Capitolo 35.5 "Il segreto dei Non-morti"

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Lascerò questo diario in un angolo della scrivania, apposta per far sì che qualcuno lo noti e lo raccolga. Non voglio che resti un segreto, ho mantenuto questo silenzio per trenta lunghi anni. Voglio che queste pagine che ho scritto per tutto questo tempo siano una testimonianza; la triste storia di un uomo, raccontata da una sfortunata ragazza innamorata di lui.
Questo diario è la voce dei miei pensieri a cui dovevo dare sfogo, la voce dei miei sentimenti che non potevo tenere segregati completamente, e ho deciso di trascrivere.
Questa è l'ultima volta in cui scrivo su queste pagine: è tempo per me di andare via.

C'è una verità, che viene da sempre tenuta nascosta ai Non-morti fino a quando non ne subiscono l'effetto; è la verità sul vero scopo della vita nella comunità, e mi sento in dovere di informare chi leggerà su di essa:

Quello in cui viviamo non è altro che un limbo, una dimensione temporanea, uno stato di pausa che può durare anni e anni. È l'esatto equilibrio tra la vita, e la morte: non siamo ancora pronti per morire, né tantomeno possiamo tornare a vivere normalmente. Siamo qui, bloccati nei nostri corpi. Non abbiamo bisogno di cibo, acqua, o qualsiasi altra cosa che non siano le cellule anti-decomposizione; non sappiamo nemmeno chi siamo, e perché siamo qui. Continuiamo ad andare avanti e a riprodurci senza sapere perché.
Ma io so quel perché, anche se probabilmente non avrei dovuto;
Il nostro scopo, lo scopo di ogni persona che diventa Non-morto, è uno solo: colmare quel vuoto, quel bisogno, che nella nostra vita precedente non è mai stato esaudito. Si chiama Desiderio Supremo, e non è altro che ciò di cui abbiamo bisogno per far sì che la nostra anima abbandoni questo corpo superfluo e raggiunga la pace, la serenità eterna, nell'Aldilà.
In poche parole, è la felicità che ci è mancata in passato.
Ovviamente, non ricordando nulla della nostra vita di prima, nessuno ha idea di quale possa essere ciò di cui ai tempi sentiva la mancanza: come ad esempio un amico, un fratello, la realizzazione di un sogno. E chissà, magari un amore;
Una ragione di vita.
Ma sta di fatto che, qualsiasi Desiderio Supremo sia, restiamo bloccati in questo stato umanoide, fino a quando esso non si realizza. Possono passare anni, secoli, come possono passare solo pochi mesi.
Come ho già detto, la maggior parte di noi non è a conoscenza di questa cosa, inoltre è abbastanza raro che un Desiderio Supremo si avveri.
Io ero una delle poche a esserne a conoscenza: il mio Mentore, molto tempo fa, raggiunse l'Aldilà in seguito alla realizzazione del suo Desiderio. Ricordo che un giorno cominciò a coprirsi con guanti, anche se i Non-morti non avvertono sensazioni come il freddo. Mi accorsi di ciò che gli stava accadendo solo quando il suo corpo cominciò letteralmente a sparire sotto i miei occhi, come se stesse evaporando.
In seguito all'accaduto, furono costretti a dirmi la verità su ciò che vidi, invitandomi però a mantenere il silenzio, un silenzio che oggi ho deciso di rompere.
Ciò che dicono sui motivi per cui i Non-morti vengano inizialmente tenuti all'oscuro di tutto sono sempre gli stessi: "è una cosa che deve avvenire senza consapevolezza, spontaneamente, quando l'individuo sarà pronto.", "Se fossero a conoscenza dell'esistenza di questo Desiderio che potrebbe portarli finalmente alla tanto bramata pace, tutti passerebbero la loro esistenza a cercare di capire quale esso sia, e a trovare un modo per realizzarlo." e ancora: "Diventerebbe una cosa morbosa, forzata, e non è così che deve essere." È tutto quello con cui si giustificano, almeno. Ma diciamocelo, in breve significa morire, e nessuno vorrebbe che nella comunità venissero a mancare dei membri così all'improvviso, è sempre una cosa scomoda, per chi ha a che fare con i piani alti della società. Perciò i Non-morti vengono informati di cosa gli stia succedendo solo quando il processo ha inizio e non c'è più niente da fare.
Michael era anch'egli uno dei pochi a conoscenza di questo grande segreto, a causa della sua elevata importanza nella società: una cosa è sicura, non era Helya il suo Desiderio, né l'amore. Altrimenti sarebbe morto molto prima.
Io mi sono chiesta tantissime volte quale potesse essere il mio Desiderio, ma non ho la più pallida idea di ciò che alla mia vita precedente sia mancato.
So solo che l'unica cosa che desidero da questa vita è lui, Helya.
Tutto ciò che potrebbe rendermi felice, è la felicità stessa di lui. Ma non nego che se un giorno avessi l'opportunità di poter sfiorare quelle labbra, almeno per una volta, allora quello sì che sarebbe tutto ciò che renderebbe completa la mia vita, e lo ammetto, sarei felice, non chiederei niente di più. Credo proprio che sia questo il mio Desiderio Supremo. In ogni caso, è legato comunque all'amore.
Ma ciò a cui ambisco è tanto, fin troppo.
O forse dovrei dire ambivo.
Già, perché ho deciso che la mia esistenza non ha più motivo di perdurare, perché il mio unico desiderio, il mio vuoto, può essere colmato solo da Helya; io non ho nient'altro. Ma so benissimo che si tratta di un desiderio che mai si avvererà, ed è inutile continuare a sognare. Mi sta bene così: lui ha bisogno di qualcuno che lo ami, ma non in silenzio, un amore che possa essere corrisposto. Mi sono resa conto che ormai per lui sono diventata un intralcio, da quel fatidico fatto accaduto venticinque anni fa.
Se non posso essere niente per lui, allora non ho motivo di vivere;

"Tutti noi abbiamo una ragione per cui vivere.
Una cosa che ci porta ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Quell'unica cosa capace di motivarci, spronarci, quella cosa che ci rende semplicemente vivi. Quelli che non riescono a trovarla, preferiscono smettere di vivere, e non negatelo; chiunque ne ha una. Ci sono ragioni più grandi, ce ne sono di meno grandi, ma tutte quante hanno la stessa importanza per l'essere umano."

Cercatela, questa benedetta ragione di vita, realizzate questo desiderio, vi renderà solo felici, liberi, finalmente. Non più schiavi di una società che vi usa per creare altri schiavi. Morite come uomini, non come ex uomini.

La mia ragione di vita si chiamava Helya.
E sì, ora voglio che lo sappia, voglio illudermi che un giorno queste parole arriveranno anche a lui. Voglio che prenda coscienza sul fatto che l'unica cosa per cui ho continuato ad andare avanti per tutti questi anni, fosse lui. E non voglio che si senta in colpa, se con un'arma dei Cacciatori che ho rubato a quell'ostaggio che alla fine si è rivelato utile, metterò un punto alla mia vita, una volta per tutte.
No, non deve. Non deve assolutamente farsene una colpa. Voglio solo dirgli, attraverso queste righe, di essere felice, di esserlo per sempre. Perché la felicità è sempre stata ciò che gli è mancato maggiormente, nella vita, e che io non sono stata in grado di donargli, seppur lo desiderassi. Ma se c'è qualcuno che invece è capace di farlo, di dargli questa felicità, voglio che sia cosciente di quanta gratitudine io gli debba:

Io non ti odio, Dean Wert. Anzi: ti sono infinitamente grata. Solo, ti invidio molto, vorrei semplicemente essere al tuo posto.
Queste sono le ultime righe che scrivo, le mie ultime parole.
Ho amato in silenzio, ho pianto in silenzio, ho persino urlato, sempre restando in silenzio: adesso morirò in silenzio. Ma con questo diario, è come se stessi urlando al mondo intero tutto ciò su cui ho sempre taciuto.
La fine della mia vita è l'inizio di un'altra; non ho idea di dove andrà a finire la mia anima, ma mi piace sperare che un giorno ci rincontreremo, Helya.

Sii felice, e raggiungi presto quell'Aldilà, insieme a Dean.

Per sempre tua, Buffy.

[Dal diario di Buffy Averlock]

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