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[Numero sconosciuto ti ha inviato un messaggio:

Ciao, da domani faremo esercizi singoli dopo gli allenamenti della squadra.

Sii puntuale, non come al tuo solito.]

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Agli ordini.

Simpatico come un cespuglio di rovi, come un boccone di chiodi che graffia e raspa la gola.

Maddy deve aver dato il mio numero di cellulare a suo fratello. Traditrice!

Dalla finestra noto che piove e il cielo è terso di nuvole, fuori dalla porta di camera mia mamma sbuffa e sembra nervosa.

Questa domenica non potrebbe iniziare nei migliori dei modi. Chi me lo fa fare di uscire dalla camera?

Ma d'altronde sono una temeraria e decido di sfidare la sorte e scendere di sotto per fare colazione, qualcosa di proteico e che mi dia energia perché magari più tardi andrò a correre. Così sarà più preparata e finalmente terrò testa a Jacob alla prossima corsa insieme.

«Ann, hai programmi per oggi?» mamma compare in cucina, mentre addento il panino al prosciutto e formaggio.

«Non saprei, più tardi vorrei correre, farmi una doccia. Insomma, qualcosa del genere.»

«I compiti? Mai?» alzo un sopracciglio colpita dal suo tono acido e vagamente accusatorio.

«Li ho già fatti.»

«Davvero? Perché dai voti che porti a casa non si direbbe.» Sì, decisamente questa mattina non è cominciata dal piede giusto!

«Maddy mi sta aiutando a studiare algebra e fidati che mi impegno a sufficienza. Poi con il campionato alle porte e gli allenamenti, mi destreggio abbastanza bene.»

«Hai sempre per la testa questo dannato football...»

La solita vecchia storia. Sembra un disco rotto.

Torna sempre e solo nello stesso punto, insiste, punzecchia e insinua.

«Quindi? Cosa ci sarebbe di male?»

«Non mi è mai piaciuto questo sport.»

«Ma dai?! Non lo avrei mai detto...» uso un tono ironico ma ottengo l'effetto contrario.

«Non sto scherzando, Ann. È uno sport violento, rude. Ogni volta torni con qualche dolore o livido nuovo sul corpo. Non mi piace!» la tonalità della sua voce si alza di qualche decibel e il mio sistema nervoso inizia a mettersi in allerta.

«Perché non ammetti pure, come tutti i trogloditi e ignoranti di questa città che è anche uno sport maschile?!» puntello i polsi sul tavolo e mi alzo, sfidandola con lo sguardo.

«Come osi? Sì, certo... lo penso, è uno sport maschile e tu sei...»

«Cosa? Sentiamo?» non demordo, neanche di un centimetro dalla mia posizione.

«Una ragazza e stai per diventare una donna...»

Sospiro forte, sono stufa della stessa cantilena.

«Ann, vorrei che iniziassi a pensare al tuo futuro. Cosa vuoi fare, chi vuoi essere, cosa vuoi studiare... e dove vorresti andare.» so che lei vuole solo il mio bene, glielo si legge negli occhi sinceramente preoccupati. Ma non può sapere cosa è meglio per me.

«Il football è il mio futuro.» Perché non lo capisce?

Perché non mi capisce?

«Ann...»

«No, mamma. È così che a te piaccia o meno. Il coach Kelley dice che sono brava, tutti pensano che io lo sia... voglio giocare a football e provare a puntare a una borsa di studio.»

Un Gioco da Ragazze - A Girl's GameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora