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Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei sottolineare due cose. La prima: questo libro è terminato e tengo a sottolineare che i personaggi e la storia non possono essere copiati in alcun modo. Secondo: vorrei ringraziare di cuore le persone che stanno leggendo, votando e commentando la mia storia. Ma soprattutto coloro che stanno per iniziarla. A questo punto, non mi resta che augurarvi buona lettura.

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Alle persone che continuano a lottare
ogni giorno. Siate forti, sempre.

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"Eccoci qui, Alyssa. È arrivato il momento" mi ripetei, mentre il cuore incominciava a battere lasciandomi senza fiato.

Ero sopraffatta dall'ansia e non riuscivo nemmeno a spazzolarmi i capelli neri e mossi. Emisi uno sbuffo snervato allo specchio.

Non avrei combinato nulla con quell'agitazione e poi... Perché ero così preoccupata per un semplice tizio di nome Garrett Hayward che avrebbe condiviso il mio appartamento bi-locale a Londra assieme a me?

Conoscevo il suo nome grazie alle e-mail che ci eravamo mandati, dopo che avevo postato l'annuncio sul The Sun. Sapevo che studiava all'università e che amava la musica e altre informazioni che al momento non mi venivano in mente.

"Che sarà mai...?" Mi ero ripetuta svariate volte questa frase, un po' per farmi coraggio, e un po' per evitare di sprofondare nel panico
all'idea che un completo sconosciuto — o quasi — abitasse nel mio appartamento.

Ma non era risultata una buona idea. I giorni passavano e la mia ansia cresceva sempre di più alla prospettiva dell'inevitabile incontro con Garrett.

Forse avevo sbagliato a mettere in affitto metà casa, ma ormai cosa importava? Il danno era fatto ed ero rimasta sola da tre settimane, dopo l'incidente stradale di mia sorella Tessa e non volevo deprimermi più di quanto non lo fossi già.

Il ricordo della notte della sua scomparsa mi fece sobbalzare e delle lacrime mi rigarono le guance. Chiusi gli occhi e tirai un profondo respiro, pulendomi il viso con la manica della felpa. Repressi la famigliare stretta al petto con una smorfia.

"Non puoi andare avanti così, Alyssa. Devi darci un taglio!"

Nonostante la mia volontà fosse tanta, non riuscivo a superare la sua morte.

Fui improvvisamente assalita dalla sua mancanza che non ne voleva sapere di lasciarmi in pace.

Inspirai ed espirai, ricordando le parole della mia migliore amica, Cassie, che aveva assistito più volte ai miei pianti disperati. «Concentrati sul tuo respiro. Espira e inspira. Ecco, così.»

In queste settimane mi aveva offerto tanto sostegno e le ero grata per questo. Dopo essermi calmata, abbandonai l'idea di farmi il più presentabile possibile, appoggiando la spazzola sul mobile del bagno.

Del resto non dovevo essere "tirata a lucido" per un ragazzo che neanche conoscevo. Quindi restai con la mia felpa nera, i pantaloni attillati grigi e delle comodissime scarpe da ginnastica. Pronta per la mia solita corsa del sabato mattina.

Infine legai i miei capelli con un elastico e mi guardai un'ultima volta allo specchio. Avevo la frangetta nera che mi scendeva sulla fronte e mi nascondeva i grandi occhi marroni ancora arrossati.

Scelti Dal Destino (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora