27. Bugie e verità

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«Hermione Granger, perché hai il mio maglione sotto il tuo cuscino?»

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, vostro onore.

Quante volte aveva sentito pronunciare queste parole in tribunale prima che l'ennesimo Mangiamorte o assassino o delinquente di guerra venisse schernito dalla corte del Wizengamot e infine costretto a bere il Veritaserum ed essere condannato ad Azkaban con tutte le accuse? Tante di quelle volte che voleva urlare a quei farabutti di smetterla, che tanto non l'avrebbero passata liscia.

Ma lì non poteva essere costretta al Veritaserum, nella sua camera aveva tutto il diritto di fare quello che voleva con i maglioni regalati. O almeno credeva che fosse un regalo. Già, credeva. Come credeva che Malfoy non sarebbe mai entrato in camera sua, figuriamoci. E come credeva che Malfoy non avrebbe mai avuto modo di alzare il cuscino sul suo letto e trovare quel tesoro tanto prezioso.

Se si fosse sottratta da un'ammissione del genere l'avrebbero condannata ad Azkaban? Avrebbe potuto diplomarsi anche da lì? Magari la Mcgranitt avrebbe provato pietà di lei e le avrebbe mandato un gufo con il materiale da studiare. Chissà, magari avrebbe chiesto a Malfoy di prendere appunti per lei siccome era così bravo a farlo.

Maledizione, era spacciata. Finita. Totalmente annientata.

E non era sufficiente quella rivelazione a farla sentire una totale idiota, no, ovviamente! Doveva pure arrossire e tremare come una maledetta sciocca siccome il proprietario di quel maglione era sì e no a dieci centimetri dal suo volto e non la smetteva di guardarla e ghignare.

Oh, se avrebbe voluto prenderlo a schiaffi quel ghigno! Oh, quanto avrebbe poi voluto averlo sulle sue... No! No, no e ancora no! Lei non voleva baciare Draco Malfoy! Lei non poteva... era suo amico, maledizione! E dopo Ron si era ripromessa di non scambiare più fluidi corporei con i suoi amici. Anche se ne era invaghita. No, non lo era. Era lui, maledizione! Lui... lui era Draco maledetto Malfoy! E lei era Hermione maledetta Granger!

E non voleva dare ragione a quella maledetta Rita Skeeter!

Aveva voglia di urlare, forte. Di schiaffeggiarlo, urlargli in faccia di andarsene dalla sua camera per poi attirarlo a sé e... no!

Hermione fece coraggiosamente un passo indietro per evitare alle sue mani di fare qualcosa di irreversibile e stupido, ma quell'altro idiota la seguì e avanzò insieme a lei.

«Allora?» chiese sottovoce e quel profumo, quel maledetto mix di aromi di praline che avevano mangiato fino a quel momento le diedero alla testa, così si ritrovò ad arretrare ancora, ma lui ancora la seguì come un felino sovradimensionato, finché lei non fu costretta a fermarsi contro il comodino che sobbalzò facendo cadere il libro d'incantesimi sul pavimento e per lo spavento le cadde di mano anche il sacchetto di praline che aveva ancora in mano.

«Gradirei un po' di spazio personale, Malfoy» istintivamente gli posò una mano sul petto per allontanarlo, ma se ne pentì immediatamente, perché uno, iniziava a non sopportare più i suoi maglioni morbidi, sebbene l'oggetto del misfatto fosse l'argomento in esistere di quel processo alle intenzioni; due, fu davvero tentata di stringerlo tra le mani e annullare qualsiasi buona intenzione avvicinandolo definitivamente a sé; tre, Malfoy acciuffò prontamente la sua mano e la chiuse premendola contro il petto senza darle più alcuna via di fuga.

Maledizione!

«E io gradirei una risposta» disse lui acclimatandosi davanti a lei, le loro cosce aderirono e porca di quella miseria lei aveva solo voglia di farsi venire un colpo apoplettico per sottrarsi da quella situazione.

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