XII-Le voci della foresta

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Tommaso e Lucrezia

Il cuore gli correva in petto. Correva come un cavallo imbizzarrito. Se le voci che aveva sentito erano vere si dovevano allontanare in fretta da quel luogo.
« Dobbiamo andare!» esclamò Tommaso guardando la sorella« I corvi non mentono mai, lo sai.» guardò Aíbell che si era appena svegliata« Non mi dirai che non hai sentito niente, Aíbell!».
L'uccello gracchiò interrogativo e Tommaso si dette una manata in faccia. Possibile che lui, Semidio di dieci anni, dialogasse di più con i volatili che Aíbell, esemplare di tale categoria.
« I tuo fratelli hanno detto che c'è un gruppo di uomini misteriosi poco lontano. Temono che siano Greci, a quanto pare gli Irlandesi hanno deciso da che parte stare.» la sgridò Tommaso.
« Alt. Hai sentito i corvi della foresta?» domandò Lucrezia.
« Sì. Gli altri déi hanno ascoltato mamma e Núada: gli Egizi e gli Irlandesi adesso sono alleati.» spiegò.
« Quello che è successo stanotte deve aver scosso tutto il mondo della Mitologia. I Greci si staranno mangiando le mani.» Lucrezia che stava parlando della Mitologia era un evento più unico che raro, se il gracchiare tra gli alberi non lo avesse richiamato sarebbe rimasto a guardare sorpreso la sorella.
« Aspetta. Stanno dicendo qualcosa.» si fermò in silenzio ad ascoltare ad occhi chiusi, era uno dei suoi modi per rimanere concentrato« Non sono gli unici che hanno deciso, purtroppo. Dobbiamo allontanarci immediatamente.» ritornò dentro alla tenda e sistemò i sacchi a pelo, poi li infilò nello zaino. Lucrezia chiuse la tenda e la inserì nel loro bagaglio, poi guardò il fratello.
« E adesso?» domandò caricandosi lo zaino in spalla. Tommaso chiuse gli occhi e si portò le mani alla testa.
« Dobbiamo andare a Nord, verso il fiume Boyne.» rispose.
« Sono 52 Km!» esclamò sconvolta.
« Sì, ma dobbiamo arrivare là. Probabilmente è per Boann, ma non capisco il perché. Intanto andiamo, gli uomini si stanno avvicinando.» guardò Aíbell e Cailte che si alzarono in volo pronti ad indicare loro la strada« Basterà seguire i nostri amici.».
Lucrezia annuì ed iniziarono ad avanzare nel bosco seguendo i due uccelli. Nella testa di Tommaso, intanto, si affollavano le notizie degli altri corvi sparsi per la foresta che lo avvertivano delle presenze estranee pericolose. Il bambino stringeva l'elsa della Spada di Núada che teneva legata in cintura e sperava di non doverla estrarre. Non era sicuro che sarebbe riuscito ad usarla adeguatamente, anche se Badb l'aveva tranquillizzato.
Guardò la sorella e notò che anche lei stringeva la lancia di Lúg con entrambe le mani in diagonale davanti a lei, pronta ad usarla in caso di difficoltà. Si sarebbero difesi, ma da chi? Chi erano i loro nemici? Sicuramente i Greci, ma c'era qualcun altro che si era unito alla battaglia. Dalle voci dei corvi c'erano altre Mitologie che si erano aggiunte all'una o all'altra fazione: chi per convenienza, chi per vecchi dissapori, chi raccogliendo l'occasione che aspettava da tempo. Le creature della foresta non sapevano spiegare chi fossero, ne quale fosse il loro ruolo nella vicenda. Sapevano che erano pericolose e che molte non si sarebbe arrese pur di raggiungere il loro scopo. Ma qual era lo scopo? Ancora non si sapeva. Qualche uccello parlava di vendetta, qualcun altro della supremazia culturale sul mondo, ma nessuno aveva capito il perché. Tommaso, che aveva visto le guerre tra gli uomini nei telegiornali e nei video storici che collezionava suo padre, pensava che da qualunque parte fossero stati gli Irlandesi lui non avrebbe combattuto. Si sarebbe difeso, ma non avrebbe mai lottato per la sua Cultura, ne per qualcun'altra. Lui sarebbe rimasto neutrale e probabilmente anche Lucrezia.
