47. Il 𝐺𝑖𝑛 𝑎𝑛𝑑 𝐻𝑜𝑝

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Emma

Il Gin and Hop era il regno della musica pop e delle migliori esibizioni en travesti del giovedì sera.

Aveva aperto solo un anno prima e in pochissimo tempo era diventato ritrovo serale di tutti gli under venticinque di zona e tappa fissa della maggior parte degli studenti universitari delle zone limitrofe.

Amavo il suo stile: luci soffuse e calde, scritte al neon colorate disseminate ovunque, drink originali e tremendamente buoni.

Era un mix perfettamente riuscito degli stili che amavo di più. Lo stile industriale delle pareti e del pavimento si andava ad amalgamare con quello vintage degli arredi, e la storia che c'era dietro mi aveva fatto innamorare ancora di più di quel posto.

Non avrei mai ringraziato abbastanza Penelope e Chase per avermici portato una sera qualunque di quell'agosto che aveva cambiato la mia vita più di quanto mi sarei mai aspettata.

Se il Dylan & Dog era un'istituzione da queste parti, il tipico bar di provincia provvisto di freccette e biliardo, il Gin and Hop era il nuovo che avanzava inesorabile e inappagabile a suon di musica dal vivo o remixata dai tanti dj che si esibivano a rotazione.

La mia preferita era sicuramente Blessed Lena, un ex giocatrice di pallavolo che amava creare formidabili mashup usando brani pop, come quelli di Taylor Swift - che venerava come una divinità scesa in Terra - e altri che non c'entravano assolutamente niente.

Il miglior remix a cui diede vita fu, senza ombra di dubbio, quello tra Blank space della Taylor nazionale e Under pressure degli inarrivabili Freddie Mercury e David Bowie.

Diventò così virale che TikTok ne fu invaso per mesi.

Era fenomenale e anche in ferie, al momento.

Per questo, ero seduta a uno dei tanti tavoli del locale strapieno ad aspettare Nathan immersa nella musica commerciale.

Un contrattempo lo aveva bloccato al lavoro, così ci eravamo dati appuntamento direttamente qua.

Davanti a me, la mia solita bevanda analcolica e, nella mia testa, tutto quello che era successo la sera prima, che non smetteva di centrifugare alla velocità sbagliata impostata da una lavatrice impazzita.

Mentre rigiravo il bicchiere tra le mani, ripensai inevitabilmente a quella mattina.

Con i capelli umidi e reduci della doccia e il solito profumo di pulito che lo precedeva sempre, Ollie era sceso mentre io e Penelope stavamo facendo colazione, pronte per andare all'università.

Non era neanche entrato in cucina per pescare alla svelta qualcosa dal frigo come faceva sempre. Aveva semplicemente tirato dritto verso la porta, ignorando persino il buongiorno di Penelope.

Non mi aveva degnato di uno sguardo.

Mi aveva completamente ignorato e quello che era successo tra di noi solo poche ore prima rese ancora più doloroso il fatto di non essere stata minimamente considerata.

Intenta a studiare il liquido rossastro che ancora riempiva il bicchiere, non riuscii a non badare alle parole della canzone che stava risuonando per il locale.

Hey you (Hey, tu)
Can you feel me? (Mi senti?)
Every move I make (Ogni mossa che faccio)
Every step I take (Ogni passo che percorro)
Is for you (sono per te)
If I'd told you that I love you (Se ti dicessi che ti amo)
Would my heart melt (faresti sussultare il mio cuore)
Or would it break again? (o me lo spezzeresti?)

Decisi di ignorare la risposta a quella domanda anche perché, anche se non avevo usato quelle tre parole, avevo comunque confessato a Ollie di essere innamorata di lui e la sua reazione non era stata la tipica reazione da film d'amore a cui si assiste sempre nella scena finale.

Come le ali di una farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora