Capitolo 30

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Francesco Wright era sempre stato, fin da piccolo, un nullafacente. Gli piaceva stare comodo sul divano, con una coperta sulle gambe, mentre faceva zapping. Era un ragazzo calmo e adorava più stare rinchiuso in casa che uscire fuori e divertirsi con gli amici.
Non era un depresso, sia ben chiaro, era solo troppo timido. Ma purtroppo, quella timidezza era sparita col tempo. Precisamente negli ultimi tre anni circa. Quella timidezza era sparita lasciando spazio a confusione e rabbia. Però nessuno lo aveva notato, nessuno sospettato. Eppure adesso eccolo lì, con un sorriso beffardo mentre guardava la sorella ancora shoccata.
Era cambiato: quel sorriso sulle sue labbra era diverso non più quello timido e gentile, i suoi capelli, i suoi occhi, persino l'aspetto. Non era più lui. Non era più Francesco quello, non era più suo fratello. Era semplicemente un mostro senza sentimenti.
Forse era solo un'impressione di Francesco, ma quel nuovo lato gli dava un qualcosa di speciale. Cattivo sicuramente, ma speciale. Riusciva a confondersi con la gente passando inosservato.
Cosa era successo in quei tre anni? Voleva saperlo anche lui, ma l'unica risposta plausibile era quella che qualcosa era cambiato in lui o nelle persone. Non lo avrebbe mai capito.
Però intanto, era uscito da quel suo guscio e aveva esplorato il mondo poi era caduto nell'abisso.

Ma ne siamo sicuri?

Lui non era mai caduto, lui aveva fatto finta ma era il più intelligente di tutti quelli che lavoravano per il capo, lui era stato furbo, lui e solo lui sapeva la vera identità di quello schifoso, lui era stato più scaltro di Kate, di Jack, della sorella e dei suoi amichetti. Lui che era stato sempre quello silenzioso, quello calmo era riuscito a fregare il mondo in silenzio. Lui, quello folle, ci era riuscito, la sua vendetta si stava concludendo. Tutti quei morti sulla coscienza, finalmente avrebbero avuto giustizia o forse no.

"Vinciamo noi o vincono loro." Aveva detto la sorella, l'aveva sentita quella frase, la stessa che lui aveva utilizzato qualche anno prima. Si era messo a ridere per l'ingenuità di Serena.
Tutta messa in scena e niente sostanza. E adesso? Era venuta l'ora della vittoria...dei segreti svelati, di tutti quei misteri.
L'adrenalina di quel momento non poteva essere paragonabile a niente. Tutto si stava concludendo. Le lacrime versate, le risate fatte, i piani effettuati, tutto stava per finire. Come doveva andar a finire nessuno lo sapeva.
Che stramba la vita. Non sapere cosa potrebbe succedere da un momento all'altro è una cosa davvero emozionante ma in quei casi cosa si fa? Cosa si prova? Si ha paura, niente di più, niente di meno.

Quello che sentiva Serena però non era degna di essere chiamata paura. Troppo per essere paura, troppo poco per essere solo quella. Era uno strano miscuglio tra paura, rabbia, confusione e consapevolezza.
Non aveva più la testa che le funzionava a dovere. Era un tornado di notizie, pensieri e ricordi. La sua vita era ancora tenuta da Luke, che per sicurezza la teneva tra le sue braccia. Le gambe tremavano e le palpebre facevano fatica a trattenere quelle odiate lacrime amare e salate allo stesso tempo. I capelli mori erano poggiati sulle sue spalle delicatamente come sapessero che momento delicato stesse passando la loro padrona.
Si era ricreato quell'odiato silenzio. Nessuno osava parlare.
Rosaline si era fermata. Quella voce gli era entrata dentro e non aveva più trovato modo per uscirne. Possibile che D., quello che li aveva sempre dato filo da torcere, era stato sempre Francesco? Il suo migliore amico? Il suo primo amore? Il suo confidente? Il bambino generoso e timido che aveva imparato a conoscere?
Esigeva delle spiegazioni in quell'istante.
Pronta per parlare si girò di scatto verso Francesco. Quasi non si era resa conto che era stata tutto il tempo girata. Le parole, però, le morirono in gola quando vide una pistola puntata verso Luke e Serena.
Poi successe tutto velocemente: una serie di immagini fecero capolino nella sua testa, vide Luke cadere a terra privo di sensi. Era la stessa pistola di quel giorno. Si sentì mancare e si costrinse a non svenire appoggiandosi al tavolo.

"Hey Luke, mi sa proprio che la nostra, cara Ros si senta male. Perché, invece, di tenere mia sorella non vai da quella che ha più bisogno di te? Mi sa che quelle immagini di quel giorno, non siano scomparse del tutto." La voce di Francesco sembrava rimbombare dentro quella grande stanza. "Ah, e già che ci sei, perché non lasci che io parli con Ser in privato?" Chiese con un tono che non ammetteva un no come risposta.
La mora si sentì mancare a quelle parole. Luke di conseguenza la strinse più a sé e nello stesso mentre cercò di avvicinarsi alla fidanzata.
In quel movimento Francesco ricaricò la pistola lentamente, quasi scocciato di non essere ascoltato e come una preghiera di rito recitò.

"Un altro passo e sei morto."

"Luke..." Il sussurro appena udibile di Rosaline arrivò come una supplica.

Francesco sorrise vittorioso e tese una mano. Voleva la sorella, poi i due piccioncini.

"Rosso non vorrai di certo deludere il tuo capo?" Chiese provocandolo.

Luke ebbe una visione: lui, appena entrato nella banda mentre veniva preso in giro da un ragazzo con un passamontagna. 'Nullità. Non sei in grado di svolgere questo lavoro.' Le parole lo attraversarono come lame, così come la consapevolezza.

"Eri tu!?" Disse solo.

Francesco non rispose ma premette il grilletto. Il colpo partì e si schiantò sul muro vicino alla nera. Un colpo insonorizzato.
Ora era tutto chiaro o almeno una piccola parte.

"Ripeto. Dammi. Mia. Sorella." Ripetè a denti stretti.

Serena allora tolse il braccio di Luke dalla sua vita e si avvicinò a D. Quest'ultimo vide una lacrima solcare il viso di sua sorella ma fece finta di niente. Le mise un passamontagna nero, la spinse fuori da quella sala, le mise una mano sulla schiena e la condusse per i corridoi. Prima però chiuse dentro Luke e Rosaline.

"Ora io e te abbiamo molto di cui parlare, non credi?" Sussurrò sul suo collo Francesco.

Era davvero la fine. In tutti i sensi.

Spazio Autrice.

Lo so, lo so...vi avevi detto che mancavano solo due capitoli alla fine ma sono aumentati. Mi scuso per il ritardo ma sono impegnata da cima a fondo...
In questo capitolo non ci sono molto dialoghi perché ho ritenuto che le descrizioni facessero un bel lavoro...
Ho scritto questo capitolo in un momento davvero tragico per me. Sono arrabbiata con un qualcuno a causa del suo comportamento. Giuro che prima o poi gli spaccherò la faccia...oggi ne ho avuto l'occasione ma non ho saputo cogliere l'attimo.
Alors mi sono sfogata con i sentimenti di Francesco che devo dire mettono ansia e tristezza e molte altre emozioni che non starò qui a elencare.
Spero vi sia piaciuto e lasciate un commento e una stellina.
Noi ci vediamo in un altro capitolo.

A presto
-lucy387❤

The Return Of NightmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora