Capitolo 42

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La mattina dopo Riccardo passò da casa mia con la moto per andare insieme alla spiaggia.
La sera prima era riuscito a convincermi del fatto che avevo bisogno di riposare e che per farlo dovevo tornare a casa mia e dormire nel mio letto.
All'inizio avevo opposte resistenza cercando di obbiettare ma non era servito a molto perché alla fine mi ero ritrovata sotto le mie coperte calde e ben presto mi ero addormentata.
Ero molto stanca dato che erano giorni che non dormivo e passavo giornate e nottate intere su sedie scomodissime che ti rovinavano la schiena.
Effettivamente la mia si lamentava abbastanza per come l'avevo trattata negli ultimi tre giorni.
Riccardo dopo avermi accompagnata a casa la sera prima,prima di andare verso casa sua mi aveva detto che il mattino seguente dovevo soltanto farmi trovare pronta per le nove e che al resto avrebbe pensato a tutto lui.
E così avevo fatto.
Avevo messo la sveglia alle sette e mezza in modo da farmi una doccia e lavarmi i capelli.
Avevo dilungato un po' con i tempi sotto il getto caldo ma alla fine ero riuscita a prepararmi in tempo per quando sarebbe arrivato il mio ragazzo.
Era strano chiamarlo di nuovo così. Strano,ma bello. Non ci speravo nemmeno più a quel punto,credevo che nonostante i nostri sentimenti fosse tutto finito e invece non era così.

Quando arrivò davanti casa mia,invece di aspettare che io uscissi come facevamo di solito la mattina quando mi passava a prendere e mi portava a scuola,scese dalla moto e suonò.
Lo aprii.
Avevo un sorriso sulla faccia che andava da parte a parte.
"Buongiorno amore" disse lui,dandomi un bacio a stampo sulle labbra.
"Buongiorno a te"
"Come sta la mia principessa stamattina? Pronta per schiarirti un po' le idee"
"Sto meglio,molto meglio,grazie a te. Andiamo?"
"Aspetta"
"Cosa?" Chiesi
"Voglio salutare tua madre" e così fece.
Andò da lei e la salutò come se si conoscessero da una vita.
Come madre e figlio.
Era una bella scena da vedere,per me.
Il fatto che entrambi si piacessero così tanto a vicenda mi rendeva piena di felicità perché non solo volevo che i miei genitori accettassero Riccardo,volevo anche che a quest'ultimo piacessero i miei. E a quanto sembrava,era così.
Riccardo chiese a mia madre cose si sentisse e lei rispose che nonostante tutto stava abbastanza bene,nei limiti del possibile,perché c'era qualcosa dentro lei che le dava forza.
Molto probabilmente sentiva in se una grande speranza.
Mia mamma era una donna forte,lo era sempre stata. Non si sarebbe fatta sconfiggere nemmeno questa volta.

RICCARDO

Arrivammo al mare che erano quasi le undici.
Non abitavamo propriamente vicini ad esso,per questo per arrivato a un orario decente dovevamo partire non troppo tardi,altrimenti avremmo anche trovato traffico.
"Allora? Qual è il programma della giornata?" Chiese lei
"Programma? E chi ha detto che ho un programma"
"Ah"
"Faremo tutto quello che ci andrà di fare"
"Allora ti prego,prendiamo il tandem. Ti prego,ti prego"
"Eccola la mia bimba. Qualunque cosa tu voglia,ti accontento" era meravigliosa quando mi pregava. La sua espressione si trasformava improvvisamente da Matilde a cucciolo affamato che vede qualcosa di commestibile.
Era troppo buffa.
"Ti amo"
"Io di più" risposi "ma dimmi,come mai questa passione talmente grande da riuscire quasi a farti mettere in ginocchio ai miei piedi?"
La sua espressione non era più quella di prima. In un baleno era completamente cambiata.
Prima era felice. Adesso il suo sguardo era triste,e pieno di malinconia.
"Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"Tu niente. Sai perché voglio così tanto fare un giro su quella stupidissima bicicletta a due?"
"Perché?"
"Perché quando ero piccolina mio padre mi ci portava sempre. A mamma non è mai interessato,e così mentre lei andava a fare la spesa a volte noi ne approfittavamo per fare un giro" era tornata leggermente più tranquilla "mi ricordo una volta in cui mamma si arrabbiò moltissimo perché tornammo tardi per la cena. Pedalando e ridendo insieme avevamo perso la cognizione del tempo e alla fine avevamo fatto molto tardi rispetto alle altre sere. Lei era in casa che ci aspettava per cenare. Ci proibì di tornare su - testuali parole - quegli stupidi aggeggi per il resto della nostra vacanza. Papà non era d'accordo ma per non contraddirla stette in silenzio"
"E quindi? Non l'avete più preso durante quella vacanza?"
"Col cavolo. Lo prendevamo di nascosto" rise.
Io riso con lei.
"Vedi,se adesso penso che quell'uomo potrebbe non risvegliarsi"
"Non dire cavolate" le dissi interrompendola
"Scusa. Era un momento di debolezza"
"Allora? Cosa stiamo aspettando? Andiamo a noleggiare uno di quegli stupidi aggeggi" sorrise e la sua espressione tornò di nuovo felice.

A pranzo andammo a mangiare a ristorante,su una terrazza che dava sul mare.
Ricordo quando ci venivo con i miei genitori.
Venivamo al mare qui e poi pranzavamo o cenavamo molto spesso in questo ristorante.
Per quanto mi ricordi,il periodo che trascorrevamo in vacanza era l'unico in cui mio padre era rilassato e non picchiava mia mamma.
Sembravamo quasi una famiglia normale. Quasi.

Il resto della giornata lo trascorremmo facendo un po' tutto quello che ci passava per la testa. Parlammo tanto.
Un po' di lei,un po' di me. Un po' di noi.
Parlammo talmente tanto che alla fine avevamo quasi finito gli argomenti.

Quando tornammo a casa sua decisi di accettare l'invito della mia ragazza e di rimanere a cena da loro.
Quando entrammo in casa trovammo Francesca seduta su una sedia,il volto molto pallido e lo sguardo un po' perso.
"Tesoro,devo dirti una cosa"
Oddio. Suo padre?
"Papà sta bene,vero?"
"Si,papà sta bene"
Menomale.
"Io forse è meglio che vada"
Era meglio se le lasciavo da sole. Quello che aveva da dire a sua figlia non erano affari miei e mi sembrava un po' brutto far finta di niente e rimanere lì a farmi i fatti altri.
"Non preoccuparti,puoi rimanere" mi fece un sorriso rassicurante.
"Avanti mamma,parla"
"Sono incinta"
Cosa? Avevo sentito bene?

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Where stories live. Discover now