Capitolo 33 "Vuoto"

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Allora ciò che pensavo era la verità: mia madre non è mai stata cremata, riposa lì, in quel cimitero. Quella lapide di marmo, pulita e curata, abbellita da tanti tipi di fiori, adesso è davanti a me: c'è persino una sua foto. E io che, ingenuamente, ho sempre creduto alle menzogne di mio padre, quando mi diceva che di foto non ne erano rimaste. O forse non ci ho mai creduto, e ho sempre preferito lasciar perdere quel discorso e di non riaprire quelle vecchie ferite in lui. Quante cose mi sono sempre state tenute nascoste... ma perché?
Guardo meglio la foto di mia madre: ha un sorriso così bello e sincero, così dolce, materno...
L'unica cosa che ricordavo di lei erano i suoi capelli scuri. Ma in questa foto, hanno un colore totalmente diverso: sono chiari, molto chiari...talmente chiari da sembrare bianchi.
E i suoi occhi, grandi e verdi, portatori di una luce immensa e abbagliante, così familiari...
E a quel punto, il mondo mi crolla definitivamente addosso.
Riconosco Helya, nei suoi lineamenti. Hanno lo stesso viso, lo stesso fascino, vorrei negarlo a me stesso, ma sono palesemente identici. Il suo nome però mi turba immensamente:
"Katherine Cops"
Quel cognome è lo stesso di Michael, qualcosa non mi torna. Ma non ho modo di pensarci, perché sento le forze mancarmi, le gambe cedermi, e tutto ciò che riesco a fare è sfiorare quella fotografia, con una sola domanda che mi frulla in testa:
"Perché?"

Scoppio a piangere, da debole quale sono, incurante di ciò che mio padre potrebbe pensare. Le lascio scorrere via, le lacrime, tutte quante. Lascio che tutto ciò che ho dentro esca fuori; tutto ciò che ho sperato fino all'ultimo fosse una menzogna, alla fine si è rivelato la verità.
Io non ho più motivo di vivere.
E intanto mio padre, alle mie spalle, sembra tentare in tutti i modi di trovare le parole da dirmi, senza riuscirci. Biascica frasi incomprensibili, balbetta, farfuglia, e i miei singhiozzi sembrano peggiorare le cose. Qualsiasi cosa debba dirmi per giustificarsi, ormai non ha più importanza, nulla ha più senso.
"Adesso basta!" Sbotta Jamie.
"Papà, diglielo, o sarò io a farlo." Minaccia, e poi si rivolge a me:
"Per cortesia, smettila di piangere. Ad Helya darebbe fastidio, sai?"
"Smettila di parlare come se lo conoscessi!" Perdo il lume della ragione, e finisco per inveire contro di lui, urtato dal suo comportamento.
La sua espressione diventa dura come marmo, i suoi occhi braci cariche di disonore e di odio. La sua copertura fatta di falsità sta cominciando a cedere: forse avrò davvero l'opportunità di vedere il vero Jamie.
"Come se tu lo conoscessi." Sibila, come farebbe un serpente: le sue parole sono cariche di veleno, che adesso sembra essermi entrato in circolazione, arrivando dritto al mio cervello, contaminandolo; è vero, non so niente su di lui. Tutto ciò che credevo di sapere, alla fine si è rivelato falso. Come potrei dargli torto?
"Dean." L'improvviso tono fermo e calmo di mio padre mi richiama.
"La verità è che io e quella donna... non siamo i tuoi genitori biologici."

L'ennesima lama affilata, conficcata dritta nel mio cuore. Ma questa è più violenta delle altre, insostenibile. È il colpo di grazia, dato con estrema brutalità, inaspettatamente. Sento risvegliare in me qualcosa, e non è la prima volta che provo questa sensazione: il sangue che mi ribolle fortemente dentro, trasformandosi in acido, corrodendo tutto ciò che costituisce il mio corpo, il mio animo. La rabbia è come un demone che piano piano mi sta possedendo, trascinando la mia razionalità in un abisso profondo e inaccessibile. La vista mi si appanna, comincio a vederci doppio, non capisco più niente.
L'ultima volta che è successa una cosa simile è stata con Helya, dentro quella camera delle torture, mentre strappavo via gli organi dal corpo di quell'uomo.
Un impulso quasi istintivo mi spinge a saltargli addosso, ad aggredirlo, ma cerco di resistergli, ancora cosciente. Non voglio perdere quel briciolo di umanità che mi rimane: contraggo tutto il mio corpo, concentrandomi nel rimanere calmo. È estremamente difficile mantenere il controllo, il mio corpo è come un'entità distaccata dalla mia volontà, come un destriero imbizzarrito che si ribella alle redini del padrone.
"Che cosa vuol dire?!" Esclamo, con tutto il fiato che ho nei polmoni. Le vene del mio collo si gonfiano fino al limite.
"Sei stato adottato, fratellone." Tuona Jamie:"Io sono l'unico vero figlio. Sono l'ultimo Wert. Il loro sangue scorre nelle mie vene, solo nelle mie. Quella donna che credevi fosse tua madre non poteva più avere figli a causa dell'età, e dato che papà desiderava così tanto un figlio che ereditasse il mestiere di famiglia, hanno adottato te. Fortuna che il tuo amato Helya ha sparato a quella vecchia, e papà ha potuto sposare una donna più giovane. Anni dopo nacqui io, ma era troppo tardi, perché tu mi avevi già soffiato il posto. Eri tu il primogenito, eri tu quello che papà faceva studiare nelle prestigiose scuole private, eri tu il suo orgoglio. Tu, un bastardo che ha infangato la nostra prestigiosa famiglia!" I suoi occhi sono lampi di fuoco. Jamie ha perso completamente tutta la falsa aria innocente che caratterizzava il suo viso, adesso sembra un'altra persona. Mio padre prova ad intervenire:
"James, smettila di dire queste scemenze, non è così!"
"Sta' zitto!" Lo interrompe, ancora più imbestialito. A quel punto intervengo io:
"Sei un ingrato! Tu non sai nemmeno cosa significa non poter avere sogni, non poter avere desideri per il proprio futuro, non poter avere idee proprie, perché il tuo destino è già programmato! Tu sei sempre stato lasciato completamente libero, hai avuto un'infanzia normale, serena, come tutti gli altri bambini! Non vedi cosa mi ha recato l'isolamento, a lungo termine? Sono un debole! E sto impazzendo, perché non sono mai stato psicologicamente preparato alle esperienze che sto vivendo ultimamente! Sto perdendo la mia sanità mentale, e tutto ciò non sarebbe mai successo se non fossi diventato un dannato avvocato!" Sbraito.
"Tu sputi contro un onore che io avrei dato oro per ottenere!" Controbatte.
"Al diavolo il tuo fottuto onore!"
Con tutta la forza e la violenza che riesco a trovare, sferro la mia rabbia e frustrazione in un pugno direttamente sulla sua faccia, colpendolo in pieno volto. L'urto gli fa perdere i sensi, e il suo gracile corpo cade per terra, ai miei piedi. Gli schizzi del suo sangue vanno a finire sulla lapide di quella che credevo fosse mia madre, il rosso in contrasto con il bianco del marmo.
"Dean, che cosa hai fatto?!" Urla mio padre, sotto shock, disperato.
"È tutta colpa tua." Mormoro a denti stretti, tremando dal nervosismo e ansimando.
"Non uccidermi, ti prego..." Mi supplica, invocando pietà.
Ucciderti?
"Avrei tutte le ragioni per cui farlo, oltre ai mezzi." Mi avvicino lentamente a lui, mentre è chinato sul corpo inerme di Jamie, nel tentativo di rianimarlo. I suoi occhi puntati su di me sono il riflesso della paura vera. Gli occhi di chi guarda un mostro.
"Ma non voglio avere altri morti sulla coscienza."
Volto i tacchi, facendo per andarmene.
"Ti chiedo perdono." Lo sento mormorare piano, in tono sommesso, alle mie spalle. Mi volto di scatto:
Perdono...
Stringo i pugni talmente forte da sentire le unghie conficcarsi a sangue dentro la mia carne.
"Qual era l'obiettivo di James? Il suo piano, il suo complotto? Perché arrivare a questo, qual era il suo scopo?" Gli chiedo, secco.
"Lui... Lui..." Mio padre scoppia a piangere: "È stato lui a organizzare tutto. Sua madre era un membro dei Cacciatori, e presto decise anche lui di entrare a farne parte, per scopi personali. Conobbe quella donna, Christina... scoprì che aveva un obiettivo, si chiamava Helya Flame. Fece il doppio gioco: rintracciò quest'uomo, e anche lui desiderava a sua volta catturare Christina: gli disse il luogo in lei cui si sarebbe trovata la mattina seguente, con lo scopo di attirarlo lì. Ovviamente, fece lo stesso con lei. Li riunì entrambi, all'interno di quel treno, quel treno che tu prendevi tutte le mattine, alla stessa ora. Previde ogni azione, sapeva benissimo che una volta iniziata la sparatoria, tu avresti cercato di ostacolare Helya, e calcolò anche che, una volta coinvolto, saresti rimasto ucciso. Non so come fece a prevedere tutto questo, ma azzeccò in pieno. In questo modo, si sarebbe sbarazzato di te uscendone completamente pulito, facendolo passare per un incidente, nessuno avrebbe mai potuto sospettare di lui..."
"E tu come fai a saperlo?!"
"Perché me lo raccontò solo dopo, cercando di convincermi a diventare suo complice. Io, sciocco, non gli credetti, gli diedi del pazzo. Credevo che fosse solo un giovane ragazzo confuso e pieno di fantasia, che non voleva accettare la morte del proprio fratello. Lui diede di matto sul serio, mi disse che avrebbe dimostrato in tutti i modi che quella era la verità, a patto che, se fosse riuscito a riportarti vivo a me, io avrei dovuto rivelarti tutta la verità che ti avevo sempre nascosto. Ebbene, sembra che alla fine ci sia riuscito..."
Ne ho abbastanza di questa assurda storia, adesso. Amareggiato, deluso, tradito, mi allontano, senza dire niente, non una sola parola. Non ho più nemmeno la forza di arrabbiarmi; dopo l'ennesimo boccone amaro, comincio ad abituarmi a questo perenne sapore. Il mio corpo comincia ad abituarsi alle ferite ormai impossibili da contare. Così tanto che ormai non sento niente, il nulla assoluto.
Con questo vuoto che continua a crescere all'interno del mio animo, torno indietro sui miei passi. Non mi importa più di nessun altro, o di nient'altro. Voglio solo tornare da quella che ormai è la mia casa, voglio solo tornare da Helya. Non importa quello che abbia fatto a una donna che non era nemmeno mia madre, quello è il passato, e lui non avrebbe mai fatto un atto del genere verso di me, se mi avesse conosciuto. Ora finalmente l'ho capito.
Helya mi ama, e io amo lui, non c'è via d'uscita;
E nient'altro ha importanza.

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