13 Novembre, 2015.

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Mai e Per Sempre

13 Novembre, 2015

Parigi.

" Entendez-vous dans les campagnes

Mugir ces féroces soldats?

Ils viennent jusque dans nos (vos) bras

égorger nos (vos) fils, nos (vos) campagne!

Aux armes, citoyens"

La Marseillaise

Sono le cinque del mattino, fuori è ancora buio ed io ho paura.

Questa notte la città ha tremato tre volte, il terrore l'ha impossessata. Ho sentito il terrore delle persone che correvano per le strade, le sirene spiegate che risuonavano e che hanno risuonato per ore.

Ho paura.

Noi eravamo in salotto, stavamo guardando la partita di calcio quando si è sentita un'esplosione, una seconda esplosione e si pensava che fossero petardi ma poi qualcuno ha capito ed è scoppiato il panico. Mi sono stretta al petto mia figlia mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.

Sono qui, ovunque e non ci lasceranno in pace.

"Mamma?!" mi chiama mia figlia spaventata, io tremo come una foglia. La diretta viene interrotta, un'edizione speciale delle news.

Un attentato terroristico. Marco corre verso il divano dalla cucina, prende la bambina tra le braccia e la stringe al petto; mi tira per il polso e mi stringe, come se cercasse di proteggerci entrambe. Non può fare nulla, nessuno può fare nulla.

Scoppio a piangere, non riesco più a trattenermi.

"Mamma... Mamma non piangere!" strilla la bambina spaventata.

"No, no...." dice Marco accarezzandole i capelli scuri "La mamma sta bene, non piangere. Sta tranquilla. Va tutto bene, sei con noi, non ti faranno del male."

Quanto sono false quelle parole che ha detto, nessuno è al sicuro. Sono consapevole del fatto che se accadesse qualcosa non potrei difendere le persone che amo.

Non sono passati più di venti minuti che le quattro famiglie che abitavano sul mio stesso piano si trovano a casa mia, ci siamo riuniti per darci forza.

Una coppia sulla cinquantina piange, la loro figlia era al teatro ed ancora non li ha chiamati.

Mia figlia ed il figlio di Matilde giocano, ma lontano dalle finestre del palazzo in cui viviamo. Nessuno di noi si è avvicinato alle finestre.

Il suono delle sirene impossessa Parigi, le luci della torre vengono spente, il silenzio invade le case; dalla televisione non si sentono che urla di terrore, persone che corrono, barelle e paramedici.

Sono fatta di paura, non di carne. Marco mi stringe, ma tremo come una foglia in balia di un tornado, così mi stringe più forte.

Dallo stadio parte un coro, le persone si sono radunate al centro del campo, forse perché si pensa sia la zona più sicura dello stadio mentre si aspetta per farle uscire ed il conteggio dei morti, degli altri attentati avvenuti già è salito; quel canto è l'inno nazionale.

Cantano, cantano a squarciagola, lo urlano: urlano il loro dolore, la loro paura, la loro voglia di vivere. Urlano tutto quello di cui si sentono privati. E' un canto straziato, rotto dalle voci distrutte dai pianti. Sui social non si parla di altro.

La coppia che piange inizia a cantare, forse per darsi speranza.

"Ha chiamato Louis?" chiede Matilde a Marco, lui scuote il capo, io lo abbasso.

Mai e Per sempre [M. M.] (#Wattys2017)Onde as histórias ganham vida. Descobre agora