Capitolo 3

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Ero di nuovo in ritardo per la lezione su Shakespeare.

Avevo trascorso la sera prima ad una festa organizzata dal Dipartimento di Teatro, dove Selene non mi aveva lasciato in pace nemmeno per un secondo. Mi si era avvicinata nel momento in cui ero arrivato e aveva subito cominciato a chiacchierare senza sosta, passandomi un drink dopo l'altro, finché non eravamo finiti sotto una scala a mangiarci la faccia a vicenda. Le sue labbra sapevano di whisky e il suo corpo era morbido sotto le mie mani. Lei non mi piaceva veramente, ma avevo bisogno di tenere la mente occupata. Il mio incontro con Alexi mi aveva turbato; non riuscivo a smettere di pensare a lui.

Ero incuriosito.

Alexi era chiaramente istruito e andava in giro con quel tipo di fiducia in se stessi che solo le persone dell'alta società avevano. Ma c'era qualcos'altro; una fame riflessa nei suoi occhi che conoscevo fin troppo bene, perché la vedevo ogni volta che mi guardavo allo specchio. La voglia per qualcosa di più.

Per quanto riguardava ciò che aveva fatto nella foresta insieme agli altri... non avevo ancora ricevuto una risposta per quello. Volevo che si fidassero di me, ma non sapevo se io potessi fidarmi di loro. Certo, avrei potuto tranquillamente accettare la sua offerta e iscrivermi al corso di Folklore, per avvicinarmi al gruppo, ma non avevo molta voglia di sopportare due ore di favolette a settimana solo per parlare con loro.

Quindi, il corpo caldo di Selene mi aveva distratto perfettamente dal mio dilemma. In qualche modo, eravamo riusciti a raggiungere la sua stanza, e da lì in poi era stato un insieme di gemiti, sudore e orgasmi ubriachi. L'avevo scopata in modo goffo e caotico, lei mi aveva fatto il peggior pompino della mia vita e poi ci eravamo addormentati nel suo letto.

La mattina dopo, mi ero svegliato con il suo braccio attorno alla vita. Ignorando il violento mal di testa che mi spaccava il cranio in due, mi ero districato da lei e avevo recuperato i vestiti dal pavimento. Assetato e appiccicaticcio, mi ero reso conto di avere tempo solo per fare colazione o farmi una doccia. La fame aveva vinto, così mi ero diretto verso la sala da pranzo sperando di non puzzare troppo. Avevo mangiato una pila di pancake e un toast con marmellata di mirtilli, e svuotato la caffettiera.

Fortunatamente, mentre correvo verso la mia classe, trovai i corridoi deserti. Prima di entrare, mi diedi una controllata; i pantaloni erano un po' spiegazzati e il maglione puzzava di alcol. Cercai di lisciarmi i vestiti e i capelli prima di aprire la porta, anche se sapevo di avere un'aria trasandata. Ebbi una sensazione di déjà-vu quando tutti puntarono i loro occhi su di me. Mi aspettavo che la professoressa dicesse qualcosa, ma si limitò a fissarmi come tutti gli altri. Quando arrivai al mio posto, capii il perché. C'era qualcun altro seduto al mio banco.

«Questa è la mia sedia», dissi, inarcando un sopracciglio verso Alexi. Indossava un dolcevita blu scuro, con pantaloni marroni e stivali neri. Aveva ancora addosso il lungo cappotto nero e i suoi capelli erano legati in una coda bassa. Alcuni riccioli erano sfuggiti all'elastico, cadendo scomposti sulla fronte e sulle tempie, incorniciando il suo viso perfetto e simmetrico.

Accanto a lui, Selene mi guardò perplessa. Sembrava stesse bene, ben riposata, invece dello zombie ambulante che sapevo essere io. Le sorrisi, cercando di rassicurarla che fosse normale che un ragazzo a caso di un altro corso fosse seduto al mio posto. Alexi seguì il mio sguardo e il suo ghigno svanì. Si alzò, squadrandomi.

«Ho bisogno di parlarti», disse.

I miei occhi si spalancarono. Mi guardai attorno, come per dire "qui?", ma lui continuò a fissarmi aspettando una risposta.

«Non puoi aspettare?»

Alexi puntò lo sguardo sulla professoressa Poppet, sfoggiando il suo sorriso più accattivante, e chiese: «Miss, posso rubare Benjamin solo per un momento?»

Gilded Cage - L'illusione della libertàOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz