LIBRO 3 - Capitolo 16

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10 anni dopo

La notte in cui mi svegliai da un incubo che non avevo più fatto da quasi dieci anni, capii che stava per accadere qualcosa di brutto. Non sapevo né perché né come, ma nel momento in cui aprii gli occhi, fui pervaso da una sensazione terribile che mi risucchiò tutta l'aria dai polmoni, lasciandomi senza fiato. Che cazzo era?, mi chiesi, anche se conoscevo già la risposta a quella domanda. Avrei riconosciuto quegli occhi ovunque, i capelli biondi, il sorriso dolce... e il sangue. Non avrei mai potuto dimenticare il sangue. Ce n'era così tanto nel mio sogno, su di me e su loro, che mi sentivo ancora fradicio. Guardando in basso, tutto ciò che vidi fu il mio pigiama nero, pulito e asciutto. Quindi, cercai di convincermi che non significava nulla, che ero solo stanco e suscettibile. Nel profondo, però, sapevo.

Al mattino, dopo aver passato il resto della notte a rigirarmi nel mio letto grande e vuoto, lasciai la mia casa vicino Regent's Park e mi incamminai verso l'università come facevo ogni giorno da quando ero tornato a Londra. A volte, essere qui sembrava esso stesso un sogno. Stavo ancora cercando di abituarmi al fatto che vivessi in un quartiere che un tempo non avrei nemmeno potuto guardare, tra persone che lavoravano come banchieri e politici o che avevano ereditato un sacco di soldi dai loro genitori. Non ero nulla di tutto ciò. Ero un uomo molto noioso, che viveva la propria vita più tranquillamente possibile. Non mi succedeva niente, mai. Non più.

Allora perché ho questa brutta sensazione che non riesco a scrollarmi di dosso?

«Salve, signor Knight!»

La voce di James mi ridestò dai miei pensieri. Il mio giovane assistente era in piedi davanti al mio ufficio, con in mano una tazza di caffè e alcuni fogli che immaginavo fossero i saggi che gli avevo detto di correggere la settimana scorsa.

«Buongiorno, Jones», dissi.

«Oh andiamo. Quante volte ve lo devo dire? Potete chiamarmi JJ.»

Mi porse il caffè, con un ampio sorriso. James Jones era uno studente straordinario con una certa ossessione per il latino. Durante il suo primo anno alla UCL, aveva deciso che sarebbe stato il mio assistente fino alla laurea, anche se non avevo mai avuto intenzione di avere un assistente. Da quel momento, era praticamente diventato la mia ombra; per quasi tre anni, ogni volta che tenevo una lezione o passavo ore chiuso nel mio ufficio, lui era lì con me. A volte, mi chiedevo se avesse una vera casa o se semplicemente vagasse per il campus aspettando che arrivassi.

«Te l'ho detto, Jones. Non ti chiamerò mai così», risposi, fingendomi infastidito.

James alzò gli occhi al cielo e mi seguì all'interno dell'ufficio, lasciando cadere i fogli sulla mia scrivania. Poi, crollò sulla sedia di pelle dietro di lui come se fosse il proprietario del posto. Era un ragazzo magrolino, indossava sempre abiti troppo grandi per lui, aveva il naso a punta, luminosi occhi castani e capelli color caramello. I suoi lineamenti non erano niente di speciale - assomigliava a qualunque altro ragazzo anonimo che frequentava le mie lezioni - ma era rumoroso e aveva una lingua tagliente che lo distingueva. James era intelligente, troppo intelligente per il suo bene, come gli dicevo spesso. Aveva quel tipo di intelligenza che avrebbe potuto metterlo in pericolo se non l'avesse usata saggiamente.

Anche se non lo avrei mai ammesso, mi piaceva. Mi ero abituato a lui e sembrava essere l'unica persona a cui piacesse davvero passare del tempo in mia presenza al giorno d'oggi. O forse nemmeno lui aveva altri amici. Di solito alla gente non piaceva quando qualcuno esprimeva liberamente la propria opinione ed ero più che consapevole che James si fosse fatto alcuni nemici tra i suoi compagni di classe, per avergli fatto pesare costantemente la loro ignoranza. Aveva sfoggiato più di una volta un occhio nero, ma non gli avevo mai chiesto nulla perché non erano affari miei ed ero sicuro che se avesse voluto farmi sapere cosa era successo, me lo avrebbe detto lui stesso. Tuttavia, non avevo bisogno di leggergli nel pensiero per sapere che non piaceva molto ai suoi coetanei.

Gilded Cage - L'illusione della libertàWhere stories live. Discover now