Nello Jutland viveva un re che si chiamava Orvendel; egli aveva
una moglie di nome Gertrud, e insieme generarono un figlio che
chiamarono Amleto. Il fratello di Orvendel, Fengi, ribolliva d'invidia
per la gloria e la fortuna del re, cosi lo uccise, e si fece bello
davanti a tutti affermando che il re aveva odiato e trattato malvagiamente
sua moglie. Le sue parole untuose conquistarono la popolazione,
al punto che lo volle come re al posto del fratello, e persuasero
finanche la regina, che lo prese come marito.
Dopo la morte di Orvendel, il giovane Amieto prese a girovagare
per la corte comportandosi come uno stolto, attirando su di sé
il dileggio di tutti. Si sporcava il viso di fuliggine, e si rotolava in
ogni genere di sudiciume, tanto che rimanevano tracce del suo
passaggio sul pavimento e sulle panche. Lo si vedeva regolarmente
seduto accanto al camino, intento a scolpire uncini di legno, di cui
temprava poi l'estremità nel fuoco; e se qualcuno gli chiedeva che
cosa stesse facendo, rispondeva: - Fabbrico lance per vendicare
mio padre, - e tutti ridevano della sua stoltezza. Ma alcune guardie
si stupirono nel vedere con quanta abilità il ragazzo usasse le mani;
esse notarono inoltre che Amleto aveva l'abitudine di nascondere
gli uncini che fabbricava, e cominciarono a sospettare che il giovane
fosse più astuto di quanto non lasciasse trapelare il suo aspetto.
Provarono allora a metterlo in trappola con l'astuzia, e pensarono
che se fossero riusciti ad attirarlo verso il piacere dei sensi, sarebbe
emerso ciò che aveva in animo. Cosi un giorno si recarono
da lui e gli chiesero se avesse voglia di uscire a cavallo con loro nel
bosco. - Ma certo, - rispose Amleto, e li segui dove erano legati i
cavalli. Poi ne scelse uno, gli montò in groppa e cominciò a cavalcare
dietro a un puledro. Mentre galoppavano verso la meta prefissata,
Amleto si divertiva a stuzzicare il puledro tirandogli la coda.
Lungo la strada si imbatterono in un lupo, e uno degli uomini urlò
ad Amleto: - Lo vedi quel puledro? - Lo vedo benissimo, - rispose
lui, - non ce ne sono di simili nella scuderia di Fengi. - Ben detto! - replicarono gli altri. - Si, qualche volta mi piace dire anche cose
vere, - disse Amleto. Più avanti raggiunsero la spiaggia, dove giaceva,
scaraventatovi dalle onde, il relitto di una nave; allora uno
dei viaggiatori indicò la barra del timone e disse: - È un grosso coltello,
questo. - Allora affetterà un grosso prosciutto, - rispose Amleto.
- Guarda quanta farina! - disse un altro mentre galoppavano
sulla sabbia. - Ci sarà anche un grosso mulino che la macina, - replicò
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VILHELM GR0NBECH MITI E LEGGENDE DEL NORD Vilhelm Gronbech
Non-FictionTraduzione e a cura di Anna Grazia Calabrese Illustrazioni di Ernst Ilanscn Con Miti e leggende del Nord (1927) Vilhelm Gronbech, l'eclettico e prolifico autore danese vissuto a cavallo tra Otto e Novecento, visceralmente legato alle sue terre d'ori...