I-L'incidente al museo egizio

46 1 1
                                    

Alix


Alix Ardenne era lunatica, e non come semplice modo di dire.
Un minuto prima era la persona più gentile del mondo e un minuto dopo meglio non starle vicini. Aveva sedici anni, i capelli neri lisci lunghi fermati da una coroncina di treccine, la pelle appena abbronzata e gli occhi verdi venati d'argento. Le piacevano le scommesse e vinceva spesso, oltre ad avere una vera e propria passione per il Senet che ovviamente nessuno dei suoi compagni conosceva. Viveva e studiava a Torino dove si era trasferita con sua madre Martine Ardenne da sette anni. Non aveva stretto particolari amicizie, ma con il carattere che aveva c'era da aspettarselo. L'unico suo vero amico era Félix, una civetta delle nevi che l'accompagnava da quando suo padre era morto.
Non era sparito misteriosamente ne aveva abbandonato sua madre appena lei era nata. Era stato ucciso da una pallottola vagante al Museo d'Archeologia e di Storia Pointe-à-Callière a Montreal, dove vivevano prima. Alix era troppo piccola per ricordare anche perché lei e sua madre erano andate fuori appena le guardie avevano esortato i visitatori ad uscire parlando di attentato terroristico. Poco dopo era arrivato Félix che di giorno dormiva in casa e di notte andava a caccia per la città.
In Quebec aveva lasciato i nonni materni che l'avevano indirizzata all'ebraismo benché i suoi genitori fossero contrari a quegli insegnamenti. In quelle nozioni c'erano i ricordi più belli che si era portata dal Canada, i ricordi in cui Félix era più libero e spensierato.
Ora che vivevano a Torino, infatti, la civetta sembrava più agitato, sopratutto da quando Alix aveva cambiato l'insegnante di storia. Era una donna di trent'anni dai capelli castani, il naso aquilino e gli occhi blu, aveva poca pazienza e ragionava parecchio prima di dare una punizione. A volte litigava con degli altri insegnanti, inoltre aveva paura dei ragni in maniera morbosa e preoccupante. Alix aveva deciso che non erano affari suoi e che meno problemi aveva con quell'insegnante meglio era.
La professoressa Soleri, infatti, sembrava non sopportarla. Le scoccava sempre occhiatacce e tutte le volte che poteva l'accusava di qualcosa di assurdo per metterle una nota, per esempio quando le avevano messo un ragno di gomma sulla cattedra e lei aveva fatto un salto fuori dalla porta. Sapeva perfettamente chi era stato, lo sapevano tutti, ma la professoressa Soleri aveva accusato Alix e l'aveva spedita in presidenza con una nota di demerito lunga una pagina del registro. I veri responsabili, in compenso, si erano visti esplodere in faccia i water mentre facevano i loro bisogni.
Quel giorno erano andati al Museo Egizio. Il secondo museo dedicato all'egittologia più grande al mondo dopo Il Cairo e a cui la sua classe doveva partecipare con non poca antipatia per l'insegnate. Aveva passato le lezioni precedenti ad elogiare la Cultura Greca, accennando vagamente al museo e a ciò che avrebbero ammirato all'interno. Una cosa assolutamente inutile, insomma. Per Alix era finalmente una lezione interessante di quell'insegnante che avrebbe voluto annegare con l'alta marea, ma non c'era mare a Torino e ciò rendeva il suo piano impraticabile.
Non sapeva perché, ma l'acqua l'aveva sempre affascinata, attratta, protetta. Ad esempio odiava usare l'ombrello e quando poteva scrutava le pozzanghere come sorelle. Erano pochi momenti in cui si trovava bene con se stessa e con il mondo, gli unici momenti in cui non cambiava repentinamente carattere.
I momenti che preferiva.
La classe fu esortata a fermarsi davanti a una statuetta nera. La divinità raffigurata aveva una treccia laterale, un Menat appeso al collo e un sorrisetto da bambino monello che gli incurvava la bocca. Teneva in mano un pastorale, un pilastro Ded e un flagello mentre era in posizione funebre. Sulla testa aveva quello che sembrava il disco solare di Ra, mentre un classico gonnellino egizio lo copriva dalla vita alle ginocchia.
« Qui abbiamo il dio Khonsu o Kons.» spiegò la guida, un ragazzo di trent'anni dai capelli neri sotto un berretto calato fino a non fargli vedere gli occhi« Qualcuno sa dirmi cosa porta sulla testa? Tu ragazzina, mi sembri ben informata.» indicò con un sorriso Alix che stava giocherellando con il ciondolo che portava al collo« Immagino tu lo conosca.».
« Em... io?» domandò la ragazza colta alla sprovvista cercando di essere il meno scorbutica possibile. Odiava essere interpellata.
« Certo! Dai, cos'ha sulla testa?» la incalzò la guida.
