Capitolo 40

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RICCARDO

Arrivai in ospedale che erano circa le quattro del pomeriggio.
Avevo cercato di fare il prima possibile in modo da essere da lei al più presto.
Chiesi alle signore del banco dell'accettazione a quale piano dovevo andare e poi mi diressi verso gli ascensori diretto al terzo piano.
Entrai nel corridoio A e andai verso la sala d'aspetto.
Stavo per entrare dentro quando riconobbi una voce familiare.
Matilde. Era lei.
Stava parlando con un ragazzo.
Allungai la testa verso la stanza,per vedere chi fosse.
Matilde era con Edoardo e lei lo stava ringraziando.
"Edo,grazie di essere corso da me l'altro giorno quando ti ho chiamato. E ieri. E adesso. Ci sei sempre per me" aveva l'aria stanca e la voce era bassa.
Questa situazione la stava distruggendo.
"Ehi piccola,sono qui per te. Sono o non sono il tuo migliore amico?"
La abbracciò.
In quel momento ero geloso marcio di Edoardo.
Sapevo che erano migliori amici e che lui adesso era fidanzato,ma un tempo quando lei era la mia ragazza lui ci aveva provato spudoratamente e per colpa di questa cosa avevamo pure litigato.
E comunque restava il fatto che lei aveva chiamato lui. Lui al posto mio.
Perché? Io sarei corso da lei immediatamente. Nemmeno il tempo di riattaccare al telefono.
Feci per girarmi per tornare a casa.
Se aveva chiamato lui era perché aveva bisogno di lui.
Adesso lui c'era quindi che senso aveva rimanere?
Non aveva bisogno di me.
Stavo per tornante agli ascensori quando mi sentii chiamare.
Era Edoardo.
"Ciao Riccardo. Ti ho visto li alla porta della sala d'attesa. Perché non sei entrato?"
"Beh eravate insieme e non volevo disturbarvi"
"Figurati. Io stavo andando perché Monica mi sta aspettando per andare a cena fuori. E comunque penso che abbia più bisogno di te in questo momento. Ha bisogno di amore. Molto di più di quello che possono dargli gli amici"
"Ha chiamato te in questi giorni,Edoardo"
"Quando mi ha chiamato mi ha detto che le dispiaceva disturbarmi però tu eri a casa e stavi male,quindi non voleva essere un peso. Di solito veniva Sara,ma anche lei doveva tornare a casa ogni tanto" lo guardai e sembrava sincero "va da lei"
E così feci.

Entrai nella sala d'attesa,dove lei ancora si trovava,molto silenziosamente.
Lei era in piedi,davanti alla finestra e con sguardo un po' assente osservava fuori.
Era distrutta,stanca,aveva delle occhiaie molto marcate e gli occhi erano cerchiati di rosso perché aveva pianto molto ma anche perché doveva avere molto sonno. Chissà da quanti giorni non dormiva. Forse l'ultima volta era stata quella sera a casa mia.
Comunque,nonostante tutto ciò era comunque bellissima.
Mi avvicinai a lei e le abbracciai la vita da dietro. Lei sussultò presa alla sprovvista ma la sentii rilassarsi subito - riconosceva ancora il mio tocco su di lei - girò leggermente la testa verso di me per guardarmi ed essere sicura di non essersi sbagliata e appena ne ebbe la conferma si voltò di nuovo a guardare fuori appoggiando la sua testa al mio petto.
Io la strinsi più forte a me e le baciai la tempia.
Passarono un paio di minuti durante i quali nessuno dei due proferì parola,poi mi feci coraggio e provai a reintrodurre il discorso di tre sere prima.
"So che il momento non è dei migliori per te,e che l'argomento di cui devo parlarti è molto delicato ma ne ho bisogno adesso più che mai. Devo confidarmi con te. Adesso sono sicuro che tutto quello è successo in passato non è colpa mia. Almeno non la maggior parte"
"Ho bisogno di distrarmi. È troppo che aspetto questa verità,quindi ti prego Riccardo,confidati con me"
"Okay,sono pronto" feci un respiro profondo e mi preparo a rivivere tutte le cose brutte che erano avvenute nella mia famiglia "quando ero piccolo non mi rendevo bene conto di ciò che mio padre faceva a mia madre ma poi,più che crescevo e più che capivo che cosa succedeva in quella casa ogni maledetto giorno. Mio padre picchiava mia madre" deglutii,poi continuai "non so bene quando questa storia sia cominciata ma sicuramente fin da quando riesco a ricordare. Negli anni sono sempre stato zitto,non ho mai raccontato a nessuno cosa succedeva in casa mia e mi sentivo una merda,ma mio padre minacciava anche me. Mi diceva che se avessi spifferato tutto mi avrebbe buttato fuori di casa e fatto vivere sotto un ponte e io ero terrorizzato dall'idea che potesse farlo sul serio. Poi così non avrei risolto nulla perché mia madre sarebbe rimasta con lui. Così sono sempre stato zitto" Matilde mi ascoltava in silenzio,nessuna espressione sul volto "ogni sera tornava da lavoro incazzato nero e se la prendeva su di lei. Una sera un anno e mezzo fa,avevo da poco compiuto diciotto anni,tornai a casa e come al solito la stava picchiando. Lei oramai aveva anche smesso di reagire,era da troppo tempo che c'era abituata. Ad un certo punto mi scattò un campanello d'allarme e impazzii,gli saltai addosso e gli misi le mani al collo,ma lui era più forte di me" adesso negli occhi di quello splendido angelo leggevo il terrore "mi staccò le mani dal collo e iniziò a picchiare me,con ira sempre più profonda. Mia madre gli urlava di smettere di picchiarmi ma lui non la ascoltava così prese non mi ricordo nemmeno cosa e glielo tirò,ma come prevedibile non gli fece niente,anzi,al contrario,si arrabbiò ancora di più con lei e così riprese a picchiarla quella volta talmente forte che non ci fu niente da fare. Ebbe dei danni cerebrali molto gravi oltre ad un braccio e praticamente tutte le costole rotte. Da quel giorno mia madre è in coma e mio padre in carcere,spero per tutta la vita. Questo è il motivo per cui l'anno passato sono bocciato" feci una pausa "Ogni pomeriggio che sparivo andavo a trovare mia madre all'ospedale non ti stavo tradendo. Non avrei mai potuto farlo perché ti amo troppo. Sembra che le condizioni di mia madre siano peggiorate e che non le resti molto"
La faccia di Matilde non si poteva descrivere.
Pensai che volesse scappare da me,poi delle lacrime scesero sul suo viso e capii che non l'avevo persa.
Mi abbracciò.
"Come hai potuto affrontare tutto questo da solo? Dovevi parlarmene"
"Te ne ho parlato adesso,prima non ci riuscivo"
"Perché?" Chiese,non riusciva a capire.
"Pensavo che mi avresti lasciato"
"Per quale assurdo motivo dovrei lasciarti,adesso che mi hai raccontato la verità?"
"Se fossi come lui? Se diventassi violento? Sono comunque sangue del suo sangue. E poi sono stato zitto per troppi anni,anni durante i quali mia madre ha sofferto per colpa mia"
"Non è stata colpa tua,tesoro. E comunque tu non sei come lui. Sei un uomo migliore"
"Come fai ad esserne tanto sicura?"
"Solo il fatto che tu ti sia preoccupato di diventare una bestia come tuo padre fa capire che siete completamente diversi. Io non ti lascio amore mio,sono qui con te"
Scoppiai a piangere fra le sue braccia e piansi tutte le lacrime che mi ero tenuto dentro per tutti questi anni.
Piansi per mia madre.
Piansi per aver un padre del genere.
E piansi perché nonostante non la meritassi Matilde era qui con me.
Queste ultime erano lacrime di gioia però.
Quando mi fui calmato Matilde si staccò da me e fece una cosa che non pensavo avrei ricevuto molto presto.
Forse mai più.
Ma lei mi sorprese e mi baciò.

Dimmi che vuoi stare con me. (In revisione)Where stories live. Discover now