III Capitolo

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Gemma

I giorni trascorrono lenti e inesorabili, sto facendo di tutto per evitare di incontrare l'ufficiale tedesco. Lo so, è impossibile, visto che abitiamo nella stessa casa.

È impensabile non incontrarsi, ma per fortuna evito di incrociare i suoi sguardi le poche volte che lo noto nel corridoio.

Sono felice all'idea che rientri tardi la sera e se ne vada quasi subito nella sua stanza, mentre la mattina esce davvero molto presto.

Mi affaccio ogni volta dalla mia camera al piano di sopra per vedere la sua virile figura vestita da quella divisa verde militare che gli va a pennello.

Non vorrei ammetterlo, ma in fondo, la camera matrimoniale adesso è diventata soltanto mia ed è l'unico luogo in cui mi sento libera di appartenere a me stessa.

Lì non c'è mia suocera, mio marito per ora non esiste più nella mia vita e nei miei pensieri e così rimango solo io a guardare il mondo con i veri occhi, con cui vorrei osservare tutto ciò che mi circonda.

Passo le giornate come al solito: mi occupo di controllare i campi della tenuta dei Proveaux.

Da quando non sono più nubile sono anche mie, ma io lo considero soltanto un modo per preoccuparmi di qualcosa che non mi faccia annoiare o sbadigliare tutto il giorno in giro per casa o con il naso fra un libro.

Ho sempre amato leggere, ma ormai ho letteralmente esaurito ogni volume della prestante biblioteca della famiglia Proveaux.

Devo dire anche che da quando è arrivato il soldato tedesco, ho una strana voglia di darmi da fare per tutta la casa, ma non so da dove cominciare.

Già, la signora Rosemary è davvero tremenda nei suoi giudizi, però posso affermare che almeno ha tentato di istruirmi per farmi diventare una buona donna di casa.

Niente da fare, non sono portata per certe cose, credo sia per il mio fisico mingherlino e soprattutto per il fatto che faccio cadere ogni cosa che tocco.

Il mio improvviso desiderio di rassettare casa, penso sia dovuto al vano tentativo di evitare la possibile e improvvisa presenza di Ian Weber.

La soluzione più ovvia e sicura sarebbe rimanere confinata fra le quattro mura della mia stanza, ma non posso seppellirmi viva!

È incredibile ciò che sento quando lo osservo in lontananza, sembro quasi un animale che fiuta a distanza l'arrivo della sua preda.

Ogni giorno se ne va a passo spedito con la sua giacca verde rifinita di bottoncini dorati, gli stivali di pelle nera ben calzati per tenere fermi i pantaloni della divisa, mentre un piccolo cappello a barchetta della stessa sfumatura di colore rende il suo profilo fiero e ammiccante.

Lo seguo con gli occhi fino alla linea dell'orizzonte che si staglia sulle colline, poi faccio scivolare la tenda della mia finestra fra le dita e dentro al mio cuore prego di far giungere presto il buio per sentire la porta dell'ingresso riaprirsi con un fievole scricchiolio.

In seguito dei passi veloci raggiungono la porta del suo temporaneo rifugio, per poi chiudersela alle spalle con un tonfo ben poco raffinato.

Dalla quella prima volta non ci siamo mai realmente più scontrati, ma visti soltanto di sfuggita per un semplice saluto di cortesia.

Sophie si occupa di tutto quello che riguarda il nostro ospite: dalla prima colazione fino al momento in cui va a dormire.

A volte, mi vergogno di me stessa, perché sono trascorse soltanto due settimane dal suo arrivo, ma la sua presenza mi fa compagnia anche se non ci vediamo o non ci parliamo.

L'amante tedesco (Disponibile anche in cartaceo)Where stories live. Discover now