« Un disco?» rispose alzando le spalle.
« Quello era abbastanza ovvio, ma cosa rappresenta?» insistette il trentenne.
« La luna crescente?» aggiunse iniziando a ribollire. Possibile che dovesse proprio chiedere a lei? Cosa ne sapeva di Egitto? A parte le nozioni che le aveva dato sua madre e che lei aveva fatto finta di ascoltare, sapeva poco o nulla.
« Esattamente. Molti lo confondono per il simbolo del sole, ma è la luna.» la guida fece un ampio gesto teatrale come a presentare una famosa rock star« Questo è il dio della gioia e della fertilità nei periodi di luna piena, sanguinario e crudele in quelli di luna nuova. Gli Egizi credevano che accompagnasse il Ba nella Duat dopo la morte e che fosse la causa del em... desiderio sessuale negli animali e negli umani.» la classe ebbe un moto d'ilarità generale« Reca al collo un Menat tipico simbolo di Hathor benché non siano propriamente connessi. Khonsu, infatti, è figlio di Amon e Mut anche se la questione è controversa poiché c'è chi sostiene che sia figlio di Bastet. Ma chi siamo noi per disquisire su credenze antiche di milioni di anni?».
« Noi non siamo così confusionari.» sbuffò la professoressa Soleri in modo che non la sentisse nessuno. La guida sembrò lanciarle un'occhiata proprio a causa di quella affermazione.
« Ora proseguiremo e conosceremo le altre Divinità.» disse come se nulla fosse, poi sorrise nuovamente ad Alix che ancora non aveva digerito la sua interrogazione« Bel ciondolo.».
La classe si allontanò ordinata mentre la ragazza rimaneva a rigirarsi la collanina tra le dita e si concentrava su Khonsu. Quel sorriso, quegli occhi, quel disco sulla testa. Quel dannatissimo disco che portava anche lei al collo.
« Scusi?» chiese straordinariamente pacata alla guida che si voltò« Le Divinità Egizie avevano figli?».
« Con altre divinità sì.» spiegò« Ma non era mai molto chiaro con chi stessero e con chi avessero procreato.».
« E con gli uomini?» ora toccava ad Alix insistere, come a sperare di trovare un riscontro positivo in quella statuina tanto familiare e tanto lontana nei secoli.
« Che io sappia no, si parlava per lo più di incarnazioni di Divinità nei Faraoni.» spiegò la guida con un sorriso.
« Capisco.» la ragazza sembrò rabbuiarsi.
« Solo il Faraone era legittimo erede di Ra in terra, ma se ci segui parleremo proprio del dio del Sole.» si voltò e fece per uscire.
« E possono morire?» domandò nuovamente Alix.
« Gli déi per definizione sono immortali. È altresì vero che nei paesi nordici come l'Irlanda o la Scandinavia gli déi sono morti o moriranno, ma non è il caso dell'Antico Egitto. Osiride fu fatto a pezzi, ma non morì. È un mito che si ripete molto spesso anche in tante culture, effettivamente.» l'anticipò nella stanza successiva.
"Dovevo immaginarlo. Che stupida!" pensò Alix. Non sapeva nemmeno lei perché aveva supposto una cosa del genere. Figlia di un dio? Lei? No. Le faceva male leggere quei libri che le regalava sua madre per Natale. Erano dei gran bei romanzi d'avventura, certo, ma a volte la riempivano più di dubbi che certezze. Lei era Alix, suo padre era morto e immaginare un mondo con degli déi morti era decisamente fuori luogo.
Esisteva solo Adonai, solo lui.
Provò a seguire la guida, ma una forza misteriosa la spinse all'indietro facendola volare per terra.
« Come immaginavo non sei dei nostri.» la voce dell'insegnante di storia la raggiunse dall'angolo opposto. Ebbe il tempo di rotolarsi per schivare una freccia che le avrebbe perforato la testa« Ho avuto il dubbio per un attimo, ma nessun Greco avrebbe mai chiesto se gli déi Egizi avevano figli.>> partì una seconda freccia e la ragazza ebbe l'accortezza di spostarsi in tempo ed alzarsi in piedi. Non capiva da dove venivano, ma aveva la brutta sensazione che fosse la sua insegnante« Devo ammettere che i riflessi non ti mancano, ma non potrai mai competere con una figlia di Atena.».
« Una figlia di cosa?!» si abbassò schivando un terzo dardo.
« La barriera mi è servita per capire meglio: tutti sono passati tranne te e la cosa non mi sorprende. Ti tengo d'occhio da quando sono venuta nella tua scuola, Egizia.» un'altra freccia le sfiorò la gola tagliandole un paio di capelli e piantandosi nella parete opposta come un chiodo colpito da una violenta martellata« Ma adesso è finita.» un frullo d'ali , poi l'immagine dell'insegnate apparve ai suoi occhi come uscita da un miraggio. Félix volava sulla testa della professoressa con stretta tra gli artigli quella che sembrava una cuffia verde palude« Ma coss... Andiamo! Dovremmo essere fratelli!».
