XVII

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Sono appena arrivato nella casa di mio padre, e già mi hanno chiesto di riparare un tetto di paglia. È tanto tempo che non lo faccio, e ho paura di essermi dimenticato come si fa! No, non è vero. Non potrei mai scordarmi una cosa del genere!
Il tempo passa talmente in fretta, che nemmeno mi accorgo che sta calando il sole. Quindi dovrebbe arrivare Zoe da un momento all'altro.
Infatti poco dopo vedo la sua macchina fermarsi davanti alla nostra casa.
- Ehi Zoe! - urlo dalla cima delle scale - Finalmente sei arrivata! Dov'è Alan? L'hai lasciato con Alfie?
- Broseph!
Scendo dalle scale.
- Sì, Nala è rimasta in città.
- Bene.

Dopo cena, io e Zoe chiacchieriamo per un po' sul divano. Io seduto normale e lei alla mia destra con le gambe piegate rivolte verso destra. Ed entrambi con le videocamere in mano.
- Come va con Julie? - mi chiede. Sinceramente me la aspettavo questa domanda.
- Va come deve andare.
- Ti sta influenzando, si vede.
- Che vuoi dire?
- Quel "va come deve andare" è suo.
- No. Lei dice "va come va". - la correggo.
- Ah, giusto. - mi dice mia sorella con un sorrisino malizioso.
- Che c'è? - le chiedo notando come mi guarda.
- Niente, niente.
- Zoe? - insisto.
- Niente, Joe! Continua a fare quel che stavi facendo. - sembra si stia trattenendo dal ridere.
- No, ora mi dici il perché di quello sguardo.
- L'hai voluto tu.
- Sentiamo.
- Ti piace - mi dice dopo una breve pausa.
La guardo con aria interrogativa.
- Che vuoi dire?
- Che ti piace! - ripete, come fosse ovvio, - Joe, non fare finta di niente!
- Ma cosa..
- È carina, simpatica, ha il senso dell'umorismo,..
- Zoe, cosa stai dicendo? - la interrompo. Carina? Simpatica? Senso dell'umorismo? - No! Ok? È tutto solo per finta, non ci piacciamo veramente! È già tanto se ci parliamo!
- Allora perché sei sulla difensiva?
- Non sono sulla difensiva, sto correggendo le tue parole! - il mio tono sembra innervosirsi...
- Passi un sacco di tempo con lei, è ovvio che cominci a comportarti come lei. - dice fra sé e sé.
- Hai bevuto, Zoe? Eppure sono sicuro che a cena non c'era niente che ti potesse fare questo effetto!
- A Joe piace Julie! A Joe piace Julie! - mi canzona.
- Ma la vuoi piantare? Quanti anni hai?
- Sei la versione maschile di Julie! - ride.
- E da copia maschile, farò come farebbe lei: ti ignorerò.
- Papà! Vieni qui! Lo sai che Joe si è innamorato? - urla.
- Basta! Stai zitta! - le tappo la bocca con la mano in modo che non possa più vomitare stupidaggini. Forse, però in fondo ha un po' ragione... no, non ha ragione!
Zoe continua a canticchiare anche con la bocca coperta.
Ad un certo punto smette. E allora decido di ritirare la mano.
- Che fai? - vedo che sta prendendo il cellulare.
- La chiamo.
- Ehi, no! Perché vuoi chiamarla? - faccio per prenderle il cellulare, ma si gira dalla parte opposta.
- Cose fra donne. - risponde - ti dà fastidio?
È una domanda a trabocchetto.
- Perché dovrebbe? Prego. - fingo.
- Pronto, Julie?
- Ma cos..? Ehi, ehi!
La finzione non dura molto a lungo...
Provo a prenderle di nuovo il cellulare, ma lei si alza e comincia a scappare.
- Ciao! Come stai? Tutto bene?
La inseguo.
- Ah, mi dispiace!
- Zoe!
Stiamo girando attorno al divano.
- Sì, sì, era Joe.
Si volta verso di me, che rimango immobile. Attraverso il labiale e i gesti provo a dirle di non passarmi il cellulare in caso Julie volesse parlarmi. Ma... perché dovrebbe?
- È qui, sì, te lo passo!
Ecco.
- Pronto! - mi fingo entusiasta e sforzo un sorriso per mia sorella. Gode a vedermi in questa situazione.
- Joe? - risponde la voce di Julie proveniente dall'altra parte del cellulare.
- Sì?
- Volevi dirmi qualcosa?
- No. Tu volevi dirmi qualcosa?
- No. Non volevo neanche parlarti. È Zoe che mi ha interrotta mentre le parlavo.
- Idem per me.
Intanto vedo mia sorella compiaciuta. Che ha da ridere?
- Ok, bella conversazione. Mi passeresti di nuovo tua sorella?
- Certo. Zoe, per te.
Le rido (ridare) il cellulare.
- Solo per sentire come stavi, tutto qui. No, nient'altro. Ok. Ciao. Ci sentiamo.
- Che ha detto?
In realtà posso ben immaginare come sia andato il resto della chiacchierata: lei le avrà chiesto il motivo della telefonata, poi avrà detto un semplice "ok" allungando la "o", e infine si sarà inventata una scusa per mettere giù.
- È impegnata, al momento.
Classica telefonata con Julie. Se non hai nulla di importante o urgente da dire, perché devi sprecare soldi? Logico.
Improvvisamente mi ricordo delle videocamere, rimaste accese tutto il tempo!
- Zoe, non puoi mettere queste scene nel vlog.
- D'accordo. È stato divertente.
- Sì... divertente. - concludo con un sorriso.

