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«Coglione...» borbottò Lilith facendo un respiro profondo per lasciare andare la tensione e si lasciò appoggiare al corpo dell'amica appoggiando la testa alla sua spalla. Sentiva ancora quell'incredibile attrazione nei suoi confronti. Come se il corpo spingesse per combaciare col suo. Che cosa strana, così non le era mai successo. Provava spesso attrazione sessuale, ma quella era proprio attrazione fisica. Finalmente capiva la differenza fra le due.

Beh sì, sognava anche di sbatterla al muro e farci le peggio cose, ma non in quel momento. Il silenzio di Crystal era calmo, suonava una melodia rigenerante, una melodia statica che si appoggiava perfettamente sulle tombe, sulla solitudine. Lilith non capiva proprio perché le piacesse. Non era abituata a tutta quella tranquillità, le faceva quasi paura la calma. Aveva bisogno del caos, della distruzione, della foga, della bulimia di vivere e consumare la vita e le persone, di consumare se stessa.
Ma Crystal no, Crystal sostava bloccata nello stesso punto da un eternità. Cry faceva passi millimetrici, si trascinava con lentezza, temendo l'arrivo di qualcosa, di tutto. Temendo di soccombere e sparire. Crystal nel silenzio la vita la ignorava, pregando che il favore le fosse ricambiato, che la vita stessa la ignorasse, lasciandola stare. Meno viveva, meno fatica faceva. Meno viveva, meno possibilità aveva di spezzarsi.

Osservando le sue dita bianche e piccole, Lily la studiò nei dettagli seguendo in salite le strade delle sue vene fino ai polsi, fin sotto alle maniche della camicia. Solo allora notó ben chiaramente delle cicatrici. E quelle? Le aveva già notate prima? Non la stupiva vederle lì, ma non capiva se non la stupissero perché già le aveva viste, o semplicemente perché sulla tristezza di Crystal non potevano mancare.
Comunque era presto per fare domande.

Le diede dispiacere vederle. La fece arrabbiare pensare che Crystal fosse autolesionista per colpa di qualcuno che avrebbe potuto prendere a calci nei denti.  Chi aveva osato portare una ragazzina ad odiarsi tanto? A volersi tanto male? Ad avere bisogno di farsi male, di punirsi, per sentirsi tranquilla. Chi cazzo l'aveva convinta di non meritare di meglio?
Alzò la testa dalla spalla di Cry irritandosi. Voleva dire qualcosa, ma non era capace. Non erano cazzi suoi. E poi conosceva bene il masochismo, l'autolesionismo. Solo che sapeva di vivere il proprio con una certa gioia malata, che più che depressiva doveva essere di natura perversa, sessuale.
La guardò di nuovo: Cry era minuta, piccina, debole, di porcellana, bella bella, graziosa, delicata, elegante, fragile. Estremamente fragile; dentro, fuori e intorno. Improvvisamente provò l'intenso desiderio di macellare chiunque l'avesse ferita. Ma era certa che anche se glielo avesse chiesto, solo il silenzio le avrebbe risposto. Lo sapeva senza sapere come; c'erano cose brutte, ricordi orribili di cui Crystal si vergognava, di cui si riteneva causa, che non avrebbe mai detto ad alta voce.
E andava bene così. Lo avrebbe rispettato.  Lo sapeva perché valeva lo stesso per lei. Almeno avrebbero condiviso lo stesso silenzio.

«Devo andare...» Crystal spezzò la quiete.
«Voglio prendere il treno delle quattro, che devo vedermi con un'amica»
Lilith si irritò nell'immediato, il suo narcisismo non contemplava l'esistenza di altre persone migliori di lei, che meritassero le attenzioni di Cry tanto quanto o più di lei. Ma era consapevole fosse un pensiero e un sentimento patologico. Alzò le spalle e la guardò con una smorfia perversa.
«Ah sì? Per caso è la tua amica speciale?»
«Eh?» non capì a cosa si riferisse.
«La tua amica gay!» fece un ghigno dandole un colpetto al braccio e toccandole la punta del naso.
Cry sbuffò alzando gli occhi al cielo infastidita.
«No, è la mia migliore amica» rispose socchiudendo gli occhi e scuotendo la testa, disapprovando quelle insinuazioni.

Lilith ridacchiò.
«Va beh dai, allora andiamo», si alzò di fronte a lei lasciandole una carezza sul volto e toccandole la punta del naso.
«Devo alzarti io?» la provocò.
Teatralmente Cry sbuffò e come se il suo corpo fosse fatto di piombo si alzò lentamente.
«Minchia, mia nonna è più veloce...
ed è morta» scoppiarono a ridere.

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