Capitolo 1

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Pov Sascha

Quello che è attualmente il mio gruppo di amici è composto da molte persone.
Gli amici, quelli importanti per davvero però, sono come dei fratelli, dei fratelli che ti scegli da solo.
Beh io di fratelli acquisiti ne ho tre.
Quando mi sono trasferito qui a Milano dovevo fare il secondo anno.
Mi sono iscritto a metà anno e quando sono arrivato in classe mi hanno fatto sedere affianco a Giuseppe.
Lui era alto già all'ora, coi i capelli corti e scuri e lo sguardo gentile.
Certo, al tempo non ci prestai troppa attenzione al suo sguardo quasi protettivo, ma mi accorsi di come fosse gentile anche caratterialmente praticamente subito.
Non ho particolari problemi a farmi amici, sono espansivo e vado d'accordo praticamente con tutti, ma essendo quello nuovo non potevo inserirmi a caso in un gruppo già formato.
Per questo la prima ricreazione passata in quella scuola già m'immaginavo di dover rimanere in classe da solo.
Invece, contro ogni aspettativa, al suono della campanella Giuseppe si alzó e mi fece segno di seguirlo.
"Forza vieni" mi disse "ti presento qualcuno così almeno non sei mai solo."
E non potrò mai ringraziarlo abbastanza perchè effettivamente da quel giorno non sono mai stato solo.
Comunque, mi alzai e lo seguii percorrendo un lungo corridoio.
Durante quel breve tragitto mi disse di prepararmi perchè i suoi amici non erano propriamente normali.
Mai definizione fu più azzeccata, l'unico problema fu che la mia aggiunta a quel trio non aveva fatto altro che far perdere altra normalità.
Ci avvicinammo a questi due ragazzi che scoprii essere del primo anno.
Giuseppe mi presentó e il primo a stringermi la mano fu quello più alto, anche se comunque non era altissimo, "Salvatore" si presentó.
Portava degli occhiali non troppo grandi con delle lenti che sembravano due fondi di bottiglia e l'apparecchio.
Era talmente magro che sembrava il vento potesse portarselo via, ma nell'insieme non stonava con tutto il resto.
Io risposi con un veloce "sascha" di cui non so quanto capirono.
Molti rimangono confusi all'inizio, la domanda classica è "ma non è un nome da femmina?" e ogni volta l'unica cosa che posso fare è spiegare che non lo è e provare a dire che in russia viene usato anche per gli uomini.
Al che la risposta di molti è "ma quindi sei russo!" e li non so se dargli un pugno sul naso o cosa.
Subito dopo l'altro ragazzo mi strinse la mano a sua volta "sono Stefano" si presentó quello che in quel momento era il più basso con un sorriso.
E che sorriso.
E la sua voce poi, magnifica anche quella.
Non che fosse niente di speciale, ma era la persona a cui era associata che la rendeva il suono più bello del mondo.
Distolsi l'attenzione dal suo sorriso e la concentrai su tutto il resto.
Aveva gli occhiali grandi e dalla montatura nera, i capelli tirati su in un ciuffo ordinato e dei bellissimi occhi marroni che nonostante il colore relativamente comune riuscivano ad essere particolari.
Io ricambiai la stretta e dissi nuovamente il mio nome, questa volta scandendolo meglio.
Questo era stato solo l'inizio, il momento che mi aveva fatto conoscere i miei migliori amici, i miei fratelli.
Era stato uno dei momenti più importanti della mia vita.
*********
Io e Stefano eravamo andati d'accordo fin da subito, avevamo una sintonia anche maggiore rispetto agli altri.
Ci eravamo affezionati molto l'uno all'altro e passavamo moltissimo tempo insieme.
Non c'era voluto molto perchè Giuseppe e Salvatore cominciassero a guardarci con occhio attento, il primo preoccupato per quello che avremmo potuto combinare e il secondo semplicemente dubitava della nostra intelligenza.
Probabilmente è stata anche questa sintonia a farmi innamorare di lui, questo rapporto che riuscivamo ad avere solo noi.
Adesso è tutto un po' diverso.
Due anni fa è comparsa Marina nelle nostre vite e Stefano ha cominciato ad allontanarsi da noi.
Non troppo ovviamente, ma io personalmente questa distanza l'avevo sentita moltissimo.
Non passavamo più tutto il nostro tempo insieme, ed è in quel momento che ho realizzato tutto.
C'erano state delle mie scenate di gelosia senza motivo che fortunatamente erano sempre capitate mentre ero solo e dei batticuore non programmati.
Tutte cose che dopo un po' di tempo avevo collegato all'amore.
Ovviamente non subito all'amore quello vero.
Inizialmente pensavo fosse una semplice infatuazione e il problema non era nemmeno mai stato il fatto che Stefano fosse UN lui, quanto più che altro che fosse LUI.
Volevo farmela passare, ma poi il sentimento è cresciuto, o forse l'ho semplicemente scoperto meglio e ho capito di non poterne fare a meno.
Stefano e l'amore che provo per lui sono due cose fondamentali della mia vita.
Ma è in questi momenti, quando non pensi nemmeno che qualcuno potrebbe scoprirti, che ti scoprono.
Non ci vuole molto perchè quello che era per te un segreto importante non sia poi più tanto segreto per qualcun altro.
Era da un po' che avevo scoperto questo sentimento, ma non era da tanto che l'avevo accettato, quando Giuseppe mi aveva chiesto di parlare solo noi due.
"Sei strano ultimamente" cominció facendomi già preoccupare "c'è qualcosa che vuoi dirmi?" mi chiese.
Io scossi la testa velocemente, forse anche un po' troppo e "tutto normale" risposi.
Ma non l'avevo convinto.
"Mi era sembrato che avessi cominciato a evitare Stefano fino a qualche giorno fa" mi disse, probabilmente per darmi un input per spiegargli ciò che mi passava per la testa.
Io sospirai cercando di prendere tempo per trovare una scusa sensata "ma no, non è successo nulla, te lo giuro" non l'avevo trovata.
Lui mi guardó fisso per un paio di secondi "sai che puoi dirmi tutto vero?" mi chiese con un tono dolce misto al preoccupato.
Era un tono che mi aveva quasi spaventato, probabilmente si era convinto che uno dei due avesse fatto un torto molto molto molto importante all'altro.
Ma mi sbagliavo e lo capii subito.
"Tu sai che noi resteremmo tuoi amici nonostante tutto vero? Anche se ci dicessi qualcosa che magari può sembrarti sbagliato" mi disse cercando di rassicurarmi.
E riuscì a farlo davvero, bastó quella piccola frase per farmi calmare e vedere quella conversazione da un altro punto di vista.
Quel momento era una possibilità, un'occasione per poter parlare con qualcuno di quello che provavo e che in quel momento ancora un po' mi spaventava.
"Sinceramente non so bene come funzionano queste cose" cominciai "voglio dire, non so se dovrei dirti che sono gay, oppure che sono bisessuale, o che sono etero ma non troppo, non l'ho capito bene neanche io. Però so una cosa per certo, mi piace Stefano e anche tanto" spiegai velocemente.
Subito dopo arrossii e abbassai lo sguardo, l'unica cosa che riuscivo a pensare era che non avrei dovuto dirlo.
L'ansia era a livelli altissimi.
Se lui non mi avesse accettato?
Se avesse deciso che ero sbagliato e l'avesse detto a Stefano?
Se mi avesse allontanato da loro perchè gli facevo schifo?
Ma non successe "lo sapevo già sascha. Anzi, sarebbe meglio dire che lo sospettavo" mi spiegó tranquillamente.
Io lo guardai con occhi e bocca spalancati "quindi non vuoi allontanarmi da voi? Ti vado bene lo stesso?" chiedi confuso.
Al che lui rise "ma ti sembrano cose da chiedere? Ovvio che vai bene lo stesso!" mi disse poi.
E da quel momento lui era stato l'unico a saperlo ed era stato anche l'unico ad aiutarmi in momento di difficoltà.
Col tempo la cosa più importante che avevo capito era che trasferirmi a Milano quel giorno di quattro anni fa era stata la cosa migliore che potesse capitarmi.

Eccomi qui!
Come vi sembra?
A me sta piacendo molto scrivere questa storia quindi mi farebbe piacere sapere che ne pensate.
Lasciate un commento se vi va e ci vediamo al prossimo capitolo.
Ciao ciao
Emma

Ricordo inoltre che gestisco su instagram la page @saschefano_forever

We are simply us ||saschefano||Where stories live. Discover now