33. Gelosie - Parte 2

160 9 0
                                    


Grimmauld Place, maggio 1999

Hermione stava sistemando e chiudendo alcuni scatoloni nella cucina, gli ultimi che mancavano nell'infinita collezione di inutili ciarpami in quella casa. Harry si era trasferito da poco e lei, insieme a Ginny e Ron, avevano aiutato il ragazzo a sistemarsi dopo averlo convinto a non vendere l'eredità di Sirius; c'erano ancora così tante cose che doveva scoprire sul patrigno e anche se era stata una casa odiata, per sedici anni lui aveva vissuto lì. Ma di sicuro avrebbero rimodernato e vivacizzato quel posto per renderlo più vivibile, nonostante le illazioni razziste che risuonavano per tutta la casa dal ritratto di Walburga Black. Ancora non erano riusciti a staccare il dipinto della vecchia proprietaria, ma avevano trovato un modo per tenerla buona e Ron aveva appeso davanti al suo volto bidimensionale un arazzo sanguinolento raffiguranti elfi domestici trucidati e schiavizzati per intrattenerla.

Hermione non ne era particolarmente entusiasta, ma almeno quella vecchia megera era distratta su altro quando lei camminava davanti al dipinto e tendeva ad ignorarla la maggior parte delle volte.

Di tanto in quando passava ad aiutare anche Molly Weasley, ma preferiva trascorrere più tempo a Villa Conchiglia e non perdersi un minuto della gravidanza per la gioia inacidita di Fleur. La bambina, avevano scoperto che sarebbe stata una femminuccia, sarebbe arrivata entro un mese e la futura nonna era affaccendata ed esasperatamente entusiasta. Fleur aveva un modo differente di esprimere la gioia nei confronti delle premure della suocera, ma era francese, dopotutto.

E poi Molly poteva coccolare una nuova femmina nel clan dei Weasley, era pur sempre la prima dopo Ginny. Una nuova Weasley dopo Fred.

Hermione spedì gli scatoloni all'entrata e appellò quello delle tazze per toglierle dall'imballaggio.

«Potevi essere un po' più creativo, Harry» disse ammirando una tazza a forma di boccino d'oro con le ali che si muovevano pigre, prima di farla lievitare verso l'amico davanti all'armadietto mentre sistemava le ciotole e i piatti.

«Stai attenta» le lanciò un'occhiataccia sopra la spalla e afferrò la seconda tazza che gli spedì e se la strinse al petto come un bambino, prima di posare anche quella. «Sono preziose.»

«Sì, ti prego» disse Ginny dall'altra parte della cucina in bilico su uno sgabello mentre ripuliva dalla polvere il ripiano più alto della dispensa. «Siamo stati ore a Diagon Alley a cercare queste cianfrusaglie. Non ho intenzione di ripetere l'esperienza.»

«Non sono cianfrusaglie» s'imbronciò Harry dedicandole l'ennesima occhiataccia quando, ridacchiando, Hermione gli spedì con più foga un'altra tazza a forma di pluffa. «Sono da collezione.»

«Vuoi dirmi che dobbiamo ritornare a Diagon Alley per cercarne altre?» Ginny si voltò a guardarlo esasperata.

«Tu sì che mi capisci, amore mio» Harry le sorrise affabile prima di beccarsi lo strofinaccio impolverato in faccia, macchiandogli gli occhiali.

Ginny ed Hermione sghignazzarono davanti alla faccia corrucciata di Harry mentre si ripuliva gli occhiali con un lembo della maglietta. «Siete terribili. Voi donne dovreste solo pensare a soddisfare le esigenze degli uomini, a pulire e occuparvi...»

Non terminò la frase che si ritrovò sommerso da altri strofinacci e carta da imballaggio che le due ragazze gli spedirono addosso. Era fortunato che Hermione non avesse trasformato la carta nei suoi uccelletti preferiti.

«Stavo scherzando» mormorò lui senza riuscire a trattenersi dal ridacchiare e si avvicinò a Ginny circondandole le cosce con le braccia e caricandosela sulle spalle. «Siete troppo suscettibili» aggiunse dando una pacca scherzosa su una chiappa della fidanzata, facendola strillare mentre rideva e lo implorava di farla scendere.

Mexican StandoffWhere stories live. Discover now