XIV-La grotta della Völva

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Andrew

La strada da casa sua al porto di Moss non aveva portato particolari cambiamenti. Era andato a fare il biglietto per il traghetto Moss-Horten, aveva speso le prime 33 Corone Norvegesi e aveva aspettato che la nave partisse seduto sul ponte. Line si era raggomitolata in fondo allo zaino in modo che nessuno la notasse. Se avessero scoperto che Andrew aveva un'animale come lei probabilmente non l'avrebbero fatto salire e questo lo sapeva anche la serpentina. In compenso aveva dovuto spiegare il perché dell'arco e delle frecce, ma come ex-arciere della nazionale era riuscito a convincere il bigliettaio a farlo salire ugualmente. Poca gente prendeva il traghetto alle cinque del mattino e lui aveva fatto di tutto per non sembrare un cattivo ragazzo. Un po' difficile viste le occhiaie che aveva per la stanchezza. Era talmente distrutto da quello che era successo che si addormentò durante la traversata, svegliandosi in tempo per scendere e proseguire verso Ovest.
Raggiunto Skoppum si fermò a fare colazione per riprendere energie. Line era uscita dallo zaino e a volte gli stava sulle spalle a volte scivolava al suo fianco evitando le suole della gente. Molti lo guardavano strano: chi incuriosito, chi interrogativo, chi preoccupato. Non era normale vedere un ragazzo della sua età con un serpente, un arco e uno zaino grande da viaggio girare per strada come se niente fosse. C'era chi era più preoccupato per Line e chi più per l'arma. Ad Andrew non importava: più velocemente arrivava dalla Völva meglio era. Qualcuno lo fermò chiedendogli spiegazioni e lui tutte le volte rispose "Allenamento intensivo della nazionale, magari la prossima volta vado alle Olimpiadi." con un falso sorriso, poi ricominciava a camminare annegato nei suoi pensieri. Si fermò solo una volta per mangiare i panini che aveva preparato con sua madre.
Arrivò a Hvittingfoss nel tardo pomeriggio con l'unica ora di sole della giornata che si spegneva all'orizzonte. Si fermò a cenare con i due panini restanti e trovò un posto nascosto dalla vegetazione per stendere il sacco a pelo e dormire un po'. Line lo svegliò alle quattro del mattino e riprese a camminare a passo sostenuto. Raggiunse Notodden nel pomeriggio e si mise a girare la città curioso. Sua madre gli aveva parlato di un posto che lo avrebbe aiutato a cercare la Völva che gli avrebbe raccontato il futuro. Il problema era solo trovarlo.
Si fermò alle sei di sera davanti a un negozio che si chiamava "La grotta della Völva". Il nome era scritto in corsivo in un'insegna al neon color arcobaleno posta sulla porta a vetri. All'interno si potevano vedere oggetti strani che potevano piacere solo ai turisti o agli amanti delle mitologie del mondo. Statuette votive Maya e Azteche vicine a delle pergamene Giapponesi, barche Egizie che contenevano il dio Greco Apollo. Un tale miscuglio che ad Andrew venne da ridere: se gli déi avessero conosciuto quel posto molto probabilmente l'avrebbero raso al suolo ritenendolo "un insulto alla loro Grandezza". Nessuno si sarebbe mai ricreduto sulla guerra vedendo quella fantasiosa vetrina, anche se probabilmente avrebbero fatto a squadra per distruggerlo.
Aprì la porta facendo suonare una campanella in cima all'entrata. Subito una ragazza sui trent'anni dai capelli castano scuri gli apparve davanti ed iniziò a scrutarlo per bene con gli occhi grigi, poi fece un singhiozzo di sorpresa e scomparve com'era apparsa.
« È permesso?» chiese interrogativo avanzando. Più penetrava nel negozio più le bizzarrie aumentavano e con loro uno strano chiacchierare fitto. Si affacciò da una statuetta di Demetra e vide la ragazza di prima parlare con una donna molto simile a lei di cinquant'anni o poco più. La conversazione era tesa e seria, ma sopratutto Andrew ebbe la strana sensazione che stessero parlando di lui. Da quella distanza non riusciva a capire, così provò ad avvicinarsi nascondendosi dietro ad una grande riproduzione di Amma.
« Ti dico che è lui!» diceva la ragazza.
« Sai che non credo in queste cose.» rispondeva la donna« Sarà un caso, cosa vuoi che ne sappia quella vecchia stoffa!».
« Ti dico che è identico!» insisteva la giovane «Non può essere un caso.».
« Ehm, scusate.» s'intromise Andrew uscendo allo scoperto. La ragazza trattenne il respiro, mentre la donna lo guardò interrogativa a braccia incrociate« Avrei una domanda da farvi.».
« Indicazioni? Souvenir? Abbiamo anche mappe stradali se la tua si è rovinata.» iniziò la donna andando dietro al bancone da brava commerciante.
« Veramente mi hanno detto che voi potreste aiutarmi a trovare una persona che cerco.» si appoggiò al bancone non curante, quella donna non gli piaceva e non le avrebbe dato la soddisfazione di andarsene con la coda tra le gambe.
« Bello il tuo serpente, da quanto ce l'hai?» la donna indicò Line che la scrutava con i suoi occhietti vispi.
« Da quando sono nato, perché?» chiese sostenendo lo sguardo della commerciante.
« Sei da molto in viaggio?» gli occhi non si muovevano da quelli del ragazzo, come la sfida degli sguardi fissi che facevano i bambini delle medie.
« Dipende dai punti di vista. Sono due giorni che cammino. Per me non sono molti, ma per altri potrebbero essere un'eternità.» sorrise sicuro.
« Ti dico che è lui.» bisbigliò la ragazza nell'orecchio della donna.
« Lui chi?» chiese Anderw guardando la ragazza che divenne pallida e sparì sotto al bancone.
« Scusa mia figlia, si fa suggestionare. Comunque: chi stai cercando?» disse la donna provando ad attirare nuovamente l'attenzione del ragazzo.
« Una Völva.» la donna lo guardò interrogativa.
«Una Völva, eh?» prese una statuetta di Oengus Oc e se la rigirò nella mano« Peccato che io non sappia dove trovarla.» appoggiò la statuetta sul bancone con un leggerissimo tic. Guardò il ragazzo che non si era mosso.
« A me hanno consigliato di venire a chiederequi.» alzò le spalle.
« Fonti attendibili?» domandò indagatrice.
« Abbastanza.» sorrise sicuro.
« Quanto?» insistette seria.
« Ho ottime fonti.» prima di dirlo scoccò un'occhiata ad una pittura ritraente Loki.
« Interessante, ma gli affari sono affari: sei venuto per acquistare o per chiedere?» era ovvio che per avere risposte avrebbe dovuto comprare e non c'era niente che potesse aiutarlo lì.
« Chiedere, ma le risposte non le ho trovate.» si tirò su« Scusate il disturbo.».
Uscì e si voltò a guardare il negozio. Ovvio che non fosse così palese trovare un'informazione, ma perché sua madre(o meglio sua madre su consiglio di Loki) gli aveva detto di andare lì?
Mentre quel dubbio lo tormentava qualcuno richiamò la sua attenzione in un vicolo adiacente al negozio. Quando si voltò vide la ragazza di trent'anni che gli faceva cenno di avvicinarsi. Era pallida e tremante, come se stesse vedendo un fantasma, una cosa a cui era abituato. Tutta colpa di quella specie di fumo invisibile che lo avvolgeva, come quel effetto di confuso che c'è ai confini delle fiamme crepitanti.
« Come immaginavo mia madre non ti ha raccontato niente.» disse la ragazza guardandosi attorno come per paura che la donna spuntasse a sgridarla« Non dovrei avere paura di lei, ma so già che mi fermerebbe: tu sei il Prescelto, vero?».
« Il cosa?» rispose Andrew interrogativo.
« Sei Andrew Bryhn e hai diciotto anni, vero?» insistette.
« E tu come...» la guardò sorpreso.
« Altrettanti anni fa una donna misteriosa venne da noi. Io ero una bambina, ma ricordo che portò nel nostro negozio un ricamo in oro che raffigurava un ragazzo dai capelli neri e con un serpente rosso e nero sulle spalle. Disse che si chiamava Andrew Bryhn e che sarebbe arrivato all'età di diciotto anni. Mia madre non ha mai creduto a ciò, ma appena ti ho visto ho capito che eri tu. La donna disse che ti aspettava in una grotta al parco Semsøyene e di consegnarti questa.» gli dette una statuetta grande quanto la sua mano del dio Egizio Khonsu, tenendo stretto il pugno era praticamente invisibile« La pagò in quell'occasione e ce la lasciò in affidamento.» si sentì la porta aprirsi e la ragazza s'irrigidì« Spero di aver fatto la cosa giusta.» corse nella stradina e s'infilò in una porta che Andrew immaginò del retrobottega. Guardò la statuetta interrogativo, poi guardò Line e sorrise.
« A quanto pare abbiamo la nostra strada.» disse, poi mise la statuetta nello zaino e si allontanò guardando la mappa per orientarsi.

Culture- La guerraWhere stories live. Discover now