Capitolo 16

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Pov Sascha

"Chiama il mio nome e salvami da me stesso"

Mi fa male la testa.
Un dolore lancinante all'altezza delle tempie.
Non riesco ad aprire gli occhi e sembra che la mia voce non voglia uscire.
Ma non mi interessa, quindi non ci provo nemmeno.
Le braccia sono pesanti, come coperte da qualcosa e mi da fastidio, vorrei strappare via qualunque cosa ci sia.
Poi sento una voce, o meglio, un singhiozzo.
Poi un altra.
Parole sconnesse.
Post, crisi, qualcosa, telefono.
Non mi è molto chiaro e sposto un po' la testa per cercare di sentire meglio, ma il mal di testa lancinante non me lo permette.
Emetto un mugolio, le tempie mi fanno davvero male.
Una delle due voci sembra essere più vicina.
Apro gli occhi e vedo mia madre.
Mi guardo in torno con fatica e vedo mia sorella, Salvatore e Giuseppe.
Ma non stefano.
Fai schifo.
Ciò che mi ha scritto mi rimbomba in testa.
Sei malato.
Sono un mostro, perchè sono nato così?
"Perchè non sono morto?" chiedo in un sussurro.
Mia mamma scoppia a piangere, ma al momento non mi interessa.
Giuseppe mi si avvicina.
"Sascha è una cosa buona non ti sembra?" mi chiede dolcemente.
Lo guardo fisso per qualche secondo.
"Giuse" la prima lacrima della giornata ed ho paura che sarà seguita da molte altre "almeno tu dimmilo"
Lui mi guarda confuso.
"Perchè non sono morto?" gli chiedo, sta volta devo sembrare più disperato.
"Sascha non-" comincia, ma viene interrotto "perchè io ti ho salvato piccolo stupido idiota"
Sposto lo sguardo da un lato all'altro del letto.
Ha parlato Sabrina.
"Ma tu hai paura del sangue" bisbiglio come se fosse l'informazione più importante del mondo.
Lei si siede, è nervosa, ma di un nervoso causato dall'agitazione.
Giuseppe mi si avvicina di nuovo "Ascoltami sascha, dormi un pochino ok? Quando stai meglio puoi farci tutte le domande che vuoi" dice serio, ma lo so che non è vero.
"Ok" gli dico però "ma non voglio che restate qui"
Loro sembrano quasi feriti, ma non mi interessa.
Loro mi hanno impedito di morire.
Ma è l'unica cosa che voglio fare davvero.
Appena escono mi metto seduto con estrema fatica, le gambe funzionano almeno un minimo, ma le braccia non reggono.
Mi guardo intorno, ma non c'è niente.
Niente che possa essere anche solo minimamente tagliente.
Cerco di alzarmi dal letto ma è impossibile ora come ora.
Lo sforzo mi fa respirare pesantemente, mi guardo le braccia.
Sono coperte delle garze bianche.
Le tolgo quasi lentamente.
Quando finisco di slegarle le faccio cadere a terra e mi guardo i polsi.
I tagli ancora ben visibili.
Riesco anche a ricordarmi qual'era il significato di ognuno di loro.
Passo leggere l'indice su uno dei tagli che ho fatto per Stefano.
Stefano non c'è, gli fai schifo, sei un mostro.
Mi graffio.
Gratto con le unghie cercando di riaprite i tagli.
Un po' ci riesco e mi fa sentire fottutamente meglio.
Continuo e i tagli si riaprono per quanto possono, i punti di sutura in parte me lo impediscono.
Il lenzuolo comincia a macchiarsi di sangue.
La porta si splanca e entrano due medici.
Mi corrono in contro e uno dei due mi blocca le braccia.
"Lasciami!" urlo "voglio morire! Non potete proibirmelo!"
Ma mi iniettano un sedativo e le forze cominciano subito a macarmi.
"Lasciatemi morire" bisbiglio, ma ormai so anche io di non poter fare niente.
I medici si allontanano e uno dei due si avvicina a mia mamma e mia sorella.
"Non potete lasciarlo da solo, mai, o potrebbe rifarlo"
Le lacrime mi rigano le guance, vogliono obbligarmi a vivere.
