BENJAMIN

I capelli color miele ondeggiano lungo la sua schiena e scompaiono dietro il grande cancello della scuola. Sophie è ormai lontana, quando capisco che non mi è stato dato il tempo per spiegare. Avrei dovuto alzarmi e seguirla, data l'importanza del braccialetto. Non mi aspettavo me lo riportasse con il resto del gruppo presente.

Faccio passare, nervoso, la catenella tra le dita. Mi maledico mentalmente. Ora devo pensare urgentemente ad un altro modo per farglielo avere.

Sento lo sguardo dei miei amici su di me, alzo gli occhi al cielo. Una risatina scappa dalla bocca di Chris.
"Amico, hai proprio la faccia da imbecille!" La sua mano possente sbatte contro la mia spalla.
Un'onda l'irritazione si espande dal punto appena colpito, al resto del corpo. Non ci trovo nulla da ridere.
Le ho fatto pure un occhiolino prima di andarmene dal suo tavolo, cos'avrei dovuto fare di più? Mi sembrava chiaro, fosse un regalo e in quanto tale avrebbe dovuto tenerlo.                      
"Questa era la tecnica infallibile di cui ci parlavi? Non hai la faccia da imbecille, sei un imbecille." aggiunge Adele, sempre pronta a bombardare la gente di complimenti.
"L'idea non è neanche così male, ma io avrei reagito come Sophie, dato che non hai specificato fosse un regalo" interviene Ulani mentre si sposta una treccina che le è appena scivolata sul viso.
"Dato che siete tutti così bravi perché non ve ne occupate voi?" Ribatto acido.
"A me non frega assolutamente niente di quella lì e non ho intenzione di fare nulla." Risponde Adele e vorrei aggiungere altro, ma evito. Lei è disprezzata da ogni ragazza della scuola, dubito fortemente riuscirebbe anche solo a fare una conversazione civile con Sophie.

"Io dico che le tue cazzate non funzionano con una come lei." L'intervento inutile di Sebastian butta benzina sul fuoco che mi brucia dentro. Sebastian è circondato da un'aurea di mistero che attira le ragazze come api sui fiori. Cambia più ragazze di quanto si cambia le mutande, non è in grado di ottenere la fiducia delle ragazze.

"Ti prego di mostrarmi i tuoi metodi da vero esperto in amore. Magari direttamente con lei."
Scelgo queste ultime parole volontariamente.
"Non credo proprio. Non ho intenzione di essere il pecorone della famiglia che segue ogni ordine come te".
"Lo sto facendo anche per te, coglione."

Nonostante il nostro legame di amicizia e parentela, in quanto cugini, il nostro rapporto è sgretolato negli ultimi anni. È diventato insopportabile, deve sempre far vedere che lui è migliore di tutti noi, in particolare modo meglio di me.

Adele interviene nuovamente: "Scusate, qualcuno di voi l'ha vista bene? È una povera illusa. Le dai un assaggio ed è disposta a tutto per avere l'intero piatto".

Non ho ancora inquadrato bene Sophie, ma non posso che essere d'accordo con quello che dice la ragazza dai capelli platino e la voce acuta. Tutti sono attratti da noi, qualcuno fa solo fatica ad ammetterlo. Nessuno del nostro gruppetto è mai stato rifiutato.
Siamo un Elite, siamo sempre stati noi sei e nessun altro. Il collante tra di noi sono senza dubbio le nostre famiglie e l'azienda in cui sono socie.
Le nostre famiglie ci chiedono costantemente alti livelli di discrezione, in particolare modo riguardo gli affari della società. Cerchiamo, nonostante la popolarità nella nostra cittadina, di rimanere riservati.
I nostri genitori ci hanno iniziato a coinvolgere nell'azienda da un paio di anni. Io e Sebastian partecipiamo molto di più rispetto agli altri ragazzi. Mio padre e suo fratello, ovvero il papà di Sebastian, sono stati i primi a fondare la società. Il nostro destino è stato scritto molti anni prima della nostra nascita, che ci piaccia o no, noi siamo gli eredi del loro "impero".

"Ragazzi, oggi venite da me?" Chiede Jia cambiando totalmente argomento.
Chris appoggia il suo braccio sulle spalle di Jia mentre le scompiglia i capelli e dice:
"Cara Jia, tu sai come rendermi felice! Dopo questa dura giornata ho proprio bisogno del tuo idromassaggio."

Ci alziamo e all'unisono ci avviamo al parcheggio della scuola, attraversiamo il giardino superando il cancello dell'uscita. Proseguiamo costeggiando uno dei tre edifici dell'istituto, infilo la mano nella tasca dei pantaloni ed estraggo le chiavi della mia macchina premendo il pulsante per aprirla. Chris, che questa mattina è venuto con me, si fionda all'interno.
"Posso venire con te, Benji?" Chiede Ulani con tono delicato e io annuisco. Invito Jia ad unirsi a noi. L'altra macchina nel parcheggio scolastico che appartiene a qualcuno del gruppo è quella di Sebastian e, come Jia, so che Adele vuole stare da sola con lui. Adele sa essere veramente arrogante nei confronti della sua presunta migliore amica. In certe occasioni, Jia mi fa davvero tanta tenerezza.

Accendo la macchina ed esco dal cancello del parcheggio in direzione delle nostre case. Il tragitto è di una decina di minuti, passiamo per alcune vie residenziali. Alcuni bambini con zainetti colorati, camminano lungo il marciapiede mano nella mano con quelli che potrebbero essere le loro mamme o i loro papà. Stampati sul loro volto, hanno dei bellissimi sorrisi. Conosco queste vie alla perfezione, le ho percorse un'innumerevole quantità di volte.

È il quartiere che divide la nostra piccola area residenziale, formata solo dalle nostre sei ville, all'istituto. Antoine-Laurent de Lavoisier Institute comprende una formazione completa che parte della elementari e arriva fino alle scuole superiori. Tutti i gradi di scuola si trovano in edifici non lontani tra loro. Ho percorso questa strada tutti i giorni da quando avevo sei anni. Ricordo bene la prima volta che ho notato questa zona, sarò stato al secondo o al terzo anno di scuola. I miei genitori sono stati sempre troppo impegnati per portarmi a scuola, avevano quindi assunto un autista privato. Ero seduto nel sedile posteriore, cintura rigorosamente allacciata. Mario, l'autista, non parlava e si limitava a salutarmi appena salivo in macchina e fare lo stesso quando scendevo. Mi guardava attraversare il lungo cortile della scuola e quando la porta dell'ingresso si chiudeva alle mie spalle, rimetteva in moto e andava via.
Durante questo breve tragitto, rimanevo in silenzio e fissavo ogni movimento di Mario. Quel giorno, qualcosa cambiò. L'auto rallentò fino a fermarsi ad un semaforo rosso. Il mio sguardo era sempre fisso sull'autista. La mano destra era intenta ad aprire lo sportello presente davanti al sedile del passeggero. Conoscevo alla perfezione ogni suo movimento, stava cercando gli occhiali da sole. Quella fu l'ultima volta che vidi Mario fare questa azione. Un piccolo grido richiamò la mia attenzione a quello che stava accadendo fuori dalla vettura. Mi voltai e vidi una bambina dai lunghi capelli cioccolato volteggiare tra le braccia di un uomo. Rideva a crepapelle, mentre cercava di dimenarsi e urlava. Chiamò quell'uomo "papone" e gli disse qualcosa che non percepì, ma subito dopo il suo "papone" con un gesto rapido se la mise sulle sue spalle. Il sorriso di quella bambina mi stregò. Ad un tratto, uscirono dalla mia visuale. Era scattato il verde. Appoggiai i gomiti sul finestrino e continuai a guardare fuori. Da quel momento in poi non ci fu un giorno che non scrutai di nascosto quei bambini tanto allegri saltellare mano nella mano con i loro "paponi", le loro "mammine" o anche i loro nonni. Scoprì che nella via parallela si trovava una scuola elementare pubblica.

Una volta attraversata tutta la zona residenziale, un piccolo tornate costeggia la collinetta dove sono situate le nostre case. Mi fermo davanti al grande cancello bianco di casa Ling. Jia abbassa il suo finestrino e preme il piccolo pulsante blu posizionato su una colonnina al lato dell'ingresso. Dall'altra parte una voce femminile, che ormai so essere quella della loro domestica, chiede chi sia.
"Sono Jia, sono qui con i miei amici." Il cancello si apre mostrando il grande giardino che circonda la dimora Ling.

Lasciamo la macchina a destra del cancello, tutti scendono e ci dirigiamo verso l'entrata. La casa è in stile orientale e in quanto tale non può non avere un piccolo laghetto a sinistra dell'entrata circondato da pietre bianche. È una casa molto moderna ma le decorazioni sulle finestre, le colonne e soprattutto l'architettura riflettono senza alcun dubbio la tradizione cinese. È strutturata su tre piani ben distinti dall'esterno grazie a terrazzi e tettucci con la tipica incurvatura all'insù. Due grandi statue di dragoni segnano l'ingresso della casa.
Ormai ci conosciamo talmente bene tra di noi che ci comportiamo come se fossimo a casa nostra. Io e Chris scendiamo al piano interrato. Il mio amico si lancia sul divano e accende la televisione, pronto a sfidarmi alla Playstation.

Progetto CapheliaWhere stories live. Discover now