Un rumore a destra li costrinse a mettersi in allerta, ma era solo uno scoiattolo che si stava svegliando con le prime luci del giorno. Il sole, infatti, stava sorgendo illuminando il buio della notte. Lucrezia spense la torcia di lì a pochi minuti e la infilò nello zaino senza smettere di camminare. La serietà della sorella aveva fatto capire a Tommaso che aveva preso molto sul serio il fatto che la loro vita fosse in pericolo e aveva paura che lei si preoccupasse troppo per lui. Sapeva quanto poteva essere protettiva, ma anche lui non si sarebbe permesso di perderla. L'uno avrebbe combattuto per salvare l'altro.
Un secondo rumore davanti a loro li costrinse a fermarsi e a stringere ancora le armi. Questa volta non si trattava di un animale: era unragazzo di vent'anni più o meno dai capelli biondo cenere e gliocchi verdi. Li guardò sorpreso, poi gridò:« LI HO TROVATI!». Non sembrava molto convinto nemmeno lui, ma la spada che portava tra le mani lo costringeva a rimanere serio.
Subito dopo il suo richiamo cinque persone li circondarono. Erano armati con lance e spade, ma qualcuno non aveva proprio niente.
« Ma che bella sorpresa. Temevo di metterci molto di più a raggiungervi.» disse uno di loro facendo stringere ancora di più le armi a Lucrezia e Tommaso.
« Jonatan MacPrince.» sibilò la ragazza a sguardo fermo.
« Sono felice che ti ricordi di me, non avevo voglia di ripresentarmi.» rispose l'ambasciatore.
« Cosa vuole?» chiese Lucrezia seria.
« Ucciderci.» disse Tommaso dopo un gracchio arrabbiato di Aíbell.
« No, è acqua passata. Certo: i Greci come me vi vorrebbero morti, ma i Gallesi qui sono di un parere diverso.» ammise MacPrince con un sorriso poco rassicurante.
« Ovvero?» domandò Lucrezia tenendo la lancia alta sul nemico.
« Vogliono catturavi e io non posso oppormi a loro: se credono che sia giusto non vedo perché no. Il mio principale obbiettivo è fermarvi, sia che vi uccida, sia che vi catturi.» l'ambasciatore alzò le spalle.
« C'entra il fiume Boyne, vero?» chiese Tommaso mettendo in agitazioneil gruppo. MacPrince alzò una mano e gli animi si calmarono all'istante.
« A quanto pare sapete già dove andare. Speravamo che foste ancora allo sbando. Questo cambia ogni cosa: un nemico consapevole è un nemico ribelle, e un nemico ribelle è un nemico pericoloso. Molto pericoloso.» fece apparire dal nulla la sua spada rosso sangue e provò a colpire Tommaso che doveva ancora estrarre la sua. Lucrezia parò il colpo con il corpo della lancia mettendosi tra i due mentre il fratello estraeva la lama il più velocemente possibile.
« Dov'è nostro padre?» domandò la ragazza con sguardo fermo.
« L'ho potuto mandare solo all'ospedale a causa della sua posizione. Ma tranquilla, voi non sarete così fortunati.» rispose MacPrince alzando nuovamente l'arma per colpirla. Lei parò nuovamente il colpo.
Tommaso, intanto, dovette stare attento: i cinque rimasti nel cerchio si erano stretti attorno a loro ad armi sguainate. Un Gallese alzò la spada per colpirlo e il bambino istintivamente si parò con la sua. L'uomo volò lontano, come trascinato verso gli alberi da unaforza misteriosa. Successivamente scoprì che i corvi della foresta non erano contenti di avere Gallesi nel loro territorio e che in cinque o sei lo avevano trascinato via. Un secondo si preparò ad affondare la lancia, ma Tommaso lo scansò e lo ferì alla gamba destra con un rapido movimento di gambe e braccia. Il sangue che uscì sembrò svegliare una forza nuova nel bambino che si preparò ad attaccare nuovamente. Il guerriero parò il colpo e rotolò via. Non poteva usare la gamba, ma era molto veloce lo stesso. Quello che il bambino identificò come Druido tentò di usare la magia, ma Tommaso la deviò con la spada. Lui lo guardò spaventato ed il bambino vedendo il suo riflesso nella lama fece altrettanto. Gli occhi erano diventati rosso sangue e assetati di vederne altro. Fino a poco prima odiava la guerra, adesso voleva gustarla e apprezzarla. Voleva vedere il dolore e il tormento nei vinti.
« Perché siete contro di noi » domandò cercando di eliminare quel desiderio per lui innaturale, gli occhi sembrarono tornare neri« Irlandesi e Gallesi sono molto simili.».
« Intanto proprio perché siamo simili.» disse il Druido che si era ripreso« Inoltre il Galles è molto legato alla Gran Bretagna e faremmo di tutto per aiutare la patria di cui anche voi fate parte.».
« Facevamo parte e non ne vogliamo fare più!» di nuovo quella sensazione, quel desiderio di vedere il sangue di quell'uomo scivolare e macchiare il terreno. La mandò via scuotendo la testa, poi un rumore metallico lo costrinse a voltarsi. Il ragazzo biondo che aveva indicato la loro presenza aveva parato la lancia del Gallese ferito che lo guardava interrogativo. Tommaso fece altrettanto con gli occhi neri di bambino curioso.
« Hai detto che siamo simili.» rispose il biondo a quella domanda muta« Allora perché lottare uno contro l'altro?».
« Dicevo che non aveva senso.».
« Come puoi, Ron?!» esclamò il Gallese con la lancia« Come puoi schierarti con loro?! Ricorda la leggenda!».
« Non ho mai creduto in questa guerra e ora ne ho le prove. Attaccarci a vicenda non ha alcun senso.» rispose il ragazzo pronto a combattere.
« Allora muori, traditore!» il Gallese provò a colpirlo, ma Ron scansò il colpo e gli spezzò la lancia con la spada. Si spostò per allontanarsi nella foresta, costringendo il Gallese a seguirlo con l'arma monca. Il Druido, intanto, aveva provato a colpire nuovamente Tommaso con un incantesimo e il bambino aveva parato il suo attacco con la spada. Il nemico, allora, aveva sfoderato una spada per combattere ravvicinati e Tommaso si era trovato a parare ogni colpo come meglio poteva. Più che bravura era istinto di sopravvivenza. Qualunque essere umano armato si sarebbe difeso da chi lo voleva uccidere. Schivò un attacco dall'alto con un salto, poi alzò la spada per colpire il Druido.
Esitò. Non voleva ucciderlo, allora perché stava attaccando con quella potenza? Doveva fermarsi prima che fosse troppo tardi.
" Non temere!" disse qualcosa nella sua testa " Ora arriviamo anche noi."
In breve il cielo si oscurò di piume nere e i corvi della foresta si lanciarono in picchiata sul Druido e su MacPrince che stava ancora combattendo contro Lucrezia. Lei si muoveva straordinariamente bene anche se non aveva mai usato un'arma di quel tipo. Riusciva a tenere testa all'ambasciatore che continuava a cercare punti ciechi per colpirla.
Quando gli uccelli arrivarono il Greco fu colto alla sprovvista ed iniziò a menare la spada per scacciare tutti quegli animali. Lucrezia raggiunse il fratellino che aveva ancora la spada a mezz'aria.
« Tutto bene?» chiese, lui annuì« Allontaniamoci in fretta.».
Aíbell e Cailte si staccarono dal gruppo di corvi avventori e si diressero nuovamente in mezzo agli alberi. Il sole era ormai alto e la strada si prospettava molto lunga ed insidiosa.
Non sapevano cosa li attendesse al fiume Boyne, ma qualunque cosa fosse era legata a una qualche leggenda che avrebbero svelato solo continuando a correre verso Nord.

Culture- La guerraWhere stories live. Discover now