che si erano appena confidati.
« Sai.» disse lui« Non ho mai amato nessuno e, onestamente, non so come si faccia.».
« Ti va se impariamo assieme?» rispose, poi lo baciò sulla bocca. Andrew vide i fuochi artificiali esplodergli in petto mentre le loro labbra s'incontravano in quel patto d'amore che gli avrebbe rovinatola giornata.
Un urlo proveniente dal campo dove si trovavano gli altri compagni li costrinse ad allontanarsi e a correre a vedere cos'era successo. Il cielo era diventato rosso, mentre gli zaini avevano messo ali da pipistrello e alzavano in volo chi ce li aveva sulle spalle. Gli alberi sembravano storcersi e sbarrare la strada a chi si trovava vicino a loro, mentre due fringuelli grandi quanto dei tir inseguivano adirati due loro compagne. Il caos più totale. Per di più ad un certo punto Andrew sentì un colpo violento, come se un motociclista forzuto in vena di risse gli avesse dato un pugno in faccia. Era crollato a terra privo di sensi mentre il disordine e la paura dilagavano.
Si era risvegliato al commissariato di Moss in preda agli incubi e con la testa che gli faceva male. Lì gli avevano detto che era accusato di attentato e di rapimento di minore. Verena era scomparsa poco dopo il disastro che era scoppiato e tutti avevano sostenuto che lui avesse creato un diversivo per sequestrarla, ciò aggravato dal fatto che lei non aveva ancora compiuto diciott'anni.
Così era lì, steso sulla brandina di quella cella con il terrore di addormentarsi e di sognare serpenti, lupi e giganti che volevano usarlo non capiva bene per cosa.
Una guardia arrivò ed aprì la porta della cella.
« Sei libero.» disse mentre Andrew si alzava a sedere.
« Come?» domandò il ragazzo perplesso.
« Un testimone è venuto a scagionarti.» spiegò la guardia«Dice che è stata una fuga di gas dal sottosuolo a causare le allucinazioni ai tuoi compagni e che la tua amichetta è tornata a casa prima, spaventata da ciò che era successo. Ti sta aspettando fuori. Dice che vi conoscete.».
Il ragazzo si alzò ed uscì scortato dalla guardia. La testa ancora confusa dalla da quelle affermazione e la curiosità di incontrare questo fantomatico testimone.
Un uomo dai capelli neri ribelli e gli occhi color ghiaccio lo stava aspettando sorridendo.
Io suo io adulto era lì ad attenderlo.




Culture- La guerraΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα