XVII Capitolo

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Gemma

Il sole sta per scomparire in questo tramonto di fuoco estivo, mentre nella momentanea quiete accompagno la giovane Avigail nel suo nascondiglio.

Già, l'apparente rifugio sicuro che le ho trovato. Approfitto del fatto che intorno alla casa non c'è nessun tipo di tramestio, né da parte dei domestici o di altri dipendenti, né da parte di mia suocera. Non devo preoccuparmi neanche di Janvier, visto che da quando è arrivato non fa altro che restare rinchiuso nella nostra camera matrimoniale.

«Credete davvero che sarò al sicuro, signora?»

È l'ennesima volta che la ragazza mi fa la stessa domanda, ma in fondo devo comprenderla. Ne va della sua vita e anche della mia reputazione, ma non mi importa di me stessa, ma bensì di questa giovane creatura. Lei che ha lottato tanto contro l'infame destino che si è portato via la sua intera famiglia, non può vedersi sfuggire ancora la vita dalle mani.

I suoi occhi mi parlano perfino attraverso il silenzio, supplicandomi di prometterle che nessuno la scoprirà. Vorrei tanto fosse una rondine in grado di poter scappare via e migrare in un luogo più sicuro, dove la guerra non esiste e i nazisti non hanno mai visto la luce.

Le stringo la mano e le lascio un bacio sulla fronte.

«Ti prometto che farò di tutto per proteggerti...l'unico problema è che non so cosa posso inventarmi quando non ti presenterai al lavoro. Riferirò semplicemente che ho sentito dire della tua improvvisa partenza...ei dovuta andare a trovare una lontana parente in un paese qui vicino. Credo possa essere una saggia decisione...almeno solo una soluzione temporanea».

«Va bene, signora. Spero che vi credano e la mia sparizione non desti ancor più sospetto».

La fissai rassicurandola con un sorriso.

«Per i pasti, non preoccuparti, verrò io a darti qualcosa ogni giorno. Cercherò di trovare un momento della giornata, in cui nessuno possa vedermi. Ora ti lascio».

Poi mi sento stringere in un ultimo poderoso abbraccio.

«Grazie, signora. Che Dio vi benedica».

Lascio una carezza sul suo visino e dopo aver risalito una piccola scaletta, chiudo l'apertura della botola per poi sprangarmi alle spalle la porta dello sgabuzzino.

Bene, credo che questa trovata possa funzionare. Una botola sotterranea celata da un grande tappeto dentro una specie di ripostiglio, a sua volta all'interno di un'ampia cantina.

Risalgo i gradini che portano in giardino e poi mi richiudo alle spalle l'ultima porta per dirigermi infine verso l'ingresso della tenuta Proveaux.

L'edificio infatti è diviso in due parti: la cantina, il capanno degli attrezzi e il giardino sulla sinistra, mentre l'intera casa situata sulla destra.

Devo assolutamente salire in camera nostra e vedere se mio marito ha bisogno di qualcosa; altrimenti mia suocera me la farà pagare veramente cara, se non ricopro il perfetto ruolo di moglie.

Non ha più provato a toccarmi, ma so che prima o poi lo rifarà e non voglio immaginare che proposta indecente la sua mente le proporrà per assecondare i suoi piaceri più nascosti. Non posso certo rifiutarmi, sono sua moglie e resterò tale, anche se preferirei morire all'istante.

In camera non c'è, di solito si riposa un po' sul letto o si accoccola sulla sedia a rotelle di fronte alla finestra.

Mi preoccupo non poco, vista la sua assenza. E se fosse caduto o fosse svenuto...magari è stato lasciato qualche momento da solo?!

L'amante tedesco (Disponibile anche in cartaceo)Where stories live. Discover now