48. La buonanotte

1K 74 34
                                    

Ollie

Il piano per costringermi a non provare niente per Emma aveva fallito già alla sua prima missione: Emma era ancora a casa e io ero di fatto uno stronzo che non aveva avuto neanche il coraggio di guardarla in faccia, figuriamoci farla uscire dalla mia casa proprio come dalla mia vita.

Non ero pronto.

Seduto a uno dei tanti tavoli del Dylan & Dog, guardavo il fondo del boccale di birra ormai terminata, ignorando le conversazioni della gente attorno a me.

Dopo che Beatrice e Sutton ci avevano salutato, David e Noah avevano preso a parlare delle probabilità statistiche di Ben di fare colpo su Hanna Scrivo solo per me stessa che, dopo settimane di estenuante corteggiamento, aveva finalmente acconsentito ad andare fuori a bere qualcosa.

Che fosse più per sfinimento che per un reale interesse nei confronti di Ben ce lo stavamo chiedendo tutti quanti, ma presto lo avremmo scoperto.

Noah non si capacitava di come Ben si fosse rifiutato di portare Hannah al Dylan & Dog, ma la rissa scoppiata poco prima tra due ubriaconi che si contendevano l'ambito microfono da karaoke - neanche fosse quello di America's got talent - bastò come risposta.

Il suo cuore da ricca abitante della parte nord della città non avrebbe mai retto allo scontro a suon di rutti e conati di vomito con cui avevano deliziato tutto il locale per dieci minuti buoni.

«Cinquanta dollari che torna a casa piangendo». Propose Noah a David.

«Cento che non arrivano neanche a fine serata». Contropropose David.

«Affare fatto». Esclamò soddisfatto Noah prima di alzarsi. «Vado a giocare a biliardo. Venite?».

«Sto aspettando Beatrice e poi andiamo a casa». Rispose David dopo aver bevuto un altro sorso di birra.

«Passo». Dissi, continuando a studiare il fondo del bicchiere, e continuai a farlo anche quando Noah si era allontanato da un pezzo.

«Allora? Cos'è quella faccia?».

Sentivo lo sguardo del mio amico addosso ma non avevo nessuna intenzione di affrontare i suoi occhi blu che mi avrebbero dato la conferma di quanto fossi fondamentalmente uno stronzo.

«Non ti ho mai visto così, neanche quando quello psicopatico di Max giocava a fare lo stalker appostandosi nei cespugli. Allora?». Mi incalzò e io, questa volta, distolsi lo sguardo dal bicchiere deviandolo su di lui.

«Ho fatto sesso con Emma».

David mi fissò per alcuni secondi, prima che gli angoli della sua bocca si piegassero leggermente verso l'alto.

«È ancora tutta intera?».

Gli scoccai un'occhiataccia che lo fece sorridere ancora di più.

«Dai, Ollie, è una battuta. Ridi che hai appena realizzato il sogno della tua interior designer».

«Vaffanculo». Sibilai lapidario.

«Okay, la smetto. Quindi? Hai risolto il problema?».

«Era un consiglio di merda».

«Lo so».

«L'unica cosa di cui sono ancora più certo è che non può funzionare».

«Perché?».

«Mentre lo stavamo facendo mi ha chiesto di andare piano. Forse le stavo facendo male, non lo so... Il problema è che non ero neanche all'un per cento delle cose che faccio solitamente».

Come le ali di una farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora