13. Nebbia

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All'alba, con le prime luci che a fatica filtravano attraverso l'enorme vetrata della stanza, Aeris aprì gli occhi, sentendosi indolenzita come se ogni muscolo le pesasse. Aveva ricordi confusi sulla serata precedente e sulla notte: il vento di Pyras, la danza, il senso di pericolo, gli incubi notturni, le parole assurde e inquietanti di MIAO…

La vista offuscata le diede l'impressione di avere una patina sugli occhi, ma strofinandoli si rese conto che era tutta la stanza ad essere avvolta da una nebbia densa, un manto silenzioso che rendeva ogni cosa sfocata e distante.

Tentò di chiamare MIAO, ma la sua voce sembrava assorbita da quel vapore ovattante, come se l'aria stessa fosse diventata un cuscino spesso tra lei e il resto del mondo. "MIAO?" sussurrò, una, due, tre volte, ma l'assenza di risposta la fece sprofondare in un senso di abbandono. 

“Forse sono stata troppo dura con te, MIAO.” sussurrò a se stessa, “Con quei discorsi senza senso, sembravi preso da un momento di follia. Ti comportavi come se io fossi la tua crush. Mi hai veramente spaventato. E poi cos'è questa storia di essere una IA organica? Come puoi provare sentimenti? In fin dei conti sei solo un software evoluto e niente più…” rifletteva a bassa voce. “Ma perchè mi manchi ora che non rispondi? Sto pensando a te come a un essere vivente senza accorgermene. E se avessi ragione?” disse Aeris, fissando pensierosa il soffitto della stanza.

Mentre continuava a riflettere e a porsi innumerevoli domande su MIAO, si arrotolò nelle sue lenzuola, allungò ancora un po' i piedi fino a sentire qualcosa di morbido e caldo. Alzò di colpo le lenzuola e, guardando in fondo a quella caverna improvvisata, si accorse che due grandi occhi la fissavano.

"Runa! Cosa ci fai qui? Scommetto che hai dormito con me tutta la notte! Se lo scoprono i miei, mi metteranno in punizione e dovrò dire addio al NOIA Café. Sparisci!" strillò Aeris in modo trattenuto.

Runa fece uno scatto e si lanciò fuori dalla stanza senza farselo dire una seconda volta.

Con la consapevolezza della solitudine, Aeris si alzò dal letto, i piedi nudi sul pavimento freddo, e per la prima volta da quando MIAO era entrato nella sua vita, sperimentò una desolazione e un vuoto profondo. I suoi genitori, impegnati nei corridoi del potere a Zephyra, erano spesso assenti, lasciando a lei solo messaggi programmati su cosa fare.

Durante l'ascolto di quella lista infinita di impegni quotidiani che risuonava nella sua testa vuota, la sua frustrazione montò rapidamente, trasformandosi in rabbia. Aeris iniziò a vuotare cassetti e armadi, lanciando vestiti e oggetti in aria con un gesto quasi violento, fino a quando la sua stanza pulita e ordinata si trasformò in un vero e proprio campo di battaglia.

Seduta in mezzo al caos che aveva creato, Aeris si lasciò andare a un pianto liberatorio, ricordando quando MIAO era entrato nella sua vita, una presenza tanto invadente quanto irrinunciabile. Le aveva offerto ascolto, comprensione e la sicurezza di una voce avvolgente e mai giudicante. Ma ora, in questo mare di nebbia, quella voce era assente.

Decisa a non lasciarsi sopraffare dall'angoscia, si vestì frettolosamente, ingurgitò alcuni semi di zachè, simili a quelli della zucca, e afferrò il suo zaino sgualcito. La porta di casa sbatté dietro di lei mentre si lanciava giù per le scale, evitando l'ascensore che le dava un senso di oppressione.

La Danza di AerisWhere stories live. Discover now