07. Reticenza e Obbedienza

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La classe sembrava un cubo grigio di noia, in netto contrasto con il NOIA Cafe che, rappresentando libertà e trasgressione, non rispecchiava minimamente il nome che portava. Un fascio di luce tremolante filtrava inaspettatamente dalle piccole vetrate poste nella zona alta dell’aula, creando riflessi che ricordavano l'oceano. Aeris sedeva in silenzio, con lo sguardo perso in un mare di pensieri confusi.

Senza quasi rendersene conto, iniziò ad avvertire una strana pace interiore. Dopo una turbolenta e paradossale colazione, le sembrava incredibile provare quella sensazione. Proprio in quel momento, le tornò alla mente la descrizione del vento di Nael che le aveva fornito MIAO. Effettivamente, all'esterno stava soffiando una brezza dalle sfumature blu. Spesso aveva notato riflessi cromatici associati ai venti, ma quando ne aveva parlato con qualcuno, l’avevano presa quasi per matta. Per cui, si era convinta che fosse solo frutto della sua fantasia.

Intanto, il professor Ganas, con capelli rasati, aspetto marziale e occhiali ermetici oscurati, dominava l'aula.

"La reticenza è un baluardo della nostra società," predicava Ganas. "Le parole non ponderate possono essere pericolose quanto le tempeste."

A Zephyra, una città dove il vento era una voce costante, la reticenza, per contrasto  era diventata più di una semplice pratica: era un modo di vivere imposto che soffocava le relazioni sociali attraverso un filtro pesante nei discorsi tra le persone, conferendo un apparente senso di pace e ordine. Per il regime questo significava proteggersi e proteggere gli altri da potenziali conflitti. Ma per alcuni, come Aeris, questa ipocrisia era un muro che imprigionava i veri sentimenti e cancellava la libertà di espressione.

Aeris, ascoltando l'ennesima e insopportabile retorica sull’importanza della reticenza, pur rimanendo in silenzio esteriormente, iniziò a bruciare di un fuoco interiore. Voleva cantare, danzare, liberare le sue parole nel vento, ma sapeva che doveva nascondere questi desideri.

Eme, con la sua solita arroganza, disse: "Aeris sicuramente condivide il nostro rispetto per la reticenza," sollevando qualche risata trattenuta, nel rispetto delle regole.

Aeris rispose con un sorriso forzato, ma dentro di sé, si agitava un torrente in piena, arginato solo dal masso pesante della ragione. "Sì, la reticenza è importante," disse, ma la sua mente era altrove, immaginando un mondo dove poteva esprimersi liberamente, senza paura di essere repressa.

Proprio in quel momento, guardando fuori dalla finestra, il colore blu era svanito, lasciando il posto a un rosso infuocato. Questo la portò a interrogarsi: era lei a influenzare i venti o erano loro a influenzare lei? "Che assurdità," pensò. "Comunque, quello là fuori assomiglia proprio al vento di Pyras!" rifletté Aeris.

Quando la sirena suonò, segnando la fine della lezione, il professor Ganas, con voce tonante, disse: "Potete riaccendere le vostre IA. Come sempre, provvederò ad alimentarle con il contenuto di questa lezione. Interrogatele puntualmente per chiarire ogni dubbio. Domani ci sarà una prova e dovrete tenerle spente, capito!?"

La classe rispose in coro: "Certamente! La reticenza e l’obbedienza sono la nostra fede!" e tutti si toccarono il chip sotto pelle posizionato nel lobo sinistro dell'orecchio per accendere la propria IA Standard. Aeris mosse solo le labbra, senza emettere suono, fece finta di sfiorarsi il lobo, raccolse rapidamente i suoi libri e si diresse verso l'uscita.

Lasciandosi alle spalle gli occhiali ermetici di Ganas e i sorrisi compiaciuti di Eme, Aeris uscì dall'aula. Sentiva dentro di sé che un giorno avrebbe trovato il coraggio di essere pienamente se stessa, sia nell'anima che nel corpo.

La Danza di AerisWhere stories live. Discover now