Sophie

Io e Hannah abbiamo rinominato questo gruppetto "I Fantastici 6". Sono tre ragazzi e tre ragazze uniti dal prestigio e dai soldi delle loro famiglie. In città tutti li conoscono. Le loro famiglie sono proprietarie di una fruttuosa società di cui non si sa molto. Sono ricchissime e possiedono grandi ville a sud est della città, dove si sono costruiti una zona residenziale esclusiva.

Benjamin Riva, il ragazzo che mi sono imbambolata ad osservare durante l'ora di storia, è uno dei membri di questo gruppo. Gioca nella squadra di basket della scuola con Thomas. In questo momento non si sta allenando, poiché la scorsa partita si è slogato la caviglia. È capitato che, a qualche festa, venendo a salutare Thomas, si fermasse a scambiare qualche parola anche con me e Hannah. Da queste piccole interazioni, mi è apparso un ragazzo molto gentile e alla mano. Tra "I Fantastici 6" è uno dei pochi che salverei, insieme a Chris e Ulani.

Non li conosco molto bene, ma Chris è il tipico ragazzo che scherza con tutti e fa morire dalle risate. Condividiamo una classe insieme, ovvero arte, e i suoi rari interventi fanno scoppiare a ridere tutti i presenti, compresa la professoressa.

Ulani è una ragazza con cui ho avuto qualche conversazione ed è sempre stata molto carina con me. Thomas ha una cotta per lei da parecchio tempo. Capisco benissimo il motivo, è bellissima. I suoi capelli ricci, spesso intrecciati, le circondano un viso bronzato dai lineamenti fini. Il suo corpo è il sogno di qualsiasi ragazza: curve definite nei punti giusti.

I sei ragazzi camminano disinvolti verso il loro tavolo infondo all'ampia stanza. Passano non distanti da dove siamo sedute, il mio sguardo è fisso su quel povero pezzetto di carne, ormai frantumato. Una volta seduti, l'atmosfera presente prima del loro ingresso si ristabilisce. Gli studenti tornano a parlare di argomenti che non coinvolgono il gruppo e i rumori di forchette e coltelli in sottofondo segnano che ora nessuno finge più di mangiare.

Sono passati solo pochi minuti quando, mentre chiacchieriamo, l'espressione sul volto di Hannah cambia drasticamente.
"Non girarti" dice con tono preoccupato.
Non aggiungendo altro, la curiosità vince sulla razionalità. La mia testa, in contrasto con la logica, compie una piccola rotazione. I miei occhi si intrecciano con quelli di Benjamin, che sfoggia un sorriso a trentadue denti. Mi rigiro di scatto, la mia espressione comunica tutto da sola, non serve aggiungere parole. Hannah appare tanto confusa quanto me. Il ragazzo dal viso angelico sta venendo verso il nostro tavolo, prego di starmi sbagliando. Mi piace molto come ragazzo, ma interagire con lui mi imbarazza.

"Ciao ragazze!" Una voce rauca alle mie spalle fa crollare le mie preghiere in un profondo pozzo buio. La parte superiore del mio corpo cerca di ribellarsi al mio tentativo di voltarmi, ma non ho altra scelta quando Benjamin chiama il mio nome incitandomi a guardarlo.
"Ciao Benjamin, dimmi" dico con la gola che è diventata più secca delle foglie ai piedi degli alberi in autunno.
"Penso questo braccialetto sia tuo." Mi passa la catenella argentata, l'afferro istintivamente. Mi fa un occhiolino e si volta dirigendosi disinvolto al suo tavolo. La mia mente naviga nel bel mezzo di un maremoto. Sento occhi curiosi su di me. Tutti, compresa la sottoscritta, si chiedono perché Benjamin sia venuto qui nel bel mezzo del pranzo.
Mi giro verso la mia amica e le acque impazzite nella mia testa iniziano a calmarsi. Pensieri di senso compiuto prendono di nuovo forma.

"Cos'è appena successo?" Chiede Hannah, osservandomi con i suoi occhioni da cerbiatto, che in questo momento sono tinteggiati di eccitazione e confusione.
Il mio sguardo è ora attento a scrutare l'oggetto tra le mie mani. Si tratta di una catenella sottile abbellita con piccole palline argentate, ordinate alla stessa distanza l'una dall'altra.
Resto annichilita quando noto un ciondolo dorato che oscilla al centro del bracciale. Si tratta di una "S", molto spessa e pesante rispetto alla finezza che tutti gli altri elementi conferiscono. Ha la mia iniziale, ma non ho mai visto questo bracciale prima d'ora. Esplicito i miei pensieri alla mia amica seduta dal lato opposto del tavolo.
"Non ne ho idea... questo bracciale non è mio."
Indosso sempre e solo gli stessi gioielli ogni giorno: una catenella d'oro con un piccolo cuore rubino appartenente a mia mamma, un anello finissimo abbinato a quest'ultima e tre bracciali con perline colorate che abbiamo fatto a mano io e Hannah.

Hannah si alza leggermente dalla sua sedia allungandosi sul tavolo fino a raggiungere la mia mano, dalla quale afferra il braccialetto.
"Dammi qua"
Si risiede e, come se tra le mani avesse un reperto archeologico, lo analizza. Un sorriso brillante si dipinge sul suo volto.
"No non te l'ho mai visto."
"Perché sorridi in quel modo?" Chiedo non capendo cosa possa starle frullando nella testa.
"Soph, le opzioni sono solo due..."
Aspetto impaziente che continui, ma pare invece lei si aspetti una risposata da me.
"Ovvero?" Non so quale siano queste due opzioni, immagino una sia che abbia sbagliato persona.
"È un regalo da perte sua o ha sbagliato persona. Io sono convinta essere la prima, hai visto quell'occhiolino che ti ha fatto?" Dice mentre mi guarda in modo ammiccante e fa un'occhiolino. Scoppio a ridere perché lo fa in un modo molto goffo.
"Che scema! Si sarà sbagliato. All'uscita da scuola glielo restituisco."
"No! Se fosse un regalo, faresti una figura orribile."
Sono convinta non essere un regalo, non ci sono spiegazioni plausibili a sostegno di questa tesi. Per esempio, un regalo solitamente si consegna in un pacchetto, questo non è avvenuto con l'oggetto in analisi. Io e Benjamin ci conosciamo a malapena.
"Immaginati invece se fosse di qualcun altro. Per questa persona potrebbe avere un grande valore affettivo e potrebbe starlo cercando. Che figuraccia farei se mi vedesse con indosso il suo bracciale?"
L'espressione di Hannah mi ricorda troppo una bambina che mette il broncio perché le è stato negato lo zucchero filato.
"Anche questo è vero..." dice sbuffando e girando gli occhi al cielo.

Sto camminando verso l'uscita della scuola, quando qualcuno mi salta addosso alle mie spalle. Può essere solo Hannah e, appena mi giro, una chioma bionda scompigliata conferma la mia ipotesi.
"Queste ore del pomeriggio sono state infinite, continuavo a pensare a te e Benjamin."
Hannah ridacchia emozionata come un cane davanti ai croccantini.
"Non c'è nessun "me e Benjamin". Ora gli restituisco il bracciale e sconosciuti come prima."
"Certo, certo" risponde sarcasticamente.

L'entrata della scuola è formata da un ampio pezzo di prato ovale delimitato da due sentieri fatti da piccoli sassolini grigi, che conducono al cancello d'uscita. Uscendo dall'edificio principale ci si imbatte in alcune aiuole contornate da panchine di pietra, dove quasi nessuno si siede. Infatti, la maggior parte degli studenti si apposta lungo i due muretti ai lati dei vialetti. Un pezzo al centro del muretto di destra è riservato ai "Fantastici Sei". Si sono seduti lì il primo anno e ne sono diventati automaticamente i proprietari indiscussi. Io e Hannah ci sediamo nella parte finale di quest'ultimo muretto, vicino al cancello dell'uscita. Di rado ci fermiamo nel cortile della scuola dopo il suono dell'ultima campanella. Abitualmente ci incamminiamo subito verso casa. Io e la mia amica non abitiamo molto lontano e al ritorno facciamo la strada insieme.

"Stanno arrivando, sei pronta?" Chiede Hannah, mentre il mio corpo trasuda ansia.
"No, ma farò veloce. Vado lì, dico che non è mio, glielo lascio e andiamo a casa."
Il battito del mio cuore è arrivato fino in gola. Se fosse stato solo Benjamin, sarebbe stato molto più semplice. Mi ripeto che non devo guardarli, devo concentrarmi solo sul ragazzo a cui devo restituire la catenella. Alzo lo sguardo e i sei ragazzi si stanno accomodando nel loro posto abituale. Benjamin è seduto in direzione dell'uscita, mentre Sebastian e Adele sono dal lato più vicino all'entrata. Tiro un sospiro di sollievo. Devo evitare, a qualsiasi costo, gli occhi di quei due ragazzi. Nonostante mi sia lasciata alla spalle quello che è successo, il loro sguardo mi pietrificherebbe.

Mi alzo, striscio le mani lungo il pantalone ruvido di jeans nel tentativo di fermare il sudore che mi sta rendendo le mani umidicce. Con passo deciso e occhi solo sul mio obiettivo, cammino fino al gruppo. Mi posiziono davanti a Benjamin, cercando di escludere dalla nostra interazione gli altri cinque ragazzi.

"Ciao Benjamin, volevo riportarti il bracciale che mi hai dato prima. Purtroppo non è mio, ma spero tu possa trovare la sua legittima proprietaria." Dico in modo sbrigativo mentre lascio cadere la catenina nella sua mano. Sto per girarmi puntando alla mia migliore amica, ma Benjamin ribatte facendomi fermare.
"No aspetta..." dice, ma non gli do il tempo di dire altro. Il mio sguardo si intreccia con quello di Sebastian, il panico dilaga nella mia testa.
"Scusa, devo andare." Sono le uniche parole che riesco a pronunciare prima di dare in modo definitivo le spalle al gruppo. Incontro gli occhi di Hannah e sono la mia ancora di salvezza. Sto praticamente correndo quando la raggiungo, le afferro il braccio sotto al mio e la trascino oltre il cancello della scuola. Riprendo il fiato e so che l'ho data vinta a loro, ma non mi importa più come una volta.

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