2. Partenze e Inizi

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Stazione di King's Cross, 1 settembre 1999


Quella mattina il binario 9 ¾ era affollatissimo, molto più di quanto avesse mai visto negli anni precedenti.

Con Ginny al suo fianco, si districava nella folla tra le sbuffate di vapore denso dell'Espresso per raggiungere un vagone, rischiando più volte di mettere sotto al carrello dei bagagli ragazzini meravigliati o animali fuggitivi. Riconobbe molti volti e praticamente tutti riconobbero lei, ricordandole l'avvertimento di Harry della sera prima.

Possa Morgana salvarmi, pensò quando si ritrovò nell'abbraccio dell'ennesimo sconosciuto, dopo aver stretto dozzine di mani o ricevuto pacche sulla schiena. Flash di fotocamere che la abbagliavano da ogni angolazione.

A salvarla, però, fu il Salvatore in persona sopraggiunto insieme a Ron e il signor Weasley. Lei e Ginny ne approfittarono per sistemare i bauli e ritornarono in un baleno sulla banchina.

Nel frattempo la folla si era sparpagliata per salutare i cari prima della partenza imminente. Hermione abbracciò prima Harry, così da permettergli di salutare meglio e per più tempo la sua ragazza che intanto si scambiava i saluti col fratello e il padre. Gli strinse le braccia al collo, ricordandogli la promessa di scriverle.

«Ma soprattutto» disse separandosi per guardarlo col suo cipiglio intransigente, «non mettetevi nei guai».

Harry ridacchiò mormorando qualcosa su come i guai ce la mettessero tutta per trovare lui.

Quando fu il turno di Ron, capì che il tempo dei giochi era davvero terminato. Ed era strano prenderne coscienza solo in quel momento. Non riusciva a separarsi.

Il ragazzo se ne accorse e la strinse maggiormente a sé sollevandola da terra. Non voleva dare spettacolo in mezzo a tutta quella calca, specialmente se poi si sarebbe trovata nell'occhio del ciclone dei pettegolezzi, ma Hermione avvolse ugualmente le braccia intorno al suo collo, posando la testa sulla spalla. Si impresse nella mente il suo profumo, il suo calore, facendo incetta per i prossimi mesi quando si sarebbe sentita malinconica.

Per quanto avessero scherzato maliziosamente qualche ora prima, non era il suo corpo che le sarebbe mancato, ne aveva fatto a meno per molti anni; era la sua stessa presenza, insieme a quella di Harry, l'amicizia, unica costante delle loro vite.

Aprì gli occhi pronta a staccarsi, seppur a malincuore, e oltre la spalla di Ron riconobbe due teste bionde vicino alle scalette della carrozza successiva.

Narcissa Malfoy fissò per un lungo momento la ragazza, cercando una conferma. Draco, girato di profilo verso la madre, seguì la direzione del suo sguardo incontrando subito quello della compagna. Non lo sostenne per più di qualche secondo, ma fu sufficiente a Hermione per scorgervi sorpresa, timore e disagio, prima che si ricomponesse nella sua maschera di insofferenza.

Ciò le bastò per sbrigliarle qualsiasi rimostranza avuta in precedenza e annuì leggermente in direzione della donna.

Ron la riportò a terra, l'espressione imbronciata. Le fece un sorriso pigro, gli occhi due pozze azzurre tristi ma remissive. Le dicevano che capiva, che andava bene così, perché si sarebbero ritrovati. Non si scambiarono una parola, ma s'intesero.

Le veniva da piangere, aveva una piccola bolla di terrore che le cresceva dentro e che si aggrappava ad ogni pensiero che li riguardava, più di tutti temeva che sarebbe successo loro qualcosa – perché i guai sapevano sempre come trovarli – e lei non ci sarebbe stata ad aiutarli.

Ma prima che mandasse all'aria ogni buona intenzione, il fischio di partenza del capotreno la destò e si costrinse a risalire sull'Espresso seguendo Ginny. Le porte si chiusero, il treno sbuffò ancora una considerevole massa di vapore oscurando i finestrini e iniziò ad accelerare, allontanandosi sempre di più dalla stazione.

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