Poi sento qualcosa che mi fa stare un po' meglio "Sasha vai a medicargli le braccia per favore"
La ragazza entra nella mia stanza e mi era mancata.
Vederla entrare con la sua camminata leggere e i lunghi capelli neri legati in una treccia laterale.
Il suo sorriso dolce, come se effettivamente a qualcuno importasse di me.
"Hey sascha" mi dice dolce, ma lo vedo che è preoccupata.
"Ciao" le rispondo come riesco per colpa del sedativo.
Lei prende il disinfettante e comincia a ripulirmi i tagli "ma che mi combini tesoro?" chiede con gli occhi lucidi.
Probabilmente non aveva ancora visto la condizione delle mie braccia.
"La cosa giusta" e bisbiglio ancora più di prima perchè non vorrei che lei sentisse.
Si ferma un attimo "lo sai anche tu che non è vero" mi dice piano senza nemmeno guardarmi negli occhi.
"Ste mi odia, gli faccio schifo" dico come se fosse la risposta a qualsiasi cosa.
Lei intanto mi rimette le garze, la fermerei se non fosse che sono senza energie, poi passa all'altro braccio.
"Non ci credo" dice convinta, per lei il lieto fine esiste davvero.
Mi viene quasi da ridere, ma a parte una risata strozzata non esce niente "me lo ha detto, ha deciso di restare con la sua fidanzata e diventare padre, io non esito più"
Lei finisce velocemente di mettere la garza anche sull'altro braccio e poi mi abbraccia.
"Mi dispiace così tanto!" esclama stordendomi per l'altezza della voce.
Non ricambio, non voglio e non ci riesco.
Lei piano si allontana e mi guarda dispiaciuta.
"Io ora devo andare a lavorare, vengo a trovarti appena posso" dice dolcemente.
"Non serve" e mi sento un po' uno stronzo perchè lei ci sta male, ma è la verità.
Chiudo gli occhi, ma non riesco a dormire.
Troppi pensieri.
Troppi problemi.
Sento la porta che si apre, non mi lasceranno mai più solo, sta diventando peggio di un carcere.
"Sascha lo so che non dormi" e Salvatore.
Apro gli occhi quel tanto che basta per vederlo.
"Cosa volevi sapere oltre a perchè non sei morto?" mi chiede inespressivo.
Potrei chiedere tante cose e quasi non so da dove cominciare, ma c'è quella domanda che so essere più importante di tutte le altre.
Deglutisco a vuoto "Stefano sa che sono qui?" chiedo piano.
Lui annuisce anche se non sembra molto contento della domanda.
Io lo guardo come a chiedergli altro.
"È passato ma Sabrina l'ha mandato via" mi spiega conciso.
Ma io non accenno parola.
"Quando ti ha trovato avevi il cellulare e ha visto cosa vi siete scritti, quindi quando è arrivato l'ha mandati via" e sa volta penso che abbia detto tutto quello che sa.
Ma mi sbaglio.
"I medici dicono che è colpa sua. In realtà non dicono proprio così, ci hanno spiegato che hai avuto una crisi a seguito di una depressione post incidente e che i messaggi di Stefano sono stati la causa scatenante, o qualcosa del genere"
Aspetto quasi che mi dica che è una bugia, che non è colpa di Stefano ma colpa mia.
Però lui non lo dice.
"Lui non c'entra, è colpa mia" quindi lo dico io.
"Perchè sono un nostro, sono malato e ho cercato di portare dalla mia parte anche lui, non sono una persona normale" le lacrime escono agli angoli degli occhi e si perdono fra i capelli.
"Sascha non è vero!" esclama Salvatore guardandomi fisso.
Io ricambio lo sguardo "devo morire perchè non sarei mai dovuto essere nato"

Eccomiiiiiiii
E niente, non sono dell'umore per mettermi a fare chissà che commenti.
Grazie per i voti, sta volta ve ne chiedo 65 quindi se vi va votate.
Commentate se vi va e ci vediamo al prossimo capitolo.
Cioa ciao
Emma

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