V

280 16 2
                                    

- Io e Caspar facciamo le squadre.
- Ok, allora Joe lo prendi tu.
- No, perché io? Voi due vi conoscete da più tempo!
- Voi due state insieme - sorride.
Ha ragione, siamo in un centro di svago e c'è gente che ci conosce, e quindi saprà anche la storia di me e Joe.
- Non sono così male!
- Va bene, tu sei nella mia squadra...
Ci sono una cinquantina di ragazzi e ragazze che aspettano di giocare con noi: li hanno invitati Joe e Caspar attraverso Twitter.
Dopo aver fatto le squadre, carichiamo i fucili e indossiamo tutto il resto dell'equipaggiamento.
- Mi si sporcheranno tutti i vestiti... - si lamenta Joe.
- Indosseremo una tuta mimetica, un casco e degli scarponcini... non hai mai giocato a paintball?
Entriamo nel campo di gioco delimitato da una recinzione. Siamo all'aperto, in un bosco, e per nasconderci ci sono dei tronchi, degli alberi e qualche buca.
Nella mia squadra ci sono più persone basse, mentre quella di Caspar è composta soprattutto da ragazzi alti.
Caspar è convinto che le persone alte siano più atletiche di quelle basse. In parte ha ragione, ma i miei ragazzi hanno più probabilità di sporcare i suoi con la vernice. Vinceremo di sicuro.
Lo scopo del gioco è rubare una bandierina che si trova al centro del campo.
La partita inizia.

- Sono passati solo dieci minuti e siamo ancora puliti: o non avete coraggio di sparare, o avete una pessima mira! - mi canzona Caspar.
- Vi abbiamo dato un po' di vantaggio, ma ora cominciamo a giocare sul serio. Io. Vinco. Sempre.
Infatti noi abbiamo avuto il tempo di studiare una strategia: mentre una parte della mia squadra impedisce che i nostri avversari si avvicinino alla bandiera, l'altra prova a prenderla, coprendosi le spalle a vicenda. Non è un granchè, ma è qualcosa.
Ad un certo punto sembra che nessuno stia più giocando: c'è più calma del solito.
Io dovrei essere la persona più vicina alla bandiera. Mi sporgo da un albero per controllare se posso uscire dal mio nascondiglio. Improvvisamente vedo un ragazzo della squadra avversaria che ha avuto la mia stessa idea e prova a colpirmi. Io torno dietro l'albero, schivando il colpo, mi volto dall'altra parte e gli sparo: lo centro e lui deve andare alla sua base per "rinascere".
L'area della bandiera è priva di nascondigli, ma c'è una buca non troppo lontano, ed è coperta da un masso. L'ho scoperta dopo aver provato varie volte a prendere la bandiera.
Vado lì e mi inginocchio dietro al macigno. Alzo lo sguardo: non vedo nessuno. La bandiera si trova a poche decine di metri da me. Ad un certo punto sento il rumore di un ramo che si spezza. Mi giro e lo stimolo di sparare arriva dopo aver visto un ragazzo con le mani in alto come per dire: "Non sparare". È Joe. Si piomba da me e si inginocchia anche lui dietro al masso. La sua tuta è più colorata della mia, ovviamente.
- Ehi, come va? - dice Joe.
Gli faccio segno di stare zitto.
- Allora è fatta così la bandiera: non l'avevo ancora vista fino ad ora.
- L'avevo capito. - sussurro.
- Cosa?
Con il casco le parole non sono molto comprensibili. Scuoto la testa e lui capisce che non deve fiatare.
Controllo se la via è libera e dico a Joe di stare dov'è. Probabilmente non ha capito, perché dopo i miei primi due passi lo vedo che mi segue all'indietro.
Tutto ad un tratto, dall'altra parte dell'area della bandiera, sbucano fuori due nostri avversari, fra cui Caspar. Do una gomitata a Joe; lui si gira e comincia a sparare a Caspar, probabilmente a caso, mentre io sparo all'altro ragazzo. Riesco a centrarlo al secondo colpo, ma finisco le munizioni. Prendo il fucile a Joe e lo spingo per dirgli di prendere la bandiera. Questa volta afferra il messaggio e inizia a correre; intanto io gli copro le spalle.
Un suono proveniente da un paio di megafoni ferma la partita. Abbiamo vinto.

- Congratulazioni a tutti, siete stati grandi! - ci dice una ragazza della squadra di Caspar in sua presenza.
- Anche voi non siete stati male! - mi congratulo con Caspar e i suoi compagni.
- Ma il migliore sono stato io, no? Insomma, ho preso la bandiera!
- Era il minimo che potessi fare, Joe. - gli sorrido e tutti ridiamo.
- Scherzo, sei stato bravo.
Facciamo delle foto con i fans, ci cambiamo e prendiamo un taxi.
- Non penso veramente che tu sia stato bravo.
- Lo so. Caspar..?
- Dimmi?
- Ti ho battuto.
- Se non fosse stato per lei, ti avrei colpito.
- Ho fatto la mia parte! Se non ci fossi stato io, LEI, come la chiami tu, sarebbe rimasta senza munizioni.
- Perché, Joe, come mi dovrebbe chiamare?
- Con il tuo nome, no?

Il taxi si ferma davanti all'hotel. Scendiamo tutti e tre e stavolta pago io l'autista. Mentre congedo il tassista, Joe mi dà due pacche leggere sul braccio destro. Mi giro. C'è un bel gruppo numeroso di fans che ci ha accerchiati; Caspar sta scattando delle foto con alcuni di loro; appena il taxi parte, veniamo circondati anche da dietro.
- Come hanno fatto a scoprire in quale hotel alloggio? - mi rivolgo a Joe.
- Qualcuno ogni tanto ti vedeva entrare o uscire da qui, l'informazione è rimasta riservata per un po', ma poi si è sparsa la voce! - mi risponde una ragazza con il cellulare davanti al viso.
- Da quanto tempo siete qui? - chiede Joe.
- Non molto, più o meno dieci minuti.
Sono sempre felice di incontrare i miei fans, ma ora che sanno dove abito devo dire addio alla privacy!
Joe mi avvolge con il suo braccio destro, mentre con il sinistro abbraccia una ragazzina. Sento una voce che dice "Fate Cheese!" e in quel momento capisco che stanno facendo una foto.
Dopo una ventina di autografi, altrettanti scatti e anche regali ricevuti, riusciamo in qualche modo ad accedere alla hall. I due uscieri provano a bloccare il passaggio ai fans che cercano di raggiungerci.
Ci rimango un po' male a lasciarli fuori, eppure quando entro nell'ascensore mi sento sollevata.
- Hai intenzione di cambiare hotel?
- No.
- Assumere una guardia del corpo?
- Nemmeno.
- Cosa farai? - insiste Caspar.
- A lei piace essere assalita dai fans. - risponde Joe.
- Quindi non farai niente?
- No, e non me ne pentirò.

Apro la porta della mia suite.
- L'ultimo che entra chiude la porta!
Mi siedo sul bordo del letto e Joe si sdraia dietro di me a pancia in su con i piedi che toccano terra e il cellulare in mano. Caspar si avvicina alla finestra, scosta la tenda e guarda fuori attraverso il vetro.
- Sono ancora là? - chiede Joe.
- Dove vuoi che vadano? Ora scatto loro una foto e la posto su Twitter.
- No! Conoscono già il nome del'hotel, non c'è bisogno che sappiano anche che la finestra della mia camera si trova sulla facciata principale del palazzo!
- Ok...

- Che ore sono? - chiedo.
- Le 18. - risponde Joe.
- Caspar, controlla se c'è ancora qualcuno sotto.
- Se ne stanno andando via tutti: fra cinque minuti non dovrebe esserci più nessuno.
- Voi che fate?
- Andiamo in un pub con Marcus, Alfie, Will e..
- Oli. Poi andiamo in discoteca. Vuoi venire anche tu? - continua Joe.
- No, non sono un tipo da questi programmi. Inoltre siete tutti ragazzi.
- Ci raggiungeranno anche le ragazze.
- Non mi va...
- Vieni, dai! - mi esorta Caspar.
- Davvero, ragazzi, sono stanca!
- Infatti ci andiamo fra qualche ora: hai tutto il tempo di farti una doccia, se vuoi, e di prepararti.
Rimango un attimo in silenzio.
- Se non vuole venire, lasciala stare. - dice Joe.
- Sapete cosa? Vengo.

Prima di tornare al loro appartamento, Caspar e Joe mi dicono dove dobbiamo incontrarci e quando. Ho due ore per prepararmi; so già che mi avanzerà almeno metà del tempo a mia disposizione.
Mi faccio una doccia, sistemo i capelli, mi vesto. Ci ho messo quindici minuti in meno del previsto. Mando un messaggio a Joe, chiedendogli in quale locale andremo, e lui in pochi secondi mi risponde.
È ancora presto, quindi decido di fare una breve chiamata a una mia fan, riprendendomi mentre lo faccio. Una volta ho chiesto di mandarmi privatamente su Instagram dei numeri di telefono dei miei iscritti e dopo una scarsa mezz'ora mi sono ritrovata con più di mille direct da visualizzare. Ovviamente chiamo questi numeri solo qualche volta, e li pesco a caso.
- Pronto? Chi è?
- Ehi, ciao! Indovina!
- O. Mio. Dio. Non ci posso credere. Sto parlando con la mia idola al cellulare..?
- Beh, se la tua idola è una youtuber che viene shippata con Joe Sugg.. allora sì!
Ora sento solo delle urla dall'altra parte del telefono.
- Senti, purtroppo non posso parlare per troppo tempo, ma questo è il mio numero, perciò, se un giorno volessi mandarmi un messaggio, d'ora in poi potrai farlo! Però promettimi che non condividerai con nessuno questo numero.
- Ok, lo prometto!
- Grazie. Come ti chiami?
La conversazione va avanti per dieci minuti, dopodichè la saluto e attacco. Spengo la telecamera e metto in carica la batteria esterna che mi servirà stasera, in caso il mio cellulare dovesse morire.

Ascolto delle canzoni di Troye dal computer per un'altra decina di minuti; amo la voce di quel ragazzo! Guardo l'ora e mi accorgo che posso cominciare ad incamminarmi.

Jolie || a Joe Sugg fanfiction (Italian)Where stories live. Discover now