« Truuu!» tubò la civetta adirata.
« La tua protetta? E in quale universo?! È Egizia!» ringhiò la donna.
« Sì, ma tua madre è la dea della saggezza o sbaglio?» la voce della guida proruppe dalla porta della sala. Si era tolto il cappello e ora si vedevano i suoi occhi rosso fuoco.
« Tu?» la voce dell'insegnante era arrabbiata e stupefatta, ma fece un respiro e si calmò« Dovevo immaginarlo. Un traditore come te solo qui potevo trovarlo, a fare da guida turistica per di più!».
« Sicura che sia io il traditore, Clò?» il suo tono era pacato.
« Non ti uccido solo perché sarebbe stupido.» incoccò un'altra freccia e la puntò su Alix che sobbalzò spaventata« Ma lei è una di loro e non posso perdonarli!» la freccia partì e stavolta la ragazza sarebbe rimasta trafitta se la guida non avesse estratto dal nulla una spada di metallo grigio nebbia e avesse deviato la freccia.
« Non volevo usare le maniere forti, ma non mi lasci scelta.» disse il ragazzo.
« Meglio, così tuo padre Ade non se la prenderà con me!» rispose la donna con un velato accenno di godimento in quella situazione.
« Questo non lo so, ma spero che Atena mi perdoni se t'impedisco di fare una follia!» replicò il ragazzo.
Alix rotolò sotto una teca e si mise ad osservare la scena. La professoressa aveva lanciato a terra l'arco, poi aveva fatto apparire una spada argentata lucida e si preparava a colpire la guida turistica altrettanto pronta a difendersi.
Félix, intanto, aveva portato la cuffia molto in alto in modo che l'insegnante non la potesse recuperare e si era avvicinato alla ragazza. Aveva le piume candide arruffate e l'aria di chi aveva combattuto per arrivare fino a lì.
Si strofinò un po' su Alix per sistemarsi il piumaggio.
I due contendenti di scontrarono e le lame scintillarono di potere. Vennero entrambi spinti nuovamente indietro. La donna si lanciò pronta a colpire, ma lui si abbassò e rotolò dalla parte opposta.
« Proprio come ai vecchi tempi, Antino.» notò l'insegnante.
« Come i vecchi tempi? Quanto ti sbagli.» sottolineò la guida. Le lame s'incrociarono di nuovo in una pioggia di scintille« Andiamo, Clodia! Lo sai che non è così, lo sai che non sarà mai come i vecchi tempi fino a che ti ostini.».
« Io chiedo giustizia, è forse troppo?» con un gesto liberò l'arma dalla pressione dello scontro e si preparò ad attaccare nuovamente.
« Lario non avrebbe vo...» provò a dire Antino.
« Tu non lo sai! Nessuno lo sa! Nessuno lo potrà mai sapere! Mai più. » lo interruppe Clodia, poi si voltò verso Alix come se fosse stata un mostro radioattivo e rivoltante da sconfiggere« E tutto per colpa loro!».
« Ma certo! Diamo sempre la colpa alla lunatica!» ironizzò acida Alix. La spada di Clodia tagliò a metà la teca e per poco non fece a fettine anche la sedicenne« O sante maree!».
« La ragazza non c'entra niente, e lo sai bene.» disse Antino prendendo il polso della figlia di Atena.
« È una di loro, ma tu sei troppo accecato dal Tartaro per capire!» si voltò e provò a colpire il ragazzo che schivò rapidamente l'attacco.
« Non sono io quello vicino al Tartaro, Clò. Sei figlia della saggezza divina, ma ancora non sai distinguere chi sono gli amici e chi i nemici.» rispose Antino senza lasciare la presa.
Clodia alzò la spada e provò nuovamente a colpire trovando la lama grigia di Antino come ostacolo. L'arma del ragazzo si fece fumo, lui scivolò sotto la donna e le dette un colpo allo stomaco con l'elsa ancora visibile. Lei scivolò a terra e lui la bloccò tenendola per le spalle.
« Non è finita! Avrò la mia vendetta!» gridò la donna cercando di liberarsi.
« Ascoltami, Clodia...» provò il ragazzo.
« Non c'è più tempo per ascoltare! Ecco perché perdiamo. C'è chi come te che crede ancora nel dialogo!» si voltò a guardare Alix che si raggomitolò e strinse ancora di più Félix« Ci rivederemo, Egizia, e la prossima volta non sarai così fortunata!».
Tubò come una civetta e scomparve in un mucchio di piume castane mentre Antino tentava di dire un semplice "Aspetta".



Culture- La guerraWhere stories live. Discover now