Capitolo 11

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Pov sascha
Non so se è peggio sapere che Stefano per due giorni non verrà a trovarmi o sapere che in realtà di me gli interessa poco e niente.
Alla fine è rimasto pochissimo e io mi sono ritrovato di nuovo da solo senza poter fare niente di niente.
Essere coscente di non poter muovere le gambe è terribile.
È come se una parte di te non facesse più realmente parte di te.
Mi sento un vuoto dentro come se tutto stesse andando male.
E forse sono un po' stupido, ma in questo momento ho solo voglia di un abbraccio.
Ma non c'è nessuno con me.
Nessuno che mi dica che andrà tutto bene.
Quindi perchè pensarlo?
Ora non può fare altro che peggiorare.
Cosa potrebbe esserci di buono nella vita ora?
Mi sento come spezzato a metà.
Una parte sono io e una parte è totalmente fuori controllo e io non posso farci niente.
Poi lo sento.
Come un brivido al piede.
Una piccola possibilità.
E ci provo, ci provo con tutte le mie cavolo di forze.
Ma non succede niente.
Il mio piede è sempre fermo nello stesso punto e non accenna a muoversi.
Neanche un piccolo spostamento.
Ma io lo so cos'ho sentito!
Il mio piede si era mosso!
Qualcosa era successo, non me l'ero inventato!
Ce l'avrei potuta fare.
Probabilmente non c'ho messo abbastanza impegno.
Ma io lo so che posso farcela...
Piccole gocce salate mi bagnano le mani che stanno stringendo il lenzuolo.
Le nocche diventano bianche.
Sto odiando me stesso in questo momento.
Me e le mie stupide gambe che non ne vogliono sapere di muoversi.
Sta volta non c'è nessuno a fermarmi dal colpirmi le gambe più forte che posso.
Ad ogni colpo le lacrime aumentano, ma non posso farci niente.
Vorrei poter smettere di piangere ma è più forte di me.
Do un colpo più forte degli altri e mi sbilancio.
Provo a tenermi al lenzuolo, ma cado a terra.
Sbatto la testa contro le piastrelle della stanza e poi sento il rumore delle gambe che cadono.
E resto li.
Piango e resto a terra, neanche ci provo a rialzarmi all'inizio.
Sento il freddo delle piastrelle contro le braccia e la luce della lampadina sul soffitto mi fa bruciare gli occhi.
Mi asciugo le lacrime con le mani e provo almeno a spostarmi un poco da quella scomoda posizione.
Non riesco a trovarne una che sia minimamente sopportabile così mi rimetto seduto a fatica.
Devo tornare a letto, cerco di sollevarmi ma è impossibile.
Il lenzuolo scivola e finisce a terra con me.
Le gambe sono pesanti e non ci riesco.
Ci provo e ci riprovo, ma continuo a cadere.
Il letto sembra irraggiungibile.
Ci poggio la fronte e sento di nuovo le lacrime rigarmi le guance.
Sono queste piccole cose a farmi rendere conto di quanto la mia vita sia ora rovinata.
Afferro con fatica il cellulare da sopra il letto e seleziono un numero.
"Sasha per favore aiutami" mormoro al telefono.
"Arrivo" risponde subito lei.

Pov Stefano
Anche se ci provo in ogni modo non riesco a togliermi di mente il momento in cui ho baciato Sascha.
Tutti i momenti in cui ho baciato Sascha.
Le sensazioni che ho provato sentendo combaciare le mie labbra con le sue sono ancora vivi nella mia mente.
Penso che neanche impegnandomo riuscirei a dimenticarle.
Ma devo.
Io sto con Marina, sono felice con lei.
E Sascha è il mio migliore amico e gli voglio bene, ma in teoria dovrei limitarmi all'affetto fraterno.
Fra noi non dovrebbe esserci niente.
Voglio dire, sono sempre stato etero, perchè ora dovrei essere attratto da un maschio?
Credo che questa vacanza sia la cosa migliore.
Passare due giorni solo con Marina mi schiarirà sicuramente le idee.
Deve farlo, altrimenti non saprei come uscirne.

Ok scusate... Non odiatemi, ma devo interrompere qui.
So che è corto, quindi per farmi perdonare il prossimo lo porto prima del solito.
Giuro
Commentate se vi va e ci vediamo al prossimo capitolo
Ciao ciao
Emma

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