Capitolo 18

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Uscii quasi di corsa da quell'angusta stanzetta in cui avevo passato gli ultimi minuti. Ero frastornatissima. Adesso, non solo dovevo fare in modo che nessuno si accorgesse della rapina, che sarebbe avvenuta nella stanza del ballo quindi io e ALASTOR, già Alastor, dovevamo rubare gioielli protettissimi in piena luce. Si fa per dire piena luce. Ovviamente ci sarà un blackout totale grazie a Sydney, ma sarà comunque difficile. Dovevo perfino collaborare con un tizio che, per carità, bellissimo di cui non mi piaceva il carattere e come se non fosse abbastanza, mi faceva sentire strana e disorientata. La cosa peggiore?! Dovevo fingere di essere sua moglie, LA MOGLIE!

Uscendo dal salottino urtai per sbaglio una persona, una persona che però conoscevo. Infatti, quando alzai la testa per chiedere scusa da persona educata che sono, lo riconobbi.
Fu come un raggio di sole dopo una tempesta. Era lui, il mio più grande, vecchio ed unico amico.
Rimasi a bocca aperta.
<< Icarus>> dissi. Lui mi squadrò male, poi sembrò riconoscermi.
<<Evelin? >>
Io annuii. Sembrava sorpresissimo di vedermi ed io lo ero più di lui.

Io ed Icarus ci eravamo conosciuti che eravamo piccolissimi. Eravamo al parco ed io camminando e godendomi ancora quel poco di normalità che mi era concessa, vidi una banda di ragazzini che rideva e urlava attorno a qualcosa. Spinta dalla curiosità andai a vedere attorno a che cosa si stessero divertendo tanto e...vidi un ragazzino che piangeva e aveva le mani sopra la testa per come a proteggersi. Accellerai il passo.
<<Ehi voi! Lasciatelo stare! >> dissi
<<Altrimenti?>> disse uno dei ragazzini in modo provocante. Non seppi trattenermi e cominciai a prenderlo a botte.
Dopo alcuni minuti il ragazzino cominciò ad implorare pietà. I suoi amici, appena avevano visto che ero riuscita a far uscire il sangue dal naso al loro amico, erano scappati a gambe levante. Il ragazzino che stavano bullizzando guardava la scena ad occhi sgranati. Lasciai andare il bullo e sposta la mia attenzione su di lui.
Sul viso gli si poteva leggere un misto tra paura e ammirazione. Gli porsi la mano per aiutarlo ad alzarsi, poi, con la voce gentile gli dissi:
<<Non ti preoccupare, non ti voglio fare del male. Voglio essere tua amica. Mi chiamo Evelin, e tu? >>.
Mi rispose con un po' di incertezza.
<< I-I-io mi chiamo Icarus Blade>>. Afferò la mia mano e il resto della giornata la passammo insieme.

Quello è uno dei migliori ricordi che ho. Ci eravamo persi di vista a fine medie e adesso mi ritrovavo davanti un uomo bello, palestrato, sicuro di sé e gentile. Ci abbracciamo come fossimo stati due fratelli, e in effetti, un po' lo eravamo.

the killerWhere stories live. Discover now