Siamo noi tre, io, Julie e Laurent. Non c'è nessun altro.
Laurent sta abbracciando Julie; poi le prende la mano e la porta via. Io gli vado addosso e provo a fermarlo, ma lui mi blocca. Mi tira un pugno allo stomaco, poi in faccia; cado a terra e comincia a sanguinarmi la bocca. Sputo il sangue, ma con esso esce anche un dente, e uno ad uno mi cadono tutti, lentamente, senza un apparente motivo. Rivolgo la mia attenzione verso Laurent e Julie e vedo che sono più lontani. Lui mi guarda con quel sorrisino maligno, e Julie, sembra anche lei sorridere. Di impulso provo a correre, ma non riesco a muovermi. Vorrei andare da Julie, ma sono bloccato. Inizio ad appesantirmi, quei due si stanno allontanando sempre più da me, sono senza forze, le palpebre diventano sempre più pesanti, mi si tappano le orecchie poco per volta. Poco prima di non vedere nulla, mi passano davanti le immagini di un semaforo, di un raggio di luce; sento bambino che piange, la suoneria di un cellulare, un'auto che frena bruscamente, buio. Che fine avrà fatto quella macchina? Cosa sarà successo?
Tutt'a un tratto mi sveglio da quell'incubo, ansimante e con il cuore che batte a mille. Vado a controllare di non aver disturbato nessuno. Infatti stanno tutti dormendo, proprio come pensavo. Quindi non ho urlato. Almeno credo.
Mi rimetto a letto e prendo il cellulare. Sono le quattro e nove minuti. Chiamo Julie. Dopo un paio di squilli, risponde.
- Pronto?
- Pronto, Julie, stai bene?
- Chi è che parla?
- Sono Joe.
- Come pensavo. Joe, perché rompi alle quattro del mattino?
Sembra stressata.
- Volevo solo sapere se stavi bene...
- Fino a poco fa, sì, ma ora no, grazie.
- Perché no?
- Perché mi hai svegliata, forse? Cos' è che ti manca in quella testa?
- Un po' di cose, come a tutti.
Silenzio.
- Pronto? Pronto?
Nessuna risposta.
- Julie?! Ci sei? Ora vengo da te.
- Tranquillo, ci sono! Non ti scomodare.
- Mi ero preoccupato! Cosa stavi facendo?
- Calcoli.
- Alle quattro di mattina? E cosa calcolavi?
- La tua stupidità. Ma è un numero troppo grande, non ci starebbe neanche in un computer.
- L'importante è che tu stia bene. Stavi dormendo?
- Cosa avrei dovuto fare? Tu, piuttosto, che ci fai ancora sveglio a quest'ora?
- Niente..
- Bravo, - mi interrompe, - allora torna a dormire.
- Senti,.. - mette giù.
Un amico ora non può nemmeno preoccuparsi per un'amica.

Jolie || a Joe Sugg fanfiction (Italian)Where stories live. Discover now