34. Scelte - Parte 2

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Il peggio che potesse vedere Draco quando riaprì gli occhi, erano le lacrime che si stavano formando in quei bellissimi e profondi occhi color cioccolato screziato di nocciola. Erano la sua condanna, lo sapeva già da tempo, anche prima che tornassero dall'Australia e lei era scoppiata a piangere. Forse perché gli ricordava quella bambina spaventata sotto al tavolo della Biblioteca e che si era ripromesso di salvare ad ogni costo.

Ma quando abbassò gli occhi sul braccio proteso verso di lui e vide quell'abominio così vicino, quella parola che alla fine l'aveva spezzata, l'aveva appena ascoltata raccontarlo, ora lui vedeva ancora quella ragazza smagrita nel salotto di casa sua sotto le grinfie di sua zia, sentiva di nuovo le sue urla e non valeva niente che lei fosse sana e salva davanti a lui, non valeva niente che lei affermasse che quella parola non avesse più quel potere su di lei, Draco era semplicemente annientato dalla realtà che lui non si meritasse quel tocco gentile sul volto, non si meritava quelle lacrime, lei non doveva piangere per lui.

Perché lei non poteva davvero aver scelto uno come lui. Non poteva davvero aver scelto quel Draco Malfoy di cui aveva paura. Era al di là dell'eroico masochismo Grifondoro, era oltre l'altruismo di quella pazza di Hermione Granger.

«Draco» bisbigliò lei facendo un altro passo avanti, i loro petti aderirono e incontrò ancora il suo sguardo colmo di lacrime, spaventato e confuso. «Non chiudermi fuori. Parlami e fammi sentire una spanna sotto di te, ora che sei più bravo di me a farlo.»

Draco prese un profondo respiro continuando a fissarla, un angolo delle labbra si alzò impercettibilmente. «Questa cosa te la rinfaccerò in un altro momento.»

«Perché non adesso?» Lei sbatté le palpebre un paio di volte e alzò l'altra mano per accarezzargli la nuca infilando le dita tra i capelli, stuzzicandogli il cuoio capelluto con le unghie, provocandogli la pelle d'oca sul collo e sentì un gemito silenzioso risalirgli in gola.

Il modo in cui lo toccava, faceva vibrare la sua pelle e ogni anfratto del suo corpo. Solo allora si sentì sciogliere e poggiò le mani sui suoi fianchi, concedendosi questo privilegio. Perché avere lei così, dopo tutto quello che aveva subito da lui, dalla sua famiglia, da quelli come lui, era il dono più prezioso che quella vita da ex Mangiamorte potesse offrirgli.

«Che cosa ci fai tu con me?» mormorò Draco sottovoce, sconfitto dalla paura di vedersela svanire tra le mani, che potesse realmente rendersi conto che non avrebbe dovuto avvicinarsi a lui, timoroso persino di provare quella paura.

Non aveva davvero pianto, ma trovarsi quegli occhi colmi di lacrime, gli ricordò anche la minaccia della Weasley e Draco avrebbe fatto di tutto per non vederla mai piangere, non per lui. Mai per lui.

La Granger aggrottò appena le sopracciglia e gli dedicò un piccolo sorriso. «Ho fatto una scommessa con i Grifondoro per vedere quanto tempo ci avrei messo a mettere sotto scacco il principe delle serpi Malfoy.» Si sentì le labbra tendersi mentre osservava i suoi occhi illuminarsi appena di sfida. «Poi Blaise e Theo mi hanno pagato per misurarti il pene» sorrise compiaciuta quando una piccola risata gli risalì dissipandosi attraverso il naso. «E poi per avvicinarmi abbastanza e scoprire cosa si cela sotto questa chioma platinata» il suo sorriso si allargò mentre continuava ad accarezzargli il cuoio capelluto e Draco strinse le dita sui suoi fianchi. «Due su tre, non male da questa impavida Grifondoro.»

«E poi dicono che i Serpeverde sono dei calcolatori doppiogiochisti» disse a pochi centimetri dal suo volto quando lei si allungò alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo. Gli accarezzò il labbro inferiore con le sue continuandolo a guardare, a permettergli di perdersi in quei profondi occhi caldi che lo avvolgevano come un abbraccio al sapore di cioccolato.

Mexican StandoffOù les histoires vivent. Découvrez maintenant