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Dopo quella lezione, Lilith e Crystal si diressero insieme verso la caffetteria dell'università. Era un ambiente rilassante, con il profumo di caffè che riempiva l'aria e uno sfondo di voci sussurrate e chiacchiere rilassate. Mentre si sedevano a un tavolo, Lilith notò che Crystal sembrava poco più rilassata rispetto al mattino. Era evidente fosse nervosa e che stesse facendo uno sforzo, si chiese se fosse mai andata prima in caffetteria con amici. La trovò adorabile nel modo in cui si guardava attorno senza mai posare lo sguardo sulle cose per troppo a lungo, senza mai posarlo del tutto su di lei. Le fece abbastanza tenerezza da decidere di avere pietà ed evitare almeno per un po' di metterla spudoratamente a disagio.

«Ti va di ordinare qualcosa?» chiese Lilith con un sorriso accogliente. Crystal scosse la testa in segno di no. Lilith si alzò per andare ad ordinare, ma prima di allontanarsi si girò verso di lei.

«Ti piacciono le focaccine?» Crystal presa alla sprovvista annuì soltanto. Senza aggiungere altro andò a fare l'ordine, Crystal osservò l'ambiente intorno a lei. Si sentiva un po' fuori luogo, ma sapeva che doveva superare la sensazione se voleva approfondire la loro amicizia. Altrimenti se ne sarebbe pentita per sempre. Non le capitava tutti i giorni che qualcuno si interessasse a lei in maniera così attiva, era un'occasione che non poteva perdere, perché non sarebbe stata in grado di ricrearne un'altra da sola.

Lilith tornò con un caffè per se stessa e due focaccine su un piattino. Posò il piattino davanti alla ragazzina che la guardò confusa.

«Mangia. Sei troppo magra...» svagò con gli occhi al cielo con aria critica.

«Ma...», non se lo aspettava, ma non l'avrebbe rifiutato.

«Mangia. Ho detto.» le ordinò imperativa.

«Grazie...» borbottò Crystal emozionandosi per quel gesto d'affetto nascosto dai toni bruschi. Le si scaldò il petto, affamata di amore e attenzioni, ne aveva disperatamente bisogno. Il suo abbandono pregava in bisbigli il desiderio di essere accudito. Aveva bisogno le fosse concesso il permesso per farsi piccola e lasciarsi coccolare, senza più preoccuparsi di nulla. E desiderava disperatamente che fosse Lilith a soddisfare quel suo sogno.

«Sembri una creaturina denutrita, devi mangiare di più... Mi chiedo come faccia a pomparti il sangue nelle vene», si giustificò. Ammettere atti di gentilezza la metteva estremamente a disagio. A dirla tutto non erano da lei, ma l'aspetto innocuo e fragile di quella ragazzina risvegliava in lei un qualche istinto primordiale di cura, lo stesso che avrebbero potuto provare trovando un gattino abbandonato sotto un ponte. Uno piccolo denutrito, malaticcio e morente. Non prendersene cura sarebbe stato da senza cuore. Posò il proprio sguardo sul viso di porcellana della sua amica provando soddisfazione nel vederla mangiare ciò che le aveva comprato.

Sorseggiò il proprio caffè godendo del loro silenzio condiviso. Non le tolse gli occhi di dosso nemmeno un'istante, c'era qualcosa del suo aspetto di estremamente magnetico. La attraeva in maniera brutale. Avrebbe voluto poterla rendere minuscola e tenerla nella propria casetta delle bambole. La sua innocenza e purezza le ispirava un tipo di desiderio perverso che si divertiva a provare, ad assecondare. L'avrebbe voluta rapire, tenere per sé in una torre o un castello, l'avrebbe voluta possedere, in tutti i modi. Crystal per caso incrociò il suo sguardo, Lilith le sorrise rassicurante, come se non stesse immaginando le peggio cose su di lei in quel momento.

«Comunque ho iniziato a frequentare solo quest'anno, tu conosci qualcun'altro? Hai un tuo gruppetto?» chiese curiosa. Crystal si chiese come mai non avesse frequentato prima, per motivi lavorativi? Familiari? Di salute? Era un mistero e sarebbe rimasto tale, perché non glielo avrebbe mai chiesto per non metterla a disagio e perché pensava che se lo avesse voluto esprimere allora lo avrebbe fatto da sola.

«No, cioè c'è un ragazzo che si siede vicino a me, ma spesso sta con le sue altre amiche»

«Ah, perché ti stanno tutti sul cazzo? O perché sei un'introversa che aspetta di essere adottata?»

«Piú la seconda...» ammise abbassando lo sguardo. Lilith si immedesimò immediatamente in lei; doveva star morendo di solitudine. Un anno intero di università senza amici stretti, e il desiderio di averne. Era il desiderio di compagnia a renderla sola e non solitaria. Le sembrò ancor di più un gattino abbandonato.

«E io che temevo di infastidirti e basta, invece devo essere il tuo Natale. Considerati adottata» le lasciò un buffetto sulla guancia, rimanendo sorpresa da quanto fosse liscia la sua pelle.

Crystal le sorrise sinceramente felice.

«Contenta?»

La ragazzina annuì.

She Tastes So GoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora