3. Il canto dei bambini in guerra - Parte 1

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Disclaimer: questa parte contiene scene di violenza.



Rispondergli era un riflesso involontario, anche se per la maggior parte delle volte, in passato, si era limitata a ignorarlo. Magari quell'abbraccio con Ron le aveva infuso un po' del temperamento del rosso, si disse con poca convinzione. Tuttavia, se Malfoy si comportava come il solito Malfoy, lei avrebbe potuto mettere da parte quel testardo orgoglio Grifondoro e agire diversamente.

Forse avrebbe dovuto implementare un po' della diplomazia dal suo compagno Caposcuola, Anthony. Di questo passo non sarebbero durati una settimana, in barba agli accordi con Narcissa Malfoy.

Sotto i raggi lunari, i suoi capelli più lunghi di quanto li ricordasse sembravano argentei, il volto pallido e lo sguardo acceso che la immobilizzava sul posto, ma ancora una volta, come al binario nove e tre quarti, diverse emozioni contrastanti fiammeggiarono insieme allo sdegno, tra tutte prevalse l'incredulità di aver nominato la zia, un argomento troppo vicino agli eventi susseguitisi al Malfoy Manor l'anno prima.

Rimasero a fissarsi nel silenzio generale, i compagni si aspettavano che sfoderassero le bacchette, quando Anthony, nel suo infallibile aplomb, si schiarì la gola e riprese: «Beh, molto peculiare, Hermione, animare degli oggetti è già arduo farlo con la bacchetta. Sarà nel programma di Trasfigurazione dei M.A.G.O. sapete? Invece tu, Nott... Nott?»

Notando che il più silenzioso dei Serpeverde non rispondeva, Hermione distolse con fatica lo sguardo da Malfoy, si girò a destra e lo trovò a sonnecchiare con la testa in avanti che ciondolava cullata dal movimento della carrozza.

Di sottecchi vide la punta della scarpa di Zabini colpire contro quella di Nott, che non avvertì nulla e continuava a dormire.

«Theo!» questa volta Zabini picchiò più forte e il compagno sbandò guardandosi intorno. «Cosa? Siamo arrivati?»

Nott si agitò un po' sul posto e per un attimo Hermione fu investita da un odore dolciastro che sovrastò il profumo di muschio sugli alberi e le pizzicò le narici.

Lo osservò perplessa mentre il Serpeverde si aggiustava la cravatta, era pallido anche lui sotto quella flebile luce, però sembrava quasi spettrale. Vide le sue dita tremare sotto il nodo e ciuffetti di capelli neri erano appiccicati alle tempie sudate, nonostante l'aria fosse pungente.

Non ebbe modo di pensare a nulla, anche se un'intuizione si stava facendo largo in sé, il bosco si diradò e le due alte colonne con i cinghiali alati in cima comparvero poco più avanti. Attraversarono i cancelli e il Thestral li condusse per il viale fino a fermarsi nel piazzale davanti alla pesante porta di quercia.

Anthony balzò giù appena le ruote della carrozza si arrestarono e come prima, offrì la mano a Hermione per aiutarla a scendere.

Lo ringraziò con un sorriso quando posò i piedi sulla ghiaia. Sollevò gli occhi verso l'alto distinguendo appena il profilo del castello, con sue le torri e guglie che si stagliavano nella notte stellata.

Lei e il Corvonero avanzarono sui gradini di pietra entrando nella maestosa Sala d'Ingresso, la scalinata si aprì davanti a loro nella sua imponenza.

«Ci vediamo dopo nella Stanza dei Prefetti. Buona cena» disse Anthony prima di varcare la doppia porta sulla destra, nella Sala Grande.

Hermione si attardò alcuni secondi, prendendosi qualche respiro, saggiando quella sensazione elettrizzante di ritrovarsi di nuovo a Hogwarts.

Fu attirata dalla voce paternale di Zabini fuori in cortile. Si allungò per sbirciare cosa combinavano e vide Theodore Nott scendere malfermo le scale della carrozza, dietro di lui Zabini lo sorreggeva per un gomito evitando che si sfracellasse al suolo. Malfoy era fermo davanti i gradini e contemplava le mura della scuola con aria torva, le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni, totalmente avulso da ciò che accadeva alle sue spalle.

Mexican StandoffWhere stories live. Discover now