IX Capitolo

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Gemma

La sera stessa mi sto coricando nella mia camera, sono sfinita dalle emozioni della giornata. Devo dire che mi hanno stancato soprattutto i rimproveri di mia suocera relativi al mio comportamento avuto nei confronti di Ian Weber.

Il pranzo domenicale è sacro, a maggior ragione quando ci sono ospiti al cospetto di casa Proveaux.

Ora mi incolpa pure di aver istigato il già presente astio dei tedeschi verso i francesi e l'intero panorama nazionale. Se suo figlio morirà, dovrò averlo come rimorso sulla coscienza per tutta la vita.

Bene, sono pronta a soccombere sotto questo macigno fino a che la morte non mi verrà a prendere.

Mi strucco davanti allo specchio della toeletta: prima un leggero filo di ombretto color carne, poi un po' di fard sulle guance che ritornano pallide come quelle di un fantasma.

Ora resta un filo di matita nero intorno agli occhi e il rossetto che ha il colore del naso di un pagliaccio.

Al contempo amo e detesto questa tonalità, ma ogni tanto mi piace cambiare dal solito rosa tenue e quasi invisibile.

Sono talmente presa dai miei pensieri e dal mio volto riflesso che non percepisco neanche aprire la porta, ma una voce familiare mi risveglia dal mio torpore.

«Non toglietelo, fatelo per me».

Mi volto affannata e preoccupata, maledicendo me stessa per non aver chiuso a chiave la mia stanza.

«Siete bellissima così al naturale, soltanto con quel filo rosso e sensuale sulle labbra...»

Ed ecco Ian Weber davanti a me, già indaffarato a chiudere la porta con un giro di serratura.

«Siete impazzito? Come faccio a liberarmi di voi? Non vi è bastato il mio comportamento oggi a pranzo?»

La sua faccia è piena di desiderio inappagato e di quella affascinante sfrontatezza, che anima ancor di più la fantastica luce dei suoi occhi.

«È proprio questo che mi ha permesso di trovare il coraggio di arrivare fin qui. Avevo già intenzione di farlo da tempo, ma oggi la vostra conferma mi ha per così dire..... incoraggiato».

«Io vi ho incoraggiato? Mi sono comportata in quel modo, perché siete stato voi il primo a offendere la mia dignità di donna sposata!»

Lui ride in modo goliardico, con quel ghigno da dannato bastardo, che lo rende magnetico e affascinante.

«Non fate la santarellina! Anche voi avete stuzzicato i miei desideri più nascosti, gli stessi che avete provato la prima volta che mi avete incontrato, non è vero?»

Non rispondo, perché so che in parte sta dicendo la verità, una verità che mi fa vergognare di me stessa e mi logora dal giorno in cui è giunto a casa nostra.

Mi stringo ancora di più nella vestaglia di seta e lo guardo mantenendo un cipiglio minaccioso.

«Mi sono soltanto vendicata del vostro atteggiamento insulso e delle vostre ammiccanti e sfrontate battutine...»

L'ufficiale ha la giacca della divisa completamente aperta, sotto quella canottiera aderente che mi ha fatto passare tante notti in bianco, mette in risalto il suo petto perfetto e glabro.

Non so niente di lui e della sua vita, ma per la prima volta non mi importa.

Basta una sola occhiata e mi perdo in quel paradiso rapito dai suoi occhi.

L'amante tedesco (Disponibile anche in cartaceo)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant