XXV Capitolo

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Epilogo

Provenza, 1950


Ian

Il mio sguardo si perde in lontananza, mentre campi color di lillà spumeggiano fra le occhiate smeraldine delle colline.

Si percepisce ancora un leggero sentore di dopoguerra, ma sono trascorsi già cinque anni dalla fine del secondo conflitto mondiale e tutto sembra, anche se con fatica, volgere il proprio coraggio verso un futuro degno di speranza e di buon auspicio.

Già, sono trascorsi però ben dieci lunghi anni dall'ultima volta in cui ho messo piede nella magica terra della Provenza.

Adesso non sono più neanche l'ombra dell'uomo che ero un tempo, non mi appartiene più niente di quel tedesco senza cuore e senz'anima. Sento qualcosa di magico nell'aria, perché so che nel più recondito angolo del mio cuore serbo il sogno di poterla ritrovare. Quella ragazzina ormai diventata donna e sicuramente madre. Il sottoscritto è completamente libero dal passato e da ogni tipo di dovere militare, perché la guerra non fa più parte di me. Quel giorno lontano in cui qualcuno mi incolpò di aver nascosto quella giovane ebrea e di esserne lo sporco amante ha marchiato sulla mia pelle un'infima bugia per tutta la vita. Ho lottato con le unghie e con i denti per non esser punito ingiustamente dai miei superiori e soprattutto per non rischiare la morte. Sì, un nazista fedele come me, completamente innocente, l'ha passata liscia, grazie all'aiuto di qualche conoscenza di alto lignaggio ottenuta grazie al mio caro e defunto padre. Anche lui a suo tempo diletto esponente della divisa tedesca.

Oggi rappresento soltanto Ian Weber. Né più, né meno. Resterò pur sempre un glorioso germanico con il passato da buon seguace del Fuhrer, ma ormai sono diventato un uomo nuovo.

Perché anche se ho ucciso tante di quelle persone, non sono mai andato contro al regime dittatoriale. Mai e poi mai. Non che mi renda onore, lo so. Ma in quegli anni nel mio cuore vi era finalmente una sola donna e così è stato per tutto questo tempo trascorso lontano da lei.

Ci siamo innamorati nel momento sbagliato l'uno dell'altra, senza sapere che destino potessimo mai avere, ma nonostante quel giorno abbia perfino lei stessa sospettato della mia colpevolezza, non sono mai riuscito ad odiarla o a dimenticarla.

Gemma Proveaux era in una posizione difficile e soprattutto era una donna sposata. E lo sarà ancora, a malincuore. Ma devo provare a ritrovarla, per questo sono venuto fin qui. L'ho giurato a me stesso e a lei, il tempo trascorso e la nostra lunga lontananza non mi fermeranno.

Abbiamo vissuto pochissimo tempo insieme, ma in quel breve periodo ho conosciuto talmente tanto di lei, che non avrei mai potuto esserne partecipe neanche se avessimo trascorso dieci anni insieme. Sì, lo stesso lasso di tempo in cui siamo stati lontani. Ma non voglio pensare ulteriormente al passato, ora conta soltanto il presente. Non mi interessa sapere chi ci ha divisi, se c'è stato davvero qualcuno che lo ha fatto di proposito, perché nonostante gli anni passino la mia memoria non mi inganna.

Lo sapevo, l'avrei trovata nella stessa casa di un tempo. La tenuta Proveaux, quella che mi ospitò come vigilante in quel lontano 1940.

L'estate più bella e calda della mia insulsa vita da ufficiale.

Fin dal primo momento in cui la vidi, quella timida e impacciata creatura mi tolse il fiato e tuttora le mie notti sono fatte del suo sorriso e del sensuale ricordo del suo corpo fra le mia braccia.

È ancora meravigliosa, la riconosco da lontano. Mi avvicino con il cuore in gola e la trepidante emozione fa vacillare il mio passo.

Ha indosso un abito tipico del periodo, il suo minuto e perfetto corpo è maturato. Le sue curve sono fasciate da un allegro motivo floreale con una cintura stretta in vita che fa risaltare la sua figura. Anche il volto è cambiato, i lineamenti si sono definiti e aggraziati, mentre quegli occhi da cerbiatta sono ancora gli stessi, deliziosamente adorabili.

L'amante tedesco (Disponibile anche in cartaceo)Where stories live. Discover now