Capitolo 31

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Mark picchiettava impaziente l'indice sulla superficie liscia di quello che era un tavolo.
Aspettava impaziente che gli agenti rintracciassero lo sconosciuto.
Poi qualcosa vicino a lui squillò. Sbuffò e alzò la cornetta del telefono.

"Qui l'agente Wilson, chi parla?"

"Mark, siamo Micheal e Peter, la casa sembra vuota dall'esterno, che facciamo? Entriamo?" Chiese l'agente Moore dall'altro capo.

"Sì, entrate e fatemi sapere se trovate qualcosa, quei tre non me la raccontano giusta. A dopo." Rispose risoluto Mark e senza aspettare una risposta attaccò.

Ne era sempre più convinto. Suo fratello e le due ragazze gli stavano nascondendo qualcosa. Dall'ultima volta che era stato a casa loro aveva intuito che qualcosa non andava. Poi quello scoppio e quella scritta rossa sul marciapiede...Sì, lo aveva notato ma aveva evitato, sapeva che quei tre non gli avrebbero detto niente lo stesso. Conferma era la scena muta che avevane fatto quando lui aveva chiesto cosa facevano a casa di Kate. Quella scritta lo aveva, sinceramente, sconvolto, davvero tanto. La cosa che non capiva, però, era che quella Serena Wright voleva mostrarsi così misteriosa. Aveva dato un ordine ben preciso a Peter e Micheal: starle il più vicino possibile, capire cosa nascondeva e poi riferirlo a lui. Ma questa cosa non era successa. I due, infatti, non avevano scoperto niente. La mora, in loro compagnia, non aveva mai detto niente di curioso.
Possibile che aveva capito che quei due erano agenti sottocopertura?
I suoi pensieri vennero interrotti di nuovo dal telefono.

"Qui l'agente Wilson, chi parla?" Stessa frase. Stesso rito di presentazione.

"E se ti dicessi che parli con il tuo fratellone? Tutta questa formalità dove va a finire?" Rispose l'altro.

"Luke! Ma si può sapere dove siete finiti tutti?" Sbottò Mark.

"Hey, hey, calmati, per l'amor del cielo! Neanche se fosse morto qualcuno!" Luke rispose in modo scortese.

"Luke se non gli dici dove siamo, qui gli unici a rimanerci sotto saremo io e te!" Urlò qualcuno dietro di Luke. Da come parlò sembrava in preda a una crisi di nervi. In poco tempo capì che si trattava di Rosaline.

"Luke dove siete? E perché si sentono urla in sottofondo?" Chiese l'agente mentre iniziava a cercare la sua pistola di servizio e chiamava alcuni agenti pregandoli di accorrere nel suo ufficio.

"Non c'è tanto tempo, ma ti spiego in sintesi. In poche parole siamo nella tana del lupo, hai presente quel ragazzo che hai visto uscire e entrare nella casa di Kate?"

"Sì, ricordo...ma cosa c'entra adesso?" Chiese ancora mentre metteva il vivavoce per far sentire agli altri agenti che erano accorsi.

"Beh diciamo che abbiamo scoperto chi è e che è anche l'assassino di jack e Kate...non so se hai presente ma io feci parte di una banda mafiosa, sono io che vi passai tutte le informazioni, feci un doppio gioco fin quando mi scoprirono e mi quasi uccisero. Diciamo che l'assassino viene chiamato D." Disse poi prese fiato.

"Come sarebbe a dire? Comunque me lo spiegherai un altro giorno adesso dimmi il perché di questa telefonata." Mark in realtà non riusciva a capire. Appena finì di pronunciare quelle parole Micheal e Peter entrarono nello studio di corsa con un diario in mano. Si fermarono di colpo.

"So che hai mandato qualcuno a casa per vedere cosa nascondevamo. So che adesso sono nel tuo studio con un diario in mano." Disse Luke.

"Ma come ca..."

"Senti non c'è tempo per spiegare, andate all'ultima pagina scritta e fate subito: D. ha preso Serena e non credo per prendere thè e biscotti."

The Return Of NightmareWhere stories live. Discover now