Capitolo 25 - HELYA'S POV pt.1-

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[*POV= point of view, punto di vista]

Ciò che mi circonda, è solo buio. Mi sento come fluttuare nel vuoto, il più assoluto vuoto. Non so per quale motivo. Non so cosa stia succedendo. È una sensazione strana che non so descrivere; mi sembra di non essere mai nato, non ricordo niente.
Poi, ad un certo punto, compare il viso di qualcuno; dal nulla, all'improvviso, sembra inghiottire il buio: è un uomo giovane, dall'aria sorridente. Sembra una di quelle persone piene di carisma e fascino:
"Chi sei tu?" Mi chiede calmo.
"Mi chiamo Helya...Helya...Flame."
"Ne sei proprio sicuro?" Continua l'uomo, senza smettere di sorridere.
Non appena finisce di pronunciare la frase, schiocca le dita, e all'istante il paesaggio attorno a sé cambia: il buio è completamente scomparso, al suo posto c'è del verde: è un parco, sento quasi come se l'aria fresca mi riempisse i polmoni. La dolce quiete che si avverte tutt'intorno, il canto leggero degli usignoli, i colori sgargianti dei fiori di primavera: è da troppo tempo che non vedevo una cosa del genere. Su una piccola panchina, è seduto tutto solo un bambino che attira subito la mia attenzione: indossa abiti puliti e ordinati, i suoi capelli scrupolosamente pettinati sono di un biondo platino talmente chiaro da accecare, fanno un bel contrasto con i suoi grandi e vispi occhi verdi. Sembra impegnato a starsene per i fatti suoi comodamente seduto, talmente piccolino che i suoi piedi non arrivano nemmeno a toccare terra, ma non abbastanza da non saper leggere: infatti tiene un grosso libro tra le mani, e sembra impegnatissimo nel cercare di comprenderlo.
Quell'immagine mi mette una certa simpatia mista a tenerezza, è così buffo che un bambino così piccolo legga di già un libro di tali dimensioni. Guardarlo mi diverte, anche perché non sembra essersi accorto di me.
Un gruppetto di ragazzetti più grandi, però, si avvicina, con aria non molto amichevole, ma il bambino non li degna di un'attenzione.
"Guarda chi si rivede, Cops. Che fai, leggi come le checche, pisciasotto?" Lo schernisce quello che tra i tanti sembra il leader, in un coro di risate. Il bambino solleva appena lo sguardo dal suo libro, per niente sfiorato dalle prese in giro di quei ragazzacci.
"Guarda che sto parlando con te! Che roba è, qualche stronzata da femminuccia? Avanti, fa' vedere!" Il piccolo bullo fa per strappargli il libro dalle mani, ma il bambino oppone resistenza, tenendo stretto il libro come un tesoro inestimabile.
"Lascialo, è mio!" Prova ad opporsi, ma invano, poiché il ragazzino più grande ha più forza, e ha già il libro in mano.
"Pia...no...for...te" Il ragazzino sembra sforzarsi molto nel leggere: "Ah, pianoforte! Che sfigato!" Il bullo fa una grossa risata, poi lancia noncurante il libro, che va a finire proprio dentro una pozzanghera piena di fango: non credo esista sulla terra qualcosa più triste dell'espressione del bambino in questo momento. Rimane in silenzio, impotente e umiliato.
"Quindi è vero che vuoi diventare come quella poco di buono di tua madre, eh?" Continua a provocare il ragazzaccio.
"Cos'hai detto?" Per la prima volta, il bambino reagisce.
"Tanto lo sappiamo tutti che Cops è in realtà il cognome di tua madre! Lo sanno tutti che sei nato senza padre, non sai nemmeno chi è! Sei proprio uno sfigato, cazzo!"
Il volto del bambino si fa oscuro: senza pensarci due volte, tira un pugno dritto in faccia al bulletto più grande, così, con grande facilità. Quest'ultimo crolla per terra in un fiume di lacrime.
"Ma sei scemo, Cops?! Io stavo solo scherzando!"
"Beh, io no. E mi chiamo Helya, se non ti dispiace." Il bambino si alza in piedi, e senza batter ciglio si allontana, sotto gli occhi sbigottiti di tutti, raccogliendo il suo libro ormai fradicio dalla pozzanghera.
"E smettila di dire parolacce, mi irritano."

Buio.
È come se la mia mente stesse analizzando solo adesso quello che ha appena visto; quel bambino mi somiglia molto, ora che ci penso... È come familiare.
Ha detto di chiamarsi Helya. Helya Cops. Ma certo! Il mio nome è Helya Cops. Come ho fatto a scordarmelo?
Come ho fatto a scordarmi della banda di bulletti che ogni giorno venivano a infastidirmi al parchetto? Quella fu l'unica volta in cui riuscii a liberarmi di loro. Il libro del pianoforte che con tanto impegno cercavo di studiare...Lo avevo trovato in una scuola... No, non era una semplice scuola, era un conservatorio. Ci insegnava qualcuno, che probabilmente era molto importante per me: probabilmente mia madre, per quello che ha detto quel ragazzino.
Ma allora... se Flame non è il mio vero cognome...

Ad un certo punto, il buio scompare di nuovo, per dare spazio a quella che sembra tanto una camera matrimoniale. Sul letto, al centro, qualcuno si muove sotto le coperte, e i rumori che accompagnano la scena sono abbastanza chiari da far capire che si tratti di un momento molto...intimo, tra due persone.
Ma i gemiti e i sospiri che sento sono entrambi maschili: sono due uomini.
All'improvviso, sembrano aver smesso: uno dei due caccia via le coperte e crolla al fianco dell'altro, il quale si sta accendendo una sigaretta. Questi ha i capelli chiari e gli stessi occhi verdi del bambino di poco fa, mentre l'altro è più scuro.
Un momento.
Il tipo che sta fumando la sigaretta.
Ma quello... sono di nuovo io!
"Cops... Helya Cops. È un bel nome, sai? Suona così sexy!" Dice l'uomo dalla carnagione più scura, mentre l'altro, o dovrei dire me, scoppia in una risata, continuando a fumare:
"Se ti piace così tanto te lo cedo volentieri. Diventerà anche il tuo cognome, solo se lo vuoi."
"Helya, cosa stai..." L'uomo lascia a metà la frase.
Quello che dovrebbe essere me si fa incredibilmente serio, fissando i suoi occhi dentro quelli dell'altro uomo:
"Voglio sposarti, Michael. Sì, sento che voglio farlo. Nessuno lo scoprirà, te lo prometto; mi presenterò con un altro cognome, e tu potrai portare il mio. Che ne dici? Devi solo dire di sì. "
L'altro ride, scuotendo la testa, ma ha un'aria felice:
"Ti ho mai detto che sei un pazzo?"
"E dai, dì che vuoi sposarmi. Dai, dai, dai!"
"E va bene, pazzoide, ti sposerò. Così potrò avere un marito sexy e un cognome sexy allo stesso tempo!"

Che cosa?
No, non è vero, non può essere così.
Questi non sono sogni, è accaduto realmente, riesco a ricordarlo solo adesso. Sono come tasselli di un puzzle che si vanno a posizionare piano piano al loro posto. Com'è che l'ha chiamato? Michael? Conosco quest'uomo. Conosco questo nome, ma non riesco ancora a collegare altri episodi legati a lui. Sembra che mi piacesse davvero tanto, e ovviamente il legame che avevamo era molto intimo. Ci andavo persino a letto, e a quanto pare l'ho anche sposato. Perché non ricordo niente? Cosa mi è successo?
È tutto così tremendamente confuso nella mia testa...
Piano piano, cominciano a salire a galla tantissimi altri ricordi, che si moltiplicano sempre di più. Molti servono solo a confondermi maggiormente, poiché si tratta di scene vaghe, che non seguono un senso logico o un ordine cronologico; Tanti spezzoni di un film che vengono proiettati alla rinfusa dentro la mia testa.
E poi c'è lui: Dean.
Il suo nome è talmente dolce che il solo suono mi manda in estasi; continua ad apparire nei miei ricordi, anche se questi non hanno un senso. Quest'uomo è così... bello. Sento come il mio cuore sprofondare e battere più forte, ogni volta che compare. Mi ricorda quel certo Michael, sono così simili, in moltissime cose. Sembra anche lui avere un rapporto molto speciale con me. Cos'è che collega queste due persone? Hanno qualcosa che li accomuna? Dov'è il loro posto preciso, nei pezzi di questo puzzle?

UndeadOnde histórias criam vida. Descubra agora