V Capitolo

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Gemma

Finalmente scorgo alla finestra l'arrivo di Pierre, sono felice di non dover sorbirmi da sola le angherie di mia suocera. So che mi considera inutile per tutto, quindi immaginate il giudizio che ha su di me per quanto riguarda l'amministrazione della tenuta e l'aspetto contabile inerente ai terreni posseduti.

Sono contenta della presenza di questo ragazzo poco più grande di me, è serio e diligente, ma soprattutto sa sempre come trovare la soluzione ad ogni cavillo.

È un genio con i numeri e un ragioniere davvero in gamba, ma dall'altra la sua estrazione sociale è abbastanza umile, così dà un aiuto anche dal punto di vista agricolo. È un ottimo e instancabile bracciante.

Scendo le scale per dirigermi ad aprire la porta e farlo accomodare nell'ingresso.

Me lo ritrovo davanti in abiti sobri e abbastanza comodi, ma visto che oggi dovrà occuparsi soltanto di conti, noto che è leggermente più elegante rispetto al solito.

Già, visto che dovrà coadiuvare mia suocera a causa del suo intenso virus intestinale, se ne starà in santa pace nello studio della signora a mandare avanti la contabilità rimasta in parte indietro.

Sembra felice all'idea di poter stare in una specie di ufficio per la prima volta nella sua vita.

Ha gli occhi scuri, sguardo bonario e i capelli mossi di un castano chiaro. Non è molto alto, in fondo ha solo poco più di vent'anni.

La sua presenza allieta l'umore, perché sprizza simpatia da tutti i pori, ma soprattutto dovete sapere che ha un debole per la sottoscritta.

Fin quando a casa c'era mio marito, non mi ero mai accorta di questo, ma dopo la partenza di Janvier ho iniziato ad avere il forte sentore della sua predisposizione nei miei confronti.

Al principio ho pensato fosse soltanto una simpatia fraterna, ma poi ho notato che arrossisce spesso quando mi guarda e appena può mi riempie di apprezzamenti molto dolci e teneri.

Anche adesso è lì pronto a fissarmi con quei suoi occhioni pieni di adorazione.

Non è mai arrivato a farmi complimenti sfacciati o a provarci direttamente, ma so che se non fossi sposata lo farebbe sicuramente.

«Salve, Pierre. Mi dispiace averti fatto chiamare così precipitosamente, ma mia suocera non sta bene...»

«Figuratevi, non dovete preoccuparvi, signora. Spero che si riprenda presto, ma ovviamente sono sempre disponibile ad aiutare con piacere».

Lo faccio entrare con un sorriso gentile e aperto, ma lui prima di permettermi di chiudere la porta si sofferma sull'uscio. Il ragazzo guarda fuori verso un punto indefinito con aria quasi assorta.

«Hai dimenticato qualcosa?»

«Oh, no. Soltanto che venendo qui ho visto un tipo alto e un po' altero vestito con la divisa da nazista provenire da casa vostra e mi chiedevo....»

«Sì, è un soldato tedesco e da due settimane soggiorna qui proteggendo la nostra abitazione. Dovremo ospitarlo per un bel po'» gli rispondo percependo un certo calore al volto.

«Ah, ovvio, vengono a proteggere le case dei più ricchi, quegli infami! Se solo potessi fare una strage e farli scomparire tutti!»

Le sue parole covano un immenso astio e non ho mai visto quell'angelico volto venire travolto da un simile rancore.

«Non dire certe cose, Pierre. Tu sei un ragazzo buono e dal cuore d'oro, non devi sporcarti le mani con chi non lo merita».

Quelle affermazioni mi vengono spontanee, ma non appena varchiamo l'ingresso dello studio, lui mi prende le mani inaspettatamente.

L'amante tedesco (Disponibile anche in cartaceo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora