Capitolo 5

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Dal capitolo precedente(?)
E lo faccio di nuovo, faccio quella cosa di cui so che mi pentirò, ma me ne pentirò il millesimo di secondo dopo, quindi ormai tanto vale goderselo quell'errore.

Pov Stefano
Vedere Sascha dall'altro lato della porta mi aveva stupito.
Pensavo fosse arrabbiato con me, ma invece eccolo qui.
Mi si avvicina velocemente e in un attimo sento le sue labbra sulle mie.
È strano come un bacio così piccolo e innocente possa farmi provare così tante emozioni contrastanti in così breve tempo.
Una parte di me mi urla di allontanarlo, mi dice che non posso baciare il mio migliore amico, però è totalmente sovrastata dall'altra parte di me che mi dice di godermelo quel bacio perchè è la cosa più bella che mi sia mai capita.
Chiudo gli occhi e faccio per rispondere come posso a quel bacio, che alla fin fine non è altro che una lieve pressione, quando Sascha si allontana bruscamente.
Nonostante le nostre labbra non siano più attaccate i nostri corpi sono ancora così dannatamente vicini che non riesco a pensare razionalmente.
Mi sento così stupido, ma l'unica cosa che voglio fare è ripetere quel bacio nonostante so che è stato sbagliato.
"Ora sai perchè mi comporto così" bisbiglia allontanandosi quel tanto che basta per far ricominciare il mio cervello a funzionare correttamente.
Lo vedo girarsi e allontanarsi lungo il marciapiede.
Vorrei urlargli di fermarsi, ma non ci riesco.

Pov Sascha
Quanto sono stato stupido!
Sapevo di non dovermi aspettare troppo, ma non sono riuscito a farne a meno.
Quando stai baciando qualcuno che ti piace da sempre, anche se sei coscente che non verrai ricambiato, ci speri lo stesso.
Beh quando poi non ti senti ne respinto ne accettato è come un pugno nello stomaco, l'indifferenza è la cosa peggiore.
Avrei preferito che di arrabbiasse e che mi respingesse urlando piuttosto che vedere i suoi occhi così vuoti.
Non capire cosa prova, non sapere se mi odia.
Ho appena attraversato la strada e sto per tornare al nostro parco quando mi suona il telefono.
Non voglio uccidere un'altra volta la speranza, così rispondo e basta, senza guardare.
"Sascha!" sento esclamare Giuseppe dall'altro lato del telefono.
"Hey..." gli rispondo piano.
Di voglia di parlare non ne ho in generale, figuriamoci con lui che probabilmente è anche più preoccupato della Sabri.
"Dove sei?!" sembra quasi arrabbiato.
"È inutile che mi cerchi, sono dove può trovarmi solo ste-" e giuro che vorrei finirla quella frase, ma proprio non posso.
Giuro che non è un capriccio, ma un obbligo.
Prima mi sento come un blocco in gola e poi sento tutto il resto.
Il telefono che mi scappa via e io che cado.
Sento tutto, i piedi che si alzano da terra e il contraccolpo alla schiena, il ginocchio destro che tocca terra seguito dal fianco e dalla spalla, poi la testa.
Sento la tempia e lo zigomo sbattere sull'asfalto e rimbalzare per poi toccare di nuovo terra.
Quasi non sento dolore, è come se tutto fosse anestetizzato e insonorizzato.
Sposto di pochi centimetri la testa e vedo l'asfalto coprirsi di sangue.
È assurdo come in questo momento ho quasi accettato la morte, ho semplicemente capito che ormai è andata, sento che non c'è più niente da fare.
E mi sta bene, non ho niente di cui lamentarmi.
Ma poi vedo alcuni uomini avvicinarsi e sento la voce di una donna che sta chiamando l'ambulanza.
"Resisti caro!" mi sento dire da una ragazza che mi si è inginocchiata affianco.
"Come ti chiami?" mi chiede dolcemente poggiandomi qualcosa sul lato della testa che ho sbattuto.
"Lascialo in pace!" esclama qualcun'altro.
La sento spiegare che studia medicina, ma non la lascio finire e le rispondo.
Mi sta simpatica, ha uno sguardo dolce e assomiglia un po' a mia sorella.
Sembra brutto ma mi è quasi familiare e mi fa stare meglio.
"Sascha" le dico e sento male alla cassa toracica.
Mi scappa un piccolo colpo di tosse che fa ancora peggio.
"Ti chiami come me sai?" dice lei sorridendo "quanti anni hai?" chiede sempre con quel tono dolce.
Lo so perchè mi fa tutte queste domande, l'ho letto da qualche parte che tenere il cervello attivo è fondamentale, finché rispondo sanno che sto "bene".
"18" le rispondo.
Risposte brevi e concise, altrimenti tossisco ed è solo peggio.
"Stai in quinta! Dai che la tortura è quasi finita, un paio di mesi e poi è andata" mi dice ridacchiando.
Io annuisco e vorrei rispondere ma non riesco nemmeno più ad aprire la bocca.
"Hey sascha stai con me! Non te ne andare, stai sveglio" mi dice con più ansia, probabilmente non sto messo affatto bene.
Io annuisco.
Non lo so perchè, ma con tutto l'impegno che ho apro di nuovo bocca "vieni con me, se non muoio voglio ringraziarti" lo sento anche io che il mio tono è stanco e un paio di colpi di tosse mi scappano.
"Certo tesoro, ma non preoccuparti, non muori, adesso l'ambulanza arriva ok?" mi dice con la voce quasi spezzata, non dev'essere facile.
Le sento le sirene che si avvicinano e mi concedo di chiudere gli occhi.
Mi sento caricare su una barella e stringo la mano della ragazza.
Non voglio restare solo.
Lei sale con noi anche se i medici non sembrano entusiasti.
Durante il viaggio sento frasi che pensavo dicessero solo nei telefilm, ma poi tutto si fa buio.

Ok sono stronza, e sto capitolo è pure corto, ma io lo volevo così quindi ve lo beccate così.
E niente
Commentate se vi va e ci vediamo al prossimo capitolo.
Ciao ciao
